Ancelotti, Mancini, Spalletti. La crisi delle panchine tricolori
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Ancelotti, Mancini, Spalletti. La crisi delle panchine tricolori

Sono tra i tecnici più pagati d'Europa, eppure non sono riusciti a guidare le loro squadre negli ottavi della Champions. E ora rischiano grosso...

A Parigi ne sono convinti. Se stasera il Psg dovesse fallire l'appuntamento per il primo posto del girone A della Champions League contro il Porto - necessaria una vittoria, altrimenti nulla da fare - Carlo Ancelotti rischierebbe seriamente di concludere anzitempo la sua avventura all'ombra della Tour Eiffel. Non è un segreto che i Paperoni con la kefiah vogliano entrare nell'Europa che conta dalla porta principale. E senza attendere oltremodo. Per costruire la corazzata Psg hanno investito una montagna di denaro (si parla di un meno 127 milioni nel bilancio arrivi e partenze dell'ultima sessione di mercato) e non hanno alcuna intenzione di lasciare ai portoghesi il primo traguardo della stagione. Come dire, vincere si può, vincere si deve.  

Perché se le cose vanno discretamente bene in Champions, non si può dire altrettanto dei risultati raccolti dal Psg in Ligue 1. Nelle ultime 5 partite, la corazzata schiacciasassi di Ancelotti ha messo in cassa soltanto 4 punti, frutto della vittoria casalinga contro il Troyes e del pareggio in trasferta contro il Montpellier. Per il resto, tre sconfitte, una più rumorosa dell'altra. Due quelle rimediate al Parco dei principi (1-2 con Saint-Etienne e Rennes), una fuori casa (2-1 a Nizza sabato scorso). Attualmente, la prima squadra di Parigi occupa il terzo posto in classifica in compagnia del Saint-Etienne, a 5 punti dal Lione capolista. Finisse oggi la Ligue 1, il Psg sarebbe fuori dalla Champions League per differenza reti. Un mezzo disastro per un club che non ha badato a spese per diventare grande.

Italians do (not) it better. Se Ancelotti non se la passa bene (al suo posto potrebbero presto arrivare Wenger o Mourinho, in rotta con il Real Madrid), certo non sono felicissimi nemmeno Roberto Mancini e Luciano Spalletti, entrambi alle prese con un'eliminazione dalla Champions che brucia e non poco. Il tecnico del City si gioca stasera contro il Borussia Dortmund l'accesso all'Europa League e la vittoria potrebbe non bastare, perché l'Ajax, avanti di un punto, potrebbe fare il colpaccio al Bernabeu di Madrid, con i blancos già qualificati come i tedeschi per la fase successiva.

Come l'anno scorso. Il City non passa agli ottavi per il secondo anno consecutivo e gli sceicchi (sì, anche a Manchester il denaro arriva dal Medio Oriente) non ne possono più delle giustificazioni del Mancio, che spiega che una grande squadra prende forma con il lavoro di anni, non di pochi mesi. La scorsa stagione si è conclusa per il City con il trionfo in Premier League e se il traguardo non dovesse essere raggiunto anche quest'anno, beh, arrivederci e grazie. Il club potrebbe seriamente prendere in considerazione l'ipotesi di cambiare l'allenatore. Via Mancini e dentro... Guardiola, che la stampa inglese è certa abbia già firmato un accordo per ricominciare a predicare calcio in Inghilterra.

Dalla Premier League alla Premier Liga. Lo Zenit di Spalletti è chiamato stasera a San Siro a fare la gara della vita contro il Milan. Sì, perché per raggiungere l'Europa del torneo di consolazione non ci sono altre strade. Deve fare risultato contro i rossoneri e sperare che l'Anderlecht, fermo a 4 punti come i russi, non faccia l'impresa a Malaga. Vero che Allegri ha deciso di varare per l'occasione il Milan B, epperò non è mai facile fare bottino pieno nella città del Duomo, lo dice la tradizione.

Nel campionato russo, lo Zenit sta facendo bene. Dopo 18 giornate è terzo a tre punti dalla coppia capolista Anzhi e Cska Mosca. Il periodaccio seguito alle polemiche nello spogliatoio per i numeri dello stipendio dei nuovi arrivati Hulk e Witsel è ormai alle spalle. Spalletti ha ripreso il controllo della squadra e vuole chiudere la sua terza stagione in Russia nel migliore dei modi, magari con un piazzamento onorevole in Europa League. Alla vigilia del confronto con i rossoneri, gli hanno chiesto se prenderebbe in considerazione un ritorno in Serie A, magari alla guida del Milan. E lui, facendo spallucce, ha risposto che è troppo vecchio per allenare una squadra così importante e che preferirebbe fare una capatina in Inghilterra. C'era una volta (e forse non c'è più) l'Italia del pallone che raccoglieva successi anche e soprattutto dalla panchina.

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Dario Pelizzari