Ha vinto Mayweather, e un poco anche la boxe
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Ha vinto Mayweather, e un poco anche la boxe

L'americano sconfigge ai punti Pacquiao in un incontro storico soprattutto per il giro d'affari. Ma da cui il pugilato può in parte ripartire

Con il senno di poi, anche considerando la penuria di fuoriclasse del ring in circolazione, risulta difficile chiamare "incontro del secolo" quello vinto ai punti da Mayweather su Pacquiao dopo 12 round. Intendiamoci: è stato un ottimo match, combattuto con grande senso tattico da due campioni di grande tecnica, ma a farlo entrare nella storia rimarrà soprattutto l'enorme giro d'affari che ha procurato, frutto di una promozione in questo davvero degna dei "grandi" di un tempo.

Una macchina pubblicitaria amplificata - oltre che dalla moderna forza di web e Tv satellitare - da una sceneggiatura degna di un film di Stallone, con "il cattivo" Floyd Mayweather Jr. (figlio di una tossicodipendente e di un ex-pugile divenuto spacciatore, con in curriculum anche due mesi di carcere per aver picchiato la moglie e qualche denuncia - poi ritirata - per violenze su altre donne) ad affrontare "il buono" Manny Pacquiao, spirito religioso e talento poliedrico, che l'ha portato negli anni a divenire cantante, giocatore di basket (dopo aver acquistato una squadra della massima serie filippina) e politico con ambizioni presidenziali.

Una montagna di dollari
Spente le luci del ring, lasciata ad altri eventi di cartello la MGM Grand Garden Arena di Las Vegas, gli organizzatori stimano di ritrovarsi in cassa più di 400 milioni di dollari (74 dei quali provenienti dalla vendita dei biglietti, 248 e spiccioli dall'acquisto della diretta a 100 dollari a televisore, nuovo record assoluto per il pugilato), con il 38enne vincitore Mayweather che se ne ritroverà in tasca 180 per festeggiare il trionfo con le sue folli spese (a partire dalle auto di lusso) e il 36enne sconfitto Pacquiao che ne avrà 120 per consolarsi dello (scarsamente accettato) verdetto dei giudici e compiere magari qualche altra importante opera di bene nelle sue Filippine, dove ha già realizzato dal nulla due ospedali.

Non "del secolo", ma comunque un'opportunità
Visto così, "l'incontro del secolo" pare insomma essersi confermato quello che tanti, specie al di là dell'Oceano, pensavano dall'inizio: un evento utile soprattutto ad arricchire definitivamente due grandi pugili ormai in là con la carriera e ancor di più l'83enne Bob Arum, una laurea in legge e una leggendaria storia da organizzatore di big-match di pugilato coronata da questo gigantesco affare. Eppure, al di là del colore dei soldi e della passerella di più o meno appassionati Vip a Las Vegas, i pugni (raramente a bersaglio) di Mayweather e Pacquiao qualcosa hanno fatto anche per una boxe entrata da anni nella penombra. L'evento è infatti riuscito a riaccendere l'attenzione dei media e la passione del grande pubblico, come confermato non solo dai 16.507 spettatori dal vivo e dai milioni di telespettatori collegati da tutto il mondo, ma anche dai 12 mila che hanno affollato la MGM Arena per la cerimonia del peso, pagando ai bagarini centinaia di dollari per biglietti per cui serviva originariamente solo un biglietto da dieci.

Personaggi da scovare o... da formare
Il problema, in attesa di sapere quando e con chi l'imbattuto Mayweather (48 vittorie in altrettanti incontri) deciderà di mettere in palio le tre corone dei pesi welter (Wba, Wbc e Wbo) da lui unificate a Las Vegas, sta ora nel "pescare" altri personaggi in un movimento in crisi, lavorando anche per far diventare tali alcuni talenti già in piena azione sul ring. Un esempio? L'ucraino Vasyl Lomachenko, che prima dell'incontro "del secolo" ha sfoderato una boxe eccezionale mandando ko il portoricano Rodriguez nella sua seconda difesa del titolo dei pesi piuma Wbo, con il quale ha portato a 4-1 il suo record da professionista. Sì, un campione del mondo con solo 5 match all'attivo dopo due ori olimpici da dilettante: abbastanza per costruirci una buona storia, magari dopo averlo portato a un inglese accettabile per rispondere direttamente alle interviste sul ring. Per le battute alla Mayweather, invece, serve una classe innata... o qualche buon consulente della comunicazione.

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Paolo Corio