Torino capitale europea dello Sport, ma come?
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Torino capitale europea dello Sport, ma come?

Nel 2015 il capoluogo piemontese sarà al centro di un ambizioso progetto. Tante aspettative, ma anche diversi dubbi

Nel 2015 Torino sarà capitale europea dello sport. Stamane sono state presentate le logiche e i contenuti di un'iniziativa che promette di tornare ad accendere le luci sulla città che nel 2006 ha ospitato le Olimpiadi invernali. Trofei nazionali e internazionali, gran prix, convegni e dibattiti a tema sportivo: nel 2015 a Torino lo sport verrà declinato sotto varie forme e modi. L'obiettivo, sempre lo stesso, migliorare l'esistente per investire sul futuro. Ha detto oggi il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nel corso della conferenza stampa che ha dato ufficialmente il via all'iniziativa: “Nel nostro Paese lo sport e la scuola non sono compenetrati come tutti auspicheremmo. L’occasione è unica per progredire in tal senso e dare un modello di lavoro e sviluppo di settore”. Dunque, si parte da Torino per fare grande l'Italia. Sì, ma quali saranno i benefici a breve e lungo termine per chi predica sport in città? “Tutti i grandi eventi danno lustro e prestigio alla città che li ospita – spiega Mario Bruno, giornalista e presidente della società torinese di baseball Juve 98 - Se poi però vai a vedere nelle pieghe di queste manifestazioni, ti rendi conto in prospettiva che qualcosa non torna e che spesso, a conti fatti, sono state un flop”.

Le Olimpiadi invernali del 2006 rientrano a suo parere in quest'ultima categoria?
“Un esempio su tutti. Torino 2006 ha lasciato in eredità alla città, tra le altre cose, uno splendido impianto per l'hockey su ghiaccio, che però non ha mai ospitato incontri della Serie A perché pochi mesi prima della rassegna olimpica la società di vertice torinese, l'Hockey Club Torino, ha dovuto fare un passo indietro per ragioni economiche. Un impianto bellissimo destinato a venire impiegato in altri modi perché manca una squadra che possa riempirlo. Tutti i grandi eventi producono debiti. Per quanto si possa fare bene per contenere i costi ed evitare gli sprechi, puoi stare certo che alla fine la città che li ospita ne uscirà indebolita e più povera. E Torino non fa differenza, anzi sì, perché navigava a vista già prima delle Olimpiadi. Il problema è che oggi è molto complicato rivitalizzare lo sport. Non ci sono soldi, ecco il problema vero”.

“Un grande progetto di cultura e promozione sportiva, di marketing territoriale e di sport per tutti”, recita il comunicato stampa che accompagna l''iniziativa 2015. Traguardo troppo ambizioso?
“Sulla carta, l'impresa è meravigliosa, però qualcuno mi deve spiegare chi pagherà questo evento. Il grande rischio di questa operazione è che non si trovino gli sponsor per coprire i costi. La politica cittadina e non solo sarà chiamata a rendere conto dei numeri dell'iniziativa. Se non ci sono i soldi per lo sport di base, non sarà facile trovarli per un evento come questo. Certo, il ritorno d'immagine è evidentemente diverso, ma se pensiamo oggi a cosa propone la città, be', c'è poco da stare allegri. A Torino, tanto per capirci, non c'è nemmeno il denaro per sostenere a buon livello una squadra di pallavolo maschile. E la pallavolo è uno sport da palestra, che dovrebbe essere accessibile a un grandissimo numero di ragazzi”.

Oltre Juventus e Torino, poco, pochissimo. Come se la passano a Torino le società che rientrano nella galassia più o meno finita degli sport minori?
“Malissimo. Numerose società, anche e soprattutto di calcio, sono sotto il controllo stretto della Guardia di Finanza, che sta portando a galla diverse imperfezioni nei bilanci degli ultimi anni. Imperfezioni che produrranno molto probabilmente multe salatissime e difficili da pagare. La galassia dello sport minore è azzerata. I debiti del Comune si ripercuotono sugli affitti dei campi da gioco, che sono stati proposti in utilizzo alle società sportive a tariffe iper-maggiorate, complicando oltremodo l'attività. Tutto questo ha portato alla necessità di far pagare le spese direttamente agli atleti, che al contrario di qualche anno fa devono essere completamente autonomi sotto il profilo economico. Lo sport minore non ha numeri e non attira gli sport. L'unica possibilità per salvarsi è sperare che ci sia un genitore disposto a fare beneficenza per i compagni di squadra del figlio, altrimenti sono dolori. Il baseball a Torino è con l'acqua alla gola ormai da tempo”.

Al netto di tutto questo, quali potrebbero e dovrebbero essere le priorità di Torino capitale dello sport nel 2015?
“Credo nelle intenzioni del presidente del Coni, Giovanni Malagò. Ha detto che vuole investire nella scuola, per dare vita a un circolo virtuoso che possa migliorare lo stato delle cose. A Torino, certo, ma più in generale in tutto il Paese. Dovremmo seguire l'esempio degli Stati Uniti, dove lo sport è al centro della vita di ogni ragazzo, un modo per insegnargli il rispetto per il prossimo e quindi a diventare uomo. L'iniziativa del 2015 servirà sicuramente a parlare di sport. Ma il mantenimento e lo sviluppo dell'attività sportiva sul territorio sono purtroppo tutta un'altra storia”.

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Dario Pelizzari