NBA, Bargnani ai Knicks: ma a fare cosa?
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NBA, Bargnani ai Knicks: ma a fare cosa?

Andrea passa dai Toronto Raptors alla squadra di New York. Con tanta voglia di riscatto, ma anche con tanti dubbi sul fatto che possa trovare il suo giusto posto in squadra. E per di più in una piazza che non fa sconti

Approdato nell'NBA nell'estate del 2006 con l'impegnativa etichetta di "prima scelta" attaccata alla maglia dei Toronto Raptors, dopo 7 stagioni in Canada costellate anche da diversi infortuni Andrea Bargnani sta per mettere i suoi 213 cm al servizio dei New York Knicks. 

Salvo colpi di scena dell'ultima ora, il contratto sarà firmato il 10 luglio e "il Mago" (come venne soprannominato a Treviso da Riccardo Pittis, scherzosamente convinto che la qualifica si addicesse perfettamente al suo cognome) si trasferirà così nella "grande mela" come conseguenza di una mossa di mercato già acclamata da alcuni media come ad esempio il Daily News, ma che solleva anche diversi interrogativi. 

"A oggi i Knicks hanno un monte salari che supera i 73 milioni, le cui voci principali sono i contratti di Carmelo Anthony, Amar'e Stoudemire, Tyson Chandler e appunto Andrea Bargnani, che guadagnerà quasi 23 milioni di dollari per i prossimi due anni", commenta Marco Taminelli, direttore di dailybasket.it e da anni attentissimo osservatore delle vicende della franchigia newyorkese. "A meno che non ci siano carte coperte per nuove mosse di mercato, a partire dalla cessione di Stoudemire, New York pare dunque puntare su questi quattro giocatori, ma con conseguenti problemi di assetto".

Per Andrea Bargnani vedi dunque un problema di inserimento nei Knicks?

"Non vedo un ruolo ben definito per un giocatore come lui, dotato di muscoli e centimetri ma che non ama giocare vicino a canestro: difficile dunque che sia utilizzato come cambio del centro titolare Tyson Chandler, mentre va considerato che la posizione di 4 è quella preferita dalla star della squadra Carmelo Anthony, che difficilmente accetterebbe di scalare di una posizione per far posto all'italiano in quintetto".

Infatti molti ipotizzano un Bargnani che entrerà dalla panchina, in questo meno responsabilizzato rispetto al ruolo di Toronto…

"Sì, il classico sesto uomo di lusso. Sempre però con alcune incognite: i Knicks sono una squadra dal già alto potenziale offensivo e difettano invece in tutti quegli aspetti del gioco nei quali Bargnani non eccelle, non essendo un rimbalzista difensivo né un giocatore particolarmente grintoso o che trascina i compagni. Naturalmente il Mago può sempre stupirci, ma sulla carta non si capisce bene come possa essere un vero valore aggiunto per la squadra allenata da Mike Woodson". 

Come va allora letta questa mossa di mercato dei Knicks?

"Come l'ennesima mossa del loro eccentrico proprietario James Dolan, che ama sempre più agire in prima persona (non a caso ha mandato via l'uomo-mercato Donnie Walsh, ora agli Indiana Pacers) e aprire il portafoglio per colpi a sorpresa. Negli States alcuni stanno interpretando l'ingaggio di Bargnani come la risposta ai cugini dei Brooklyn Nets che hanno appena messo sotto contratto il trio Kevin Garnett, Paul Pierce e Jason Terry: nel caso, sarebbe però un'operazione più di immagine che di sostanza". 

In che senso, esattamente?

"Nel senso che mentre i Nets possono ora anche mirare alla Finale dell'Est, i Knicks - lo ripeto - non hanno un assetto chiaro. E se decidessero di giocare con Anthony-Bargnani-Chandler in quintetto, avrebbero lacune difensive che non potrebbero essere colmate solo con due piccoli aggressivi in campo. Ammesso poi che li abbiano, perché anche il nuovo arrivato Tim Hardaway Jr. ha un'ottima fama, ma di attaccante, e il vociferato arrivo di Monta Ellis porterebbe comunque un altro giocatore prettamente offensivo…".

L'operazione non potrebbe anche essere letta in chiave promozionale: un giocatore bianco, per di più italiano nella "Little Italy" per eccellenza…

"Onestamente non credo: i Knicks non hanno bisogno di operazioni sul territorio. In passato hanno certamente saputo cavalcare il fenomeno Jeremy Lin con la comunità asiatica, ma l'hanno poi lasciato andare a Houston quando è stato il momento, preferendo le questioni tecniche a quelle etniche".

Bargnani rischia dunque di "bruciarsi" sulla piazza di New York anche per colpe non sue?

"Il Madison è come San Siro: pubblico esigente e senza molta pazienza. Andrea dovrà dunque trovare subito il suo posto e non sbagliare tante partite di fila… Tra l'altro, mentre Danilo Gallinari arrivava come il novizio da mettere alla prova (e poi ceduto per l'arrivo niente meno che di Carmelo Anthony), Bargnani vi arriva da ex prima scelta e da giocatore con uno stipendio importante, per cui avrà una forte pressione".

Sarà capace di gestirla?

"La sfida sta anche in quello. Attraverso i media si è lamentato dell'atmosfera di Toronto: deve allora considerare che a New York tutto è amplificato in maniera esponenziale…".

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Paolo Corio