Balotelli, 5 motivi per non amarlo e tenerlo in panchina (almeno per il momento)
(La Presse)
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Balotelli, 5 motivi per non amarlo e tenerlo in panchina (almeno per il momento)

La punta della nazionale non ha i numeri dalla sua. Sopravvalutato, dimostra un carattere da principiante. Come possiamo lasciare l'Europeo nelle sue mani?

Ecco i cinque motivi che mi spingono a dire che Mario Balotelli non è un campione e, se continuerà così, l'Italia non avrà mai bisogno di lui.

1) Mario Balotelli è frutto del calcio attuale, fatto di lustrini e paillettes farcito di tanto  egocentrismo. Lui è il modello del giovane che pensa di spaccare ogni cosa (come lo sono stati tanti prima di lui) ma con l'aggravante della recidiva: commette sempre gli stessi errori. Li commette a ripetizione senza invece capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Un vero campione si comporta da campione in campo e fuori. Lui è un edonista e gli edonisti, come la storia  insegna (anche quella calcistica), non hanno mai messo la firma nei successi della propria squadra. Il calcio italiano per tornare grande deve tornare ai vecchi valori e non certo può seguire quelli  di un calciatore come lui. E' un giocatore precario nella vita e nel calcio e, di questo passo, rimarrà sempre tale.

2) Non gioca per la squadra. Non ha visione della partita, pensa a prendere il pallone e a trovare la porta (che spesso manca). E quando invece dovrebbe tirare, non lo fa. Vedi la partita contro la Spagna. Un campione, se fosse tale, si metterebbe in primis a disposizione della squadra.

3) Non corre, sembra a volte avulso dalla dinamica di gioco, addirittura sfaticato. Pascola, bivacchia, gli manca solo lo sbadiglio.

4) Come ha scritto Mario Sconcerti è un giocatore sopravvalutato, nel senso che, ricordiamoci, ha 22 anni (ad agosto), e l'Italia, tutta, pensa che il nostro Europeo sia  nelle sue mani (o nei suoi piedi).“Tocca a Mario, al meglio e al peggio di noi” scrive Giuseppe De Bellis nell'ultimo numero di Panorama. Non c'è cosa peggiore che pensare questo. Non si può responsabilizzare in questa maniera un giovane. Tocca a tutta la nazionale (che rappresenta tutti noi) vincere. Lo ha fatto, nel 1982 e nel 2006. Erano tempi diversi ma con un unico comun denominatore: il gruppo. A Madrid e a Berlino vinsero tutti i giocatori. Tant'è vero che non ci fu un capocannoniere nell'ultimo Mondiale vinto. Balotelli è sopravvalutato perché non ha i numeri dalla sua: quelle volte che è entrato in campo, ha giocato male, segnando poco (11 presenze, 2 gol in Azzurro). Gli elogi devono essere supportati dai numeri. Baggio, Zola, Del Piero erano campioni per l'estro che veniva tradotto in gol.

5) La volgarità non ha mai pagato. Un campione non inveisce contro tutto e tutti. Può essere folle,  nel senso positivo del termine (che fa rima con geniale) ma non distruttivo e impulsivo. Le parole hanno un peso come diceva  qualcuno e lui invece le distribuisce a go-go come caramelle. Idem gli insulti. Un carattere duro è comprensibile ma uno iracondo no.  

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Tommaso Taddei