Tennis, doping: così il meldonium può aver aiutato la Sharapova
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Tennis, doping: così il meldonium può aver aiutato la Sharapova

Ecco come il farmaco, illegale dal 2016, potrebbe aver influito sulle prestazioni della tennista russa

La conferenza stampa con la quale Maria Sharapova ha annunciato la positività a un ‘drug test’ durante lo scorso Australian Open ha riaperto il dibattito sul doping nel tennis e in particolare sul fatto che la sostanza assunta dall’ex numero uno, considerata 'legale' fino al primo dicembre del 2016, possa aver effettivamente migliorato le sue prestazioni.

Nel caso della tennista russa – e degli altri suoi connazionali trovati positivi dopo il cambio di regolamento – parliamo innanzitutto di un farmaco, il Meldonium, ampiamente utilizzato sin dagli anni 70 negli stati dell’ex unione sovietica per prevenire ischemie e altri problemi cardiaci, ma inserito dalla WADA (l’agenzia mondiale antidoping) nella lista delle sostanze proibite a partire da quest'anno. 

Come potrebbe aver agito il Meldonium sul corpo della Sharapova? Una ricerca del 2015, pubblicata dal magazine inglese Business Insider, dimostra come la sostanza sia in grado di garantire agli atleti maggiore resistenza, controllare lo stress, migliorare le capacità di recupero e aumentare l’attività del sistema nervoso centrale.

Sharapova annuncia di essere positiva all'antidoping

C’è però una caratteristica del farmaco che potrebbe aver convinto gli esperti della WADA a inserirlo nella blacklist delle sostanze dopanti. Il Meldonium infatti agirebbe nel processo di creazione dell’energia del corpo; in particolare durante gli sforzi prolungati, quando le cellule hanno più bisogno di ossigeno per metabolizzare il glucosio. Ed è proprio il mancato afflusso di O2 a generare quel bruciore ai muscoli ben conosciuto dagli sportivi amatoriali… 

Il farmaco assunto dalla Sharapova sarebbe in grado di aumentare l’afflusso di ossigeno alle cellule in maniera sostanziale tanto che durante un allemanto con il tapis roulant una persona potrebbe correre fino al 50% in più senza provare il predetto fastidio muscolare, colpevole di un deciso calo nelle prestazioni. Un aiuto non da poco per la tennista che ha ammesso di aver assunto il Meldonium, prescrittole dal medico di famiglia, nei suoi ultimi dieci anni di carriera. Nove di questi vissuti nella piena ‘legalità’ secondo la WADA..

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Teobaldo Semoli