Ho giocato con John McEnroe
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Ho giocato con John McEnroe

A Milano per "La Grande Sfida" il tennista americano ha palleggiato con alcuni fortunati, tra cui il sottoscritto

Ero un bambino quando lo vedevo a Wimbledon, lottare contro Borg. Lui ed i suoi ricci, quella mano mancina, il servizio più "slice" della storia; il suo tennis così strano, così diverso da quello che tutti i maestri ti insegnano. Appunto, il "suo" tennis.

John McEnroe per quelli della mia generazione che anche solo per un istante hanno amato il tennis è un "mito". Punto. Uno di quelli a cui cerchi di strappare una foto o un autografo. E che nei sogni immaginavi di avere dall'altra parte della rete, mentre palleggiate insieme.

Sogni...

Poi scopri che arriva a Milano, per la "Grande sfida", con Ivanisevic, Chang e Lendl e già ti dici che lo andrai a vedere di sicuro. Ma scopri anche che esiste "una possibilità" di trasformare il sogno in realtà: gli organizzatori (a proposito, complimentoni perché la manifestazione tra Genova e Milano è stata un vero successo, soprattutto perché ha portato un po' di tennis in una nazione che a parte gli Internazionali d'Italia, non ne ha) si sono inventati una cosa chiamata "gioca con il campione" che dà la possibilità a pochi eletti umani normali di scambiare alcuni colpi con questi fenomeni...

Mi scuso con tutti coloro che hanno reso possibile la cosa perché da quel momento ho cominciato un martellamento davvero fastidioso ai limiti se non oltre o "stalking" con un unico obiettivo: scambiare anche solo una pallina con McEnroe. E me la sono dovuta sudare davvero. Arrivato al Forum infatti il mio nome non era nella lista; niente panico però, ma solo una frase: "fate quello che volete. Io sono già in maglietta e pantaloncini, ho la racchetta pronta. Io gioco..."

Non so se li convinco o li impietosisco, ma mi fanno entrare.

Sono teso, anzi, siamo (non sono l'unico, ovviamente) tutti tesi: sorrisi che in realtà sono emiparesi, racchette che roteano, mani a temperature glaciali e sudaticce... In più non è che stai giocando al campo del paese, sei al Forum in una cornice che già da sola ti fa sembrare una star.

Alle 14 (con il classico ritardo della stella) "the Genius" entra in campo. Ci sarebbe anche Chang, accanto, ma non se lo fila nessuno... Tutti gli occhi sono per quel mancino che ti aveva conquistato 35 anni fa. Non ha i ricci ma dei capelli bianchi, corti. E' più alto di quello che sembrava dalla tv...

Si comincia; cerco di capire se tira forte o piano, se la palla è lenta o veloce, se il campo è più o meno rigido; uno spiritoso addirittura fornisce consigli "mettigliela sul dritto, da sempre il suo colpo debole...". Mi metto in fila. Il prossimo sono io. Eccomi.

Lo saluto alzando la racchetta. Lui fa lo stesso e mi tira la prima palla. La colpisco ma non è come quella che i miei amici di solito mi rimandano dall'altra parte della rete. Questa "pesa" come un sasso. Non è rapida, ma "pesa". Eppure lui l'ha colpita quasi sbadigliando, senza dare la pur minima impressione di sforzo o fatica. Tutto questo mentre la mia mente ricorda che "non posso sbagliare perché non è proprio il momento né la persona giusta per fare brutte figure"...

Intanto continuiamo a palleggiare. Lui aumenta peso e potenza (ma come fa???) per capire quale sia il mio limite... L'ultimo scambio dura quasi un minuto. Senza errori. Un'eternità, no, un istante... Sono in trance agonistica... o forse sono in trance e basta. 

L'organizzatore chiama il "cambio"; il mio turno è finito. Ho la palla sul rovescio, colpisco incrociato e la mando sul dritto, il suo "punto debole". Lui finalmente fa un passo, uno solo, di corsa (se così si può chiamarla) dopodiché lascia partire una "cosa" che non vedo nemmeno passare. Sento solo il rumore della palla che colpisce la sedia del giudice di linea dietro di me. 

Ho finito e sono eletrizzato come un bambino di 5 anni la mattina di Natale. Rimepio il telefonino di foto e video fin quando non torna in spogliatoio per prepararsi alla partita con Chang. Entrano Lendl ed Ivanisevic. Goran prova un servizio. Capisco in un istante che i fortunati in prima fila in realtà rischiano la vita...

Esco e chiamo tutti gli amici della mia rubrica per raccontare di John e del sogno di un bambino con la racchetta di legno che è diventato realtà. Perché, si, anche solo per 5 minuti ma HO GIOCATO CON JOHN McENROE

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Andrea Soglio