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Jean Christophe Magnenet/AFP/Getty Images
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Nicola Pietrangeli: "Nessun altro torneo ha il fascino di Montecarlo"

Tre volte vincitore nel Principato, il campione è presente in tribuna anche questa edizione. E ci parla di tennis tra presente e passato

"Il tennis a Montecarlo continua ad avere un fascino impareggiabile. È l'ultimo torneo romantico. Ed è unico: a parte il colpo d'occhio straordinario e la cornice da favola, giocare o vedere un match qui è semplicemente magico". A parlare è Nicola Pietrangeli: tre volte vincitore sulla terra rossa monegasca negli anni Sessanta, il campione nato a Tunisi nel 1933 è in forma smagliante e non si perde nemmeno un incontro dalla tribuna del Court Rainier III, il campo centrale affacciato sul mare.

Un ricordo speciale di questo torneo?
"Ne ho tanti, basti pensare che ho messo piede al Country Club a 9 anni. Di sicuro non dimenticherò poi mai le vittorie: la prima in particolare, quando mi premiò il principe Ranieri. E l'ultima: all'epoca il trofeo era una 'Coppa Challenge', ovvero si alzava al momento della premiazione ma restava a Monaco. Il principe, che non era presente, quando seppe che mi ero aggiudicato di nuovo io il torneo, chiese di realizzarne una copia esatta per me, che conservo a casa tra i ricordi più cari della mia carriera".

Chi è a suo avviso il favorito per sollevare il trofeo 2016?
"Quest'anno i pronostici sono difficilissimi. Il fatto che Nole Djokovic sia fuori dai giochi fa sì che tutti gli altri abbiano le carte in regola per fare il colpaccio".

Quanto è cambiato il tennis dai suoi tempi?
"Completamente. La verità? I match di oggi un po' mi annoiano e non lo dico da veterano nostalgico che guarda di malocchio le nuove leve. Mancano lo spettacolo e lo charme della disciplina: in campo vedo soltanto un pugile che picchia con la racchetta fino a quando l'altro cade. L'unico che avrebbe potuto competere con noi della vecchia guardia è proprio Federer: è il perfetto incrocio tra stile classico e moderno".

Oltre al gioco, cosa trova di diverso rispetto a quando entrava lei in campo?
"Il montepremi. Al Roland Garros oggi c'è in palio un milione e mezzo di euro. Cifre del genere hanno trasformato gli atleti in professionisti ligi al dovere, cui non è permesso il minimo sgarro e, nonostante l'apparente distacco, sono nemici acerrimi. A differenza nostra: finito un incontro qui al Country Club, i due rivali si ritrovavano subito dopo al ristorante 'Le Pirate' per pranzare o cenare insieme. Adesso ogni campione si porta dietro uno straff di almeno dieci persone, impossibile muoversi in libertà: nessuno di loro si gusterà le esperienze umane che abbiamo vissuto noi".

La sua opinione sul tennis italiano?
"Eccellente il femminile: le ragazze hanno compiuto imprese meravigliose, al contrario dei ragazzi. Nell'ultimo decennio sono stati mantenuti dalle donne e, purtroppo per loro, non vedo ancora la luce in fondo al tunnel. Il problema del settore maschile è che ci sono giovani in gamba, ma nessuno ha la stoffa del campione. Ed è la stoffa che serve: c'è chi è dotato di un fisico da manuale, ma non possiede i colpi e chi ha talento, ma non la mentalità giusta. La Federazione lavora in modo egregio, mette a disposizione denaro, allenatori, alloggi (a proposito, sono molto deluso dal comportamento di Camila Giorgi, davvero irriconoscente verso la Fit), però un fenomeno non si fabbrica, viene al mondo per caso in un posto invece che in un altro. Non resta che aspettare: se nel 1981 la cicogna avesse depositato un neonato 300 km più a sud, sarebbe nato Ruggero Federelli invece di Roger Federer".

Flavia Pennetta ha appeso la racchetta al chiodo nonostante i risultati: condivide la scelta?
"Nulla da ridire. Certo, spero che ci ripensi e dia la sua disponibiltà per le Olimpiadi. So che l'idea l'attrae parecchio e si allena sempre, con i Giochi che restano l'obiettivo di qualsiasi atleta: chissà che non si presenti in campo insieme a Roberta Vinci, perché non credo che riformerà la coppia con Sara Errani. Il loro sì che sarebbe un doppio di grande valore e il podio potrebbe essere alla portata".




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Cristina Marinoni