Tiger e gli altri: storie di ritorni e grandi flop
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Tiger e gli altri: storie di ritorni e grandi flop

Woods è tornato il numero uno. Come MJ, Chechi, Foreman e altri. Ma c'è chi si è giocato la fama

A volte ritornano e non sempre è un successo. C'è chi riesce a risorgere dalle polveri di un ritiro o di un momento brutto in carriera e chi, invece, si gioca tutto. Anche la fama di un tempo. Tiger Woods è tornato. Era l'Imperatore e si era perso in tre anni di tradimenti, bugie, scandali e depressione. E' di nuovo il numero, domina il mondo del golf come fosse il giardino di casa e come era stato capace di fare per 623 settimane (281 consecutive, un record) prima di infilarsi nel tunnel degli scandali costatigli un divorzio plurimilionario e una lentissima risalita.

Da qualche giorno Woods aveva raccontato al mondo di essere un uomo nuovo, merito anche della relazione con la campionessa dello sci Lindsey Vonn. Anche questo conta nella ricostruzione di un campione che, passato il periodo buio, rimane il volto più famoso e l'atleta più idolatrato di una disciplina che ha milioni di appassionati e seguaci in tutto il mondo.

A Tiger Woods il miracolo è riuscito. Non è capitato spesso nella storia dello sport. Noi italiani ricordiamo con emozione la rinascita di Yuri Chechi, signore degli anelli. Bloccato da un infortunio drammatico nel 1992 alla vigilia dei Giochi di Barcellona e oro nel '96 ad Atlanta. E, ancora, fermo con carriera a rischio a Sidney nel 2000 e bronzo ad Atene dove era andato solo per mantenere un giuramento fatto al padre.

Anche George Foreman è stato capace di tornare sul ring e riconquistare il titolo mondiale a 45 anni e 9 mesi, venti anni esatti dopo averlo perso. Oppure Alain Prost nel 1993. Dal ritiro al trionfo nel campionato piloti al volante della Williams Renault. La belga Kim Clijsters ha strabiliato tutti nel settembre 2009 vincendo gli UsOpen dopo 22 mesi di stop agonistico: l'avevano invitata con una wild card non avendo nemmeno i punti in classifica per partecipare.

A non tutti, però, è andata bene. Molti hanno criticato la scelta di Michael Schumacher di tornare in pista dopo essersi ritirato da leggenda. Nessuna vittoria, delusioni e umiliazioni in serie fino al nuovo e definitivo addio. Campioni incapaci di accettare il trascorrere del tempo. Bjorn Borg, che mollò all'apice e poi tornò anche per questioni economiche; Muhammed Alì, spazzato via da Larry Holmes che un tempo era il suo sparring partner; Martina Navratilova, rientrata alle competizioni sulla soglia dei 50 anni.

Una galleria lunghissima e triste. In fondo anche il ritorno al mito non è da tutti. Il migliore è stato certamente Michael Jordan. Nel 1993, all'apice della fama e dopo aver ottenuto uno storico three-peat con i Bulls, lasciò per darsi al baseball. Un'assenza di 17 mesi dopo la quale tornò al vecchio amore e fu capace di guidare Chicago ad altri 3 titoli Nba con record di vittorie nella regular season. E pazienza che la vita gli abbia riservato anche un secondo e meno glorioso rientro a 38 anni. Lui è uno di quelli che ce l'ha fatta. Adesso anche Tiger Woods.

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Giovanni Capuano