Zoeggeler: "Il ritiro? Non è detto"
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Zoeggeler: "Il ritiro? Non è detto"

Conquistata a Sochi la storica medaglia n°6 in altrettante Olimpiadi, l'azzurro dello slittino ha ancora stimoli. Oltre a sogni e passioni che qui ci svela

“Sono felice. Per come sono andate le cose a Sochi, certo, ma pure perché finalmente se n'è andata la pressione che ho sentito addosso durante le Olimpiadi. Ora posso tornare alla mia vita di tutti i giorni”. Campione, anzi, campionissimo, tra i migliori atleti di sempre nella storia dello sport azzurro. E il primato da copertina delle sei medaglie conquistate in sei diverse edizioni dei Giochi invernali lo dimostra più di molte parole. Ma pure umile, appassionato e appassionante. Timido, come lo sono i fuoriclasse che non hanno bisogno di aggiungere lustrini a un talento cristallino, puntellato con un'energia fuori dall'ordinario da una perseveranza che spesso fa la differenza. Armin Zoeggeler, 40 anni lo scorso 4 gennaio, ha tagliato il traguardo di Sochi con un sorriso che nasconde sacrifici senza tempo. L'atleta del Team Red Bull ha raggiunto il suo obiettivo: voleva la sesta medaglia olimpica ed è arrivato il bronzo nella gara singola. Ora è tempo di guardare al domani. Che potrebbe essere ancora in pista, oppure no.

Zoeggeler, ha deciso? Continuerà a fare la voce grossa sulle piste di slittino in giro per il pianeta, oppure si fa da parte?

“Le dico la verità: non ho ancora deciso. Voglio prendermi qualche settimana per pensarci. Ho bisogno di staccare la spina e di ferie. Devo capire cosa è giusto fare per me”.

Ferie: mare o montagna?

“Mare, non ci sono dubbi. E' da due anni che non ci vado per via degli allenamenti di preparazione alle Olimpiadi e in estate, alla chiusura della scuole, porterò tutta la famiglia sulla spiaggia. Dove? Dico Spagna, Turchia o Grecia. Decideremo a breve”.

Il presidente della Federazione internazionale Sport invernali, Flavio Roda, pare che stia facendo del suo meglio per convincerla a entrare nei ranghi della Fisi come tecnico. Lo farà felice?

“Sicuramente, sì. Prima o poi credo che succederà. Anche se per il momento mi sento ancora un atleta e faccio fatica a vedermi in modo diverso. Tecnico, sviluppatore di materiali, preparatore atletico, non importa tanto cosa sceglierò di fare nel prossimo futuro. Il mio desiderio è rimanere in un ambiente che mi ha dato tanto e che mi piace”.

“Tutto quello che siamo lo portiamo con noi nel viaggio. Portiamo con noi la casa della nostra anima, come fa una tartaruga con la sua corazza”, sentenziò anni fa il regista russo Tarkovskij. Cosa si è portato a Sochi di Foiana, il piccolo paese aggrappato sul passo Palade nel quale vive?

“A Foiana io divento l'Armin di sempre, quello di tutti i giorni. Il mio paese è piccolissimo, conta un migliaio di abitanti, tutti si conoscono e tutti si salutano. E' un po' il mio rifugio. A Sochi, come in tutte le gare che ho fatto negli ultimi vent'anni, ho portato con me l'Armin di Foiana. Sono sempre stato me stesso, nel bene e nel male”.

“Armin è un tipo eccezionale. Ha la capacità di chiudersi in se stesso, di isolarsi nei momenti che contano. Solo così puoi continuare a vincere per vent’anni”. L'ha detto Karl Damian, il tecnico azzurro che l'ha seguita da vicino in Russia. E' questo il segreto che sta dietro ai suoi trionfi? La capacità di mantenere la concentrazione prima e durante le gare?

“Ho sempre avuto obiettivi chiari e precisi. Due anni fa, volevo arrivare al massimo della forma alle Olimpiadi e mi sono mosso di conseguenza. Allenandomi nel corso della stagione al meglio delle mie possibilità. Avevo la fortuna di aver partecipato a cinque edizioni dei Giochi, sapevano come andavano le cose. Prima e durante le gare. Sono arrivato in Russia preparato, concentrato e con una grande voglia di raggiungere il podio. E i risultati sono arrivati”.

Valentina Vezzali, la punta di diamante del fioretto azzurro, le ha lanciato la sfida: “Attento, Armin, che ti devo raggiungere. Anche io voglio sei medaglie in altrettante olimpiadi come te”. Che effetto le fa guardare tutti dall'alto?

“Conosco Valentina, è una grandissima atleta e so che può arrivare a vincere la sesta medaglia. A Londra si è comportata benissimo. E a Rio 2016 può salire sul podio. Sono sicuro: lei ce la può fare. I giornalisti mi chiedono se sento la responsabilità di aver raggiunto un risultato così importante e io rispondo sempre che non mi considero una leggenda. Sono molto felice e soddisfatto per quanto sono riuscito a fare, ci mancherebbe, ma nulla di più”.

Vezzali, Bjoerndalen, Demchenko, Zoeggeler. E' un dato di fatto: a 40 anni si può ancora scrivere la storia dello sport.

“Ovviamente, sì. Bjoerndalen è un atleta incredibile. Anche lui è molto concentrato sui suoi obiettivi e spesso li raggiunge. Si allena bene e si tratta bene, anche nella vita di tutti i giorni. Qual è il segreto? Voglia, passione e disciplina. Quando non sei più giovanissimo, il talento da solo non basta. Devi spingerti avanti e avere una grande disciplina, altrimenti non vai da nessuna parte”.

A proposito di soddisfazioni. Il papà di Felix Loch, l'atleta tedesco che ha vinto l'oro nel singolo a Sochi, ha dichiarato di avere in ufficio un suo manifesto.

“E' una notizia che ha sorpreso anche me. Che dire, non posso che esserne molto orgoglioso. Ho un buon rapporto con gli atleti tedeschi e pure con i loro allenatori, ma non mi aspettavo una cosa simile. Mi ha fatto molto piacere, non lo nascondo”.

Atleta di fama internazionale, allevatore di cavalli, marito e papà. Qual è il suo prossimo traguardo?

(Sospira e sorride) “Di sogni ne ho ancora tantissimi. Ne dico uno su tutti: sarei felice di riuscire a ripetere da tecnico i risultati che ho raggiunto da atleta. Prima o poi dovrò pur ritirarmi, no?”.

E' venuto il momento di sfatare un mito. Confessi, Zoeggeler, lei non è silenzioso: è timido.

“E' proprio così. A casa, quando sono con gli amici, divento un altro uomo. Sul lavoro, durante gli allenamenti o in pista, non sono un tipo da tante parole, ma quando torno a Foiana sono l'Armin di sempre. Sa perché? A me piace parlare con i fatti”.

I fatti: 6 medaglie alle Olimpiadi, 16 ai Mondiali, 18 agli Europei, 120 podi in Coppa del mondo. Campione, anzi, campionissimo. Fuori e dentro la pista.

Twitter: @dario_pelizzari

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Dario Pelizzari