Armani-flop: nessuno con meno pubblico in Europa
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Armani-flop: nessuno con meno pubblico in Europa

Non solo le delusioni sul parquet. Forum pieno per meno del 30% in Eurolega

Il flop di Milano in Eurolega non è solo nell’eliminazione della squadra di Scariolo dalla seconda fase con una serie di suicidi casalinghi che hanno incrinato il rapporto tra tecnico e pubblico. A bocciare l’esperienza europea dell’EA7 sono anche i numeri delle presenze al palazzo nei giorni delle partite. Statistiche che relegano Milano in fondo alla classifica. Nessuno ha fatto peggio ed è un dato mortificante per una piazza che aspira a tornare ad essere guida in Italia e in Europa. Basta scorrere i dati per comprendere a fondo la crisi.

Nelle gare interne della fase regolare l’Armani ha raccolto una media di 3.540 spettatori con una percentuale di riempimento del Forum del 29,5% senza grosse differenze tra le partite disputate di giovedì (3.467 spettatori) e quelle del venerdì (3.650). Peggio in termini assoluti hanno fatto solo il Cedevita Zagabria con una media di 3.300 paganti (ma 43,5% di riempimento) e Prokom Gdynia con 3.110 spettatori (62,2%).

In termini relativi, però, nessuno ha fatto male come l’Armani perché meno di un terzo di percentuale di riempimento del palazzo è una cifra da terzo mondo del basket. Il Besiktas, ad esempio, ha avuto il problema delle gare di giovedì (27%) ma si è ampiamente riscattato il venerdì (76% con una media complessiva di 6.708). Nessun altro è stato sotto il 30% e non è un problema di capienza eccessiva perché l’Eurolega si gioca in impianti complessivamente capienti e la media generale di presenze è stata doppia rispetto a quella dell’Armani.

Nessuna scusa, insomma. Milano continua a snobbare il basket come tradizione. Semmai si può allargare il discorso a tutta la pallacanestro italiana. Nella classifica delle presenze, infatti, le nostre occupano 3 delle ultime 6 posizioni: 19° Cantù (4.105), 20° Mps Siena (4.150) e 22° Armani (3.540).  Segnale su cui sarà necessario riflettere più ancora che sulle mancanze in campo.

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Giovanni Capuano