ANALISI - Braschi e il perdono facile agli arbitri
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ANALISI - Braschi e il perdono facile agli arbitri

Errori e polemiche, ma il designatore li rimanda in campo subito: sono troppo pochi. Succederà anche a Damato dopo Genoa-Milan

E' un copione già letto più volte in questa stagione. Errori arbitrali, partite spesso rovinate, polemiche furenti e poi assoluzione piena da parte del designatore Braschi e dei vertici dell'Aia nei confronti di chi ha sbagliato condizionando le gare. L'ultimo a beneficiare del trattamento di favore dovrebbe essere Damato che, secondo quanto trapela, potrebbe evitare lo stop malgrado i fischi mancati di Genoa-Milan e tornare subito in campo.

Perché? Ufficiosamente i vertici arbitrali gli avrebbero concesso l'attenuante di aver diretto una partita complicata, con molti episodi di difficile interpretazione e animi poco sereni tra i calciatori. All'appello mancano almeno due rigori per il Genoa e un paio di cartellini rossi sempre per i rossoblu, però secondo Braschi e chi ha giudicato la prova di Damato il mani di Niang era quasi 'invisibile' a occhio nudo e la spinta su Granqvist avvenuta in situazione di caos in area di rigore. Più gravi, invece, le mancate espulsioni di Bertolacci e Bovo. Damato dovrebbe tornare ad arbitrare con la 30° giornata dopo il fisiologico turno di riposo speso magari da quarto uomo o giudice di porta.

La realtà è che il sistema voluto da Braschi e Nicchi con la CAN di serie A limitata a 21 arbitri e divisa dalla CAN di serie B sta mostrando tutti i suoi limiti. Una volta chi sbagliava veniva fermato e poi magari ripartiva dalla categoria inferiore. Quest'anno non è così anche perché i numeri sono talmente risicati da non consentire turn over forzati. Damato non è il primo e non sarà l'ultimo a godere di questo vantaggio.

E' successo già a Valeri in un paio di occasioni. Dopo il derby Milan-Inter dell'andata (7° giornata) condotto in modo disastroso è rientrato alla 9° e dopo Juventus-Sampdoria (19° giornata) con un rigore e mezzo negato ai bianconeri è stato rispedito ad arbitrare alla 20°. Senza nemmeno turno di riposo anche Rizzoli tra la 14° (Milan-Juventus con il rigore di ascella di Isla) e la 15° e Russo, arbitro di Inter-Catania con netto rigore negato ai siciliani all'8° e di nuovo designato la settimana successiva.

Oppure Guida, autore a Udine di un'altra prestazione negativa, che i vertici arbitrali hanno difeso dopo le polemiche furenti di Juventus-Genoa (22° giornata) nella quale, mani presunto di Granqvist a parte, c'erano almeno altri tre episodi da rigore ignorati, restituito al campo alla 23° come assistente e alla 24° premiato con Inter-Chievo a San Siro. O Bergonzi, bocciato insieme ai collaboratori in Fiorentina-Lazio (9° giornata) e riemerso immediatamente all'11°.

Il sistema insomma non sembra costruito per premiare il merito e punire gli errori. Ovviamente non sempre è andata così. Tra gli arbitri c'è anche chi si è fatto qualche giornata di riposo. E' capitato a Giacomelli dopo il rigore negato a Ranocchia in Inter-Cagliari alla 13°: ritorno da assistente alla 16° e da arbitro alla 17°. Oppure Mazzoleni dopo Lazio-Inter della 17° giornata: 4 turni di stop. Stessa pena inflitta a Valeri per il rigore inesistente che ha deciso Milan-Udinese alla 23°.

Peggio è andata a qualche assistente di linea. I due che hanno fatto discutere maggiormente in questo campionato sono stati Maggiani e Preti. Il primo fu protagonista negativo di Catania-Juventus alla 9° e scontò 6 giornate di purgatorio. Il secondo bucò completamente Juventus-Inter all'11° e venne fermato per 4 turni. Con tutta evidenza il sistema andrà aggiornato nella prossima stagione anche perché la necessità di mandare in campo 6 uomini, compresi i due giudici addizionali di porta, ha accorciato i tempi di recupero per fischietti e assistenti. Guadagni raddoppiati ma senza garanzie di un giudizio sereno e coerente. Solo così si spiega come mai dopo quasi ogni disastro ci sia sempre un giudice pronto a perdonare gli arbitri italiani.

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Giovanni Capuano