Calcio, serie A - 13^ giornata
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Calcio, serie A - 13^ giornata

Moratti, l'Inter, il Napoli, la Juve, il Genoa. Più che un week end, una valle di lacrime

Il weekend a un certo punto sembrava una valle di lacrime. Frignava l’Inter per un rigore non dato (che c’era). Piangeva Moratti, senza perdere l’occasione di rivangare il passato. Per inciso: se evitiamo di polverizzare come al solito la gara in singoli fotogrammi, dobbiamo ammettere che il Cagliari pieno di coraggio ha meritato tutto il suo pareggio, basta andare a leggere le pagelle di Handanovic. E anche il tifoso più cieco e ottuso può vedere, se lo vuole, che l’Inter ha perso brillantezza ed equilibrio. Pare in flessione di condizione come Cassano che passeggia sempre di più e corre sempre di meno. Servono forze fresche che al momento ovviamente non ci stanno.

Intanto singhiozzava ancora un po’ la Juventus per non aver saputo scardinare la Lazio. Pianto isterico a Napoli, per il colpo di scettro del Faraone che non è poi più tanto piccolo se non di età. Alla fine è rimasto tutto com’era, in un weekend in fondo inutile per la classifica e si possono mettere in tasca i fazzoletti. Per tutti, salvo la Fiorentina, che continua a giocare con un bel sorriso stampato in bocca, unica lì davanti senza obiettivi precisi, dunque leggera come una piuma e dolce come il giglio che la rappresenta. Gioca bene perché è forte, perché ha un gran centrocampo, perché è ben allenata e perché nessuno si sogna di chiederle nulla se non divertimento. Una specie di giostra in mezzo ai carri armati.

La sera c’era puzza di paura, a Genova dove venivano calate sul campo dodici sconfitte in fila e in coppia. E molto lontano da lì, ad Austin in Texas, dove Alonso stava rincorrendo da lontano Vettel, con il tedeschino che sentiva sulla lingua il sapore del Mondiale, vinto in casa di un mito sbriciolato come Lance Armstrong. Poi è andata in un altro modo, perché Hamilton dà una mano e Alonso ha un coraggio e un talento che fanno provincia. C’è ancora un soffio di vita, 13 punti (che sono comunque tantissimi) da mangiare via a pezzi e a morsi, sperando che dall’altra parte la pressione istighi al suicidio sportivo. Il Brasile, terra promessa dello sport (e non solo) dei prossimi anni è l’ultima frontiera.

A Genova intanto vinceva chi aveva perso di più, come spesso capita in partite come questa. Certo, leggi la classifica e fa una certa impressione trovare il Grifone appeso con gli artigli a testa in giù all’ultimo posto da solo. In giro c’è molto di peggio, salvo forse la gestione bizzarra di Preziosi nelle ultime stagioni. Va bene che il calcio è un giocattolo, più che prezioso tanto costoso. Qualche volta si rompe

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Carlo Genta