Andrea Agnelli: "Il successo della Juventus non è quello del calcio italiano"
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Andrea Agnelli: "Il successo della Juventus non è quello del calcio italiano"

Nella conferenza-stampa di fine stagione il n°1 bianconero parla a 360° del club: dagli obiettivi futuri (senza nuovi soci) ai rapporti con Pallotta

Dopo una manciata di ore per metabolizzare la sconfitta in finale di Champions League contro il Barcellona, Andrea Agnelli si è presentato oggi allo Juventus Stadium davanti ai giornalisti per una conferenza-stampa in cui ha fatto il punto della stagione appena conclusa e ha anche già spalancato una finestra sul futuro bianconero. Ecco le dichiarazioni più interessanti.

Sulla finale di Champions. "Abbiamo subìto un gol dopo pochi minuti che avrebbe potuto uccidere qualsiasi squadra, poi abbiamo reagito, pareggiato, giocato 20' di calcio esaltante. Ci sono stati episodi non favorevoli, avremmo potuto vincere. Ma non sono partite come quella di sabato che lasciano l'amaro in bocca, ma le finali perse a Manchester (2003, ndr), Atene ('83, ndr) e Monaco ('97)".

Su questa stagione e sulla prossima. "La prestazione della squadra a Berlino è un ottimo punto di partenza per il futuro, avremmo potuto vincere. E' stata una stagione straordinaria, che ci deve rendere tutti orgogliosi".

Sulla finale di Champions 2016. "Non pensiate che, perché Milano è vicina a Torino, noi saremo lì il prossimo anno. Lavoreremo per provarci, ma l'Europa resta difficilissima: non a caso tutti gli anni le finaliste cambiano".

Sulla competitività futura. "Il bilancio con 315 milioni di fatturato dello scorso esercizio ci mette in condizione di poter affrontare le grandi potenze europee sul campo".

Sulle eccellenze italiane. "La finale di Champions della Juve e le semifinali di Europa League di Fiorentina e Napoli non sono il successo del calcio italiano, ma di tre società che hanno lavorato molto bene. Non sono stati risultati ottenuti grazie al sistema calcio in Italia".

Su eventuali soci. "La Juventus non sta cercando e non ha bisogno dell'ingresso di un gruppo esterno nella compagine azionaria. Il percorso che abbiamo intrapreso con il pieno supporto di mio cugino John (Elkann, ndr) ci consente di essere al quinto/sesto posto in Europa in termini di fatturato".

Sull'indebitamento della Juventus. "E' sostenibile per la nostra dimensione. Certamente è un indicatore che stiamo monitorando per evitare di farlo crescere".

Sul suo futuro in bianconero. "Sto molto bene dove sono, sono molto felice e ci sono ancora tante sfide in cui impegnarsi. Non vedo cambiamenti nel breve periodo: sono molto motivato a restare dove sono".

Sulle affinità con Pallotta e Thohir. "Con la Roma c'è una grande rivalità storica sul campo, ma con Pallotta mi trovo estremamente in sintonia su come procedere per lo sviluppo del calcio italiano. E mi trovo abbastanza d'accordo anche con Thohir".

Sul futuro della Serie A. "Il calcio italiano ha bisogno di un progetto di sviluppo di medio-lungo periodo, condiviso con tutti gli stakeholders, e che sia poi applicato con disciplina. Tavecchio non ha la bacchetta magica, come non ce l'aveva Abete. Noi continuiamo ad avere le nostre idee e a portarle avanti, sperando prima o poi di convincere la maggioranza. Oggi il calcio italiano è il numero 4 nel mondo, deve tornare a essere il numero 1".

Sullo scandalo Fifa. "E' prematuro fare qualsiasi commento sulla portata degli avvenimenti, ogni giorno c'è qualcosa di nuovo, sicuramente la Fifa oggi non dà una grande immagine del calcio. Per avere un quadro chiaro, bisogna però attendere qualche mese".

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