Paralimpiadi, Coppia dei Sogni: "Ecco come funzionano le nostre gare di corsa"
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Paralimpiadi, Coppia dei Sogni: "Ecco come funzionano le nostre gare di corsa"

Arjola spiega quanto sia importante avere un ottimo feeling con la propria guida. Mentre Emanuele ha qualcosa da dire sull'unione di alcune categorie

Rieccoci! Mentre scriviamo queste righe, siamo sul bus che ci porterà al campo di riscaldamento, dove io - Emanuele - avrò un po’ di allenamento da fare. Il bus è strapieno di persone! Molti sono in piedi e tra carrozzine e sedie da lancio si fa fatica quasi a stare seduti: non è proprio il massimo, ma anche questo è il bello delle Paralimpiadi!

Al proposito, pensiamo possa essere interessante darvi qualche indicazione sulle gare di corsa che ci vedono protagonisti con tanti altri atleti di tutto il mondo e che sappiamo stanno attirando l'attenzione di tanti telespettatori anche in Italia, così come tutti gli altri appuntamenti di questi Special Olympics: le categorie sono contrassegnate dalla lettera T (track) ed F (Field) e vanno dalla 11 alla 13 per le disabilità visive, dalla 32 alla 38 per quanto riguarda le cerebrolesioni (più il numero è basso, maggiore è la disabilità e quindi la difficoltà motoria), dalla 42 alla 47 per le amputazioni (42-44 amputazione arti inferiori, 45-47 amputazione arti superiori) e infine dalla 51 alla 57 per le lesione spinali.

Nella caterogia di Ary (T11) si gareggia con una guida, legati da un cordino che si tiene stretti nella mano, ed è quindi davvero importante avere un ottimo feeling sia coordinativo sia emotivo, perché ciò influisce non poco sulla prestazione: per questo gli atleti-guida con cui si corre sono gli stessi con cui ci si allena per tutto l’anno, cercando appunto di trovare il massimo della sincronia.

Nella mia categoria (T44), ci sono invece atleti con amputazione o deficit a una sola gamba al disotto del ginocchio. In questi Giochi la mia categoria è accorpata a quella T43, che raccoglie atleti con doppia amputazione al di sotto del ginocchio tipo Pistorius, quindi muniti di protesi. Non è difficile rendersi conto quale differenza ci possa essere tra queste due categorie: è impressionante il vantaggio che hanno questi atleti su chi ha una sola protesi o un deficit come il mio ("piede torto di III grado con malformazione ossea"). Sui 200 e 400 gli atleti con due protesi letteralmente volano rispetto agli altri: si potrebbe discutere a lungo su ciò, ma non è questo il momento giusto. Questo è il momento di vivere al massimo le Paralimpiadi di Rio 2016.

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Arjola Dedaj - Emanuele Di Marino