Il tennis riscopre il 'racket abuse': rompere la racchetta è terapeutico
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Il tennis riscopre il 'racket abuse': rompere la racchetta è terapeutico

Safin premiato per averne rotte 1055, Roddick il più simpatico. Di Baghdatis il raptus più violento

L'ultimo in ordine di tempo è stato Novak Djokovic nella finale Atp 2012 di Shanghai di domenica scorsa. Troppa rabbia per la resistenza di Andy Murray, troppi gli errori per non perdere la pazienza. Il tennista serbo ha distrutto la sua racchetta in un momento di rabbia, un gesto che riporta alla memoria tanti altri simili nel passato che hanno visto come protagonisti numerose stelle del tennis mondiale. Pioniere del nervosismo in campo verso le povere racchette fu John McEnroe mentre l'uomo dei record è sicuramente Murat Safin. Lo scorso anno l'Atp gli ha consegnato addirittura un premio per celebrare le 1055 racchette rotte nel corso della sua carriera. Tra gli episodi più eclatanti un match a Montecarlo durante il quale scagliò la sua racchetta contro una sedia spezzandola in due dopo aver perso uno scambio. Altro sangue caldo che risulta tra i più appassionati nel "racket abuse" fu sicuramente Goran Ivanisevic che in un secondo turno di Brighton fu addirittura costretto al ritiro dopo aver spaccato una dopo l'altra tutte le sue racchette.

Storico anche lo sfogo nel 2012 del tennista cipriota Marcos Baghdatis agli Australian Open. Dopo aver perso al secondo turno con lo svizzero Stanislas Wawrinka ha distrutto una dopo l'altra tutte le sue racchette, anche quelle ancora nel cellophane. Tra i più divertenti Andry Roddick che a Madrid, durante una partita con l'italiano Cipolla, colpì con forza il terreno con la sua racchetta per poi girarsi verso l'arbitro. "Ho già ricevuto un warning?". Alla risposta negativa del direttore di gara Roddick ha potuto concludere così il suo lavoro colpendo nuovamente il terreno e mandando la racchetta definitivamente in pezzi.

Fernando Gonzalez, dopo aver fatto un doppio fallo proprio contro Roddick negli ottavi di finale dell'Australian Open 2010 spaccò la sua racchetta e regalò il cimelio agli spettatori. Tra le donne il fenomeno è meno diffuso anche se la forza di Serena Williams la rende un degno portabandiera del genere femminile. La tennista americana ha recentemente dichiarato in un'intervista: "ho distrutto un bel pò di racchette, prima anche durante gli allenamenti. Adesso ho smesso ma in un periodo er arrivata addirittura al punto di visualizzare le zone strategiche del campo dove sarei potuta essere certa di rompere la racchetta".

In tanti si interrogano sui vari significati del gesto e la spiegazione più diffusa è quella che rompere la racchetta abbia un effetto di scarico per l'atleta. Secondo molti psicologi il fatto di giocare uno sport come il tennis, senza contatto fisico con l'avversario e con una tensione agonistica molto alta, può produrre infatti sovraccarichi che sfociano spesso in raptus di nervosismo. La racchetta, unico strumento di gioco, è così la prima vittima di un gesto che per molti, anche se non apprezzato dagli arbitri, può essere un distensivo importante, soprattutto alla fine di un set. La conferma arriva direttamente da un'atleta come Andy Murray che si è affidato alla psicologa Alexis Castorri per superare i suoi problemi di concentrazione: "Ho parlato con lei di tante cose al di fuori del tennis che potevano farmi perdere il focus mentale sulla partita. E' una cosa che mi ha aiutato tantissimo, sicuramente più che parlare di respirare o prendere tempo tra un punto e l'altro'. Spesso gli psicologi sportivi consigliano agli atleti di scaricare la rabbia su un oggetto, nel nostro caso è la racchetta".

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Matteo Politanò