Tommasi su Federer: "Può vincere le Olimpiadi"
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Tommasi su Federer: "Può vincere le Olimpiadi"

Dopo Wimbledon Roger punta a Londra 2012. "E' il suo torneo, è la sua superficie"

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Roger Federer, anni 30 e mesi 11, torna sul tetto del mondo a distanza di più di 2 anni dall'ultima esperienza in alta quota. Da lunedì 16 luglio, il tennista svizzero inizierà la settimana numero 287 da re della racchetta. Merito dell'impresa strepitosa compiuta ieri al Centre Court di Wimbledon. Federer ha battuto lo scozzese Murray, eroe di casa, per 3 set a 1, aggiudicandosi il 17esimo torneo della Slam. Mai nessuno era riuscito a fare tanto. Di più. Con 7 vittorie a Wimbledon, Federer eguaglia il primato di Sampras e Renshaw. Insomma, un fuoriclasse che trova spazio nella leggenda.

Un successo, quello in terra inglese, dedicato indirettamente a tutti coloro che erano convinti che il tennis di vertice al maschile fosse ormai una questione a due tra Djokovic e Nadal, capaci di dividersi gloria e onori negli ultimi 24 mesi. E che a 31 anni non si potesse tornare a guardare tutti dall'alto. Tra meno di un mese i campi di Wimbledon ospiteranno le sfide che valgono una medaglia olimpica. Carta d'identità alla mano, probabilmente l'ultima occasione per Federer di fare suo l'unico appuntamento finora mancato per ragioni diverse. Rino Tommasi è convinto che mai come ora il momento gli sia favorevole...

"Alle Olimpiadi si gioca 2 set su 3. E il giocatore più anziano, da questo punto di vista, dovrebbe essere favorito. Sarei cauto però a dire che potrebbe essere per lui l'ultima occasione per vincere l'oro. Lo si dice da tanto tempo e poi ecco i risultati. Prima di darlo per morto, occorre attendere ancora un po', perché se continua a giocare così...".

Federer come Serena Williams. Wimbledon 2012 dimostra che passati i trenta si può ancora essere protagonisti. Meglio di tutti, ancora una volta...

"Come no, questo è forse il dato più interessante del torneo. Tra l'altro, i due hanno pochi giorni di differenza l'uno dall'altra. Sì, vero, il loro successo è un fatto insolito, ma fino a un certo punto. Nel tennis evidentemente è possibile e i risultati lo dimostrano".

Credeva possibile un ritorno del tennista elvetico al numero 1 del ranking Atp? Ma non era ormai lotta a due tra Nadal e Djokovic?

"Il computer sa fare i conti, ma non conosce il tennis. Io non sto mai molto attento ai numeri proposti dalla classifica Atp. Perché il numero 1 lo fanno le gare e i tornei. Indubbiamente, il dibattito è aperto, nel senso che ci sta che Federer possa essere tornato davanti a tutti in certe situazioni. Magari non lo è tutto l'anno, certo. E' vero comunque che fino a poco tempo fa si diceva che il suo tempo fosse finito. Un po' grazie all'aiuto dell'erba, un po' grazie al fascino di Wimbledon, è tornato a far parlare di sé".

Quali sono i meriti di Federer? Cosa ha lui che gli altri non hanno?

"Federer ha una compostezza stilistica che gli consente di fare meno fatica di Nadal e Djokovic. Una fluidità di movimenti che richiede meno energie. Per questo, dati alla mano, può resistere più degli altri e dare battaglia anche a tennisti decisamente più giovani di lui. In ogni caso, nella storia del tennis troviamo degli atleti che pure non giovanissimi hanno continuato a vincere. Mi viene in mente l'australiano Ken Rosewall, che riuscì a vincere tornei dello Slam a 15 anni di distanza l'uno dall'altro. Insomma, si può fare, è già successo".

"Non ho mai giocato così bene", ha dichiarato il campionissimo dopo aver battuto Murray nella finale di Wimbledon. E' d'accordo? Possibile che abbia ritrovato i colpi e la verve dei tempi migliori?

"No, personalmente non credo che Federer abbia giocato contro Murray il suo miglior tennis. Però è un giocatore che è sempre stato capace di vincere. E quando si è capaci di arrivare fino in fondo anche senza giocare al meglio, beh, significa che sei proprio un campione. In uno sport come il tennis nel quale devi vincere 7 partite per portare a casa un torneo come Wimbledon, questo dato fa la differenza".

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Dario Pelizzari