Al via il Tour de France (di Nibali?)
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Al via il Tour de France (di Nibali?)

Il fresco campione d'Italia domani al via ma superare Chris Froome sarà un'impresa

Diciassette nostri portacolori al via del Tour de France n. 101  - che muove domani da Leeds, Yorkshire, Regno Unito, ma non stupitevi: è come dire che Belfast è in Italia, visto da dove è partito il Giro quest’anno - ma sedici di loro sono soltanto comprimari. Dei nostri conta solo Vincenzo Nibali, messinese che ha tutti gli occhi addosso. A lui e a lui solo si affidano le nostre speranze di far bene. Il dominatore del Giro 2013 sa che la vicenda è tosta, il podio è per i fachiri e lui sa di esserlo. Nibali ha un vantaggio sui grandi favoriti – il britannico nato in Kenya Chris Froome e lo spagnolo Alberto Contador, considerato in questo momento inarrivabile, per stato di forma -: i rivali ne conoscono le attitudini nelle corse di un giorno, l’hanno assaggiato al Mondiale toscano (che ha rischiato di vincere, non fosse scivolato inopinatamente) ma non sanno quanto valga durante tre settimane. Il Giro 2013 non fa testo, Nibali lo ha vinto per dispersione, in assenza di avversari che lo valessero. Quanto a Nibali, un solo evidente difetto: la generosità. Potrebbe farsi trascinare in scaramucce, disperdere energie preziose. Correndo con giudizio, ne ha se vuole, potrebbe, volando sulle strade del Tour ergersi a simbolica Freccia Tricolore. Da solista, la pattuglia acrobatica contempla il ruolo.

Il fatto che Nibali indossi la maglia di campione d’Italia in virtù del titolo conquistato domenica scorsa in Trentino non lo rende più visibile. Ci hanno pensato i suoi datori di lavoro, i kazaki dell’Astana, dalla quale percepisce lo stipendio di Prandelli in Turchia (4 milioni di euro l’anno), a disegnare un ibrido decisamente mal riuscito: maglia per intero azzurra, che onora i colori della capitale kazaka, sul petto una fascia bianca rossa e verde, sulle maniche timidi bordini tricolori. Parafrasando chi fa professione d’ottimismo, basta indossare la maglia gialla per veder scomparire altre insegne. Viene in mente, precedente illustre, Gianni Bugno, nel 1991 campione italiano in carica che dovette subire Miguel Indurain ma si tolse la soddisfazione di aggiudicarsi la tappa monstre dell’Alpe d’Huez. Sorte più illustre quella di un giovanissimo Francesco Moser, tricolore in carica che nel 1975 chiuse il Tour come miglior giovane, in maglia bianca dopo aver vinto il prologo e indossato per la prima settimana la maglia gialla, che induce spesso travasi di bile (quindi itterizia) a chi non la indossa. Anche Gimoni in maglia tricolore finì secondo alle spalle di Merckx nel 1972 ma il suo Tour l’aveva già vinto, nel 1965, quando ancora il Cannibale sgambettava fra i dilettanti.

Tre galli si contendono il pollaio, come detto, ma non sono i soli ad ambire al podio a Parigi, domenica 27 luglio. Se avete qualche spicciolo che vi cresce puntatelo sugli outsider, mai come quest’anno numerosi: un buon nome per una scommessa (da ingordi, la quota è celestiale) è Andrew Talansky della Garmin-Sharp, recente vincitore del Giro del Delfinato e Jurgen Van Der Broeck (Lotto-Belisol) finito terzo alle spalle di Talansky. Ottima quota anche per l’iridato in carica Alberto Rui Costa, portoghese della Lampre-Merida a segno nel Giro di Svizzera. Tenetevi i soldi se mai qualcuno vi suggerisse di giocare Joaquim Rodriguez e Pierre Rolland: il primo è spremuto dalle cadute, il secondo dalle fatiche (inutili) al Giro d’italia. Rolland non ha ricaricato le pile anche se il tifo dei francesi sarà tutto per lui. 

Una scommessa già vinta, se vi va, in una lettura: il Saggiatore ha appena ripubblicato “Coppi”, l’unico libro scritto da Mario Fossati, che tratta il Tour del 1952 vinto dal Campionissimo non senza patemi. Un gioiello di scrittura, una serata trascorsa in ottima compagnia. Tariffa modica: 14 euro.

Al Tour non ci sarà, notizia dell’ultima ora, Michel Matthews, velocista australiano che ambiva di contendere a Marc Cavendish gli sprint del Tour. Si è grattugiato l’intero lato sinistro in una cduta, giorni fa. Ci proverà, a suo posto, il canadese Christian Meier. Chissà se vale l’uno e l’altro.

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Sergio Meda