Il segreto per stare in forma? Mai dire "oggi no"
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Il segreto per stare in forma? Mai dire "oggi no"

In Italia più poltrona che sport. Il medico sportivo "Bisogna cambiare mentalità"

Lo sport fa bene alla salute, è cosa nota da tempo. Meno tempo si passa seduti alla scrivania di lavoro, oppure sul divano di casa davanti alla tv, maggiori sono le possibilità di non dover ricorrere all’aiuto di uno specialista per sistemare scomodi problemi cardiovascolari. Nel 2009, l’inattività fisica è stata indicata come il quarto fattore di rischio tra le malattie non trasmissibili. Secondo l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, con un po’ di movimento in più si potrebbero evitare 3 milioni di morti all’anno. Un dato non trascurabile, se si pensa che lo sforzo richiesto per cambiare le cose non è poi così importante. I medici di tutto il mondo lo dicono da anni. Per stare in forma e rimandare l’appuntamento con il medico basterebbe camminare per 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana. O se si preferisce, correre per 20 minuti almeno per 3 volte ogni 7 giorni. Certo, è necessario trovare il modo di mettere da parte la pigrizia, il nemico numero 1 per chi decide di cambiare vita.

E che sia il caso di darsi una mossa lo suggerisce anche una recente indagine pubblicata sul Lancet, l’autorevolissima rivista che raccoglie il meglio della ricerca scientifica. L'indagine, coordinata dal professor Pedro Hallal dell’Università federale di Pelotas, in Brasile, ha messo a confronto i dati provenienti da 122 paesi (89% della popolazione mondiale) e dimostra che l’inattività fisica è un trend in costante aumento, in Europa, come negli altri continenti. A livello mondiale, il 31,1% degli adulti (dai 15 anni in su) sono fisicamente inattivi, con proporzioni che vanno dal 17% del Sud-Est Asiatico a circa il 43% delle Americhe e del Mediterraneo orientale. L’inattività aumenta con l’età, è maggiore nelle donne che negli uomini ed è aumentata nei paesi ad alto reddito.

In questo contesto, l’Italia non ne esce benissimo, anzi. Per il gruppo di lavoro del prof Hallal, nel nostro paese pratica costantemente attività fisica meno di una persona su due. Il 54,7% degli adulti di casa nostra non si muove quanto dovrebbe. In Europa, fanno peggio soltanto a Cipro (55,4%), in Serbia (68,3%), in Turchia (56%), a Malta (71,9%) e nel Regno Unito (63,3%). Già, proprio così, nella terra delle Olimpiadi 2012 si preferisce evidentemente sorseggiare una birra in uno dei tanti pub della city piuttosto che indossare tuta e scarpe da ginnastica per una corsetta nel parco. Come si diceva, le donne sono generalmente più pigre (o più indaffarate, questione di prospettiva e di possibilità, certamente) degli uomini. In Italia, i numeri parlano chiaro: gli inattivi sono per il 49,6% uomini e per il 59,8% donne.

“Lo diciamo da 30 anni che bisogna intervenire e fare qualcosa per invertire la tendenza – dice a panorama.it il dottor Piero Astegiano, specialista in medicina dello sport e vicedirettore dell’Istituto di medicina dello sport F.M.S.I. di Torino -. Il numero delle persone che accusano problemi legati all’inattività fisica è in costante aumento. Lo riscontriamo nei ragazzini 11 anni, che presentano una serie di parametri tutt’altro che incoraggianti e che certo non fanno ben sperare circa il loro sviluppo”.

Vero, ma allora se è noto che muoversi fa bene, anzi, è indispensabile per evitare guai di salute, perché i dati dicono che va sempre peggio?

“Due le ragioni su tutte – continua il medico sportivo -. La pigrizia. Perché ciascuno di noi, a modo suo, tende a fare il possibile per non fare fatica. E il contesto socio-culturale con il quale ci dobbiamo relazionare. Per capirci, i lavori di carattere manuale, che sono i presupposti dell’attività fisica, sono in costante diminuzione. Cambia il mondo, cambiano le abitudini delle persone”. Da qui la differenza chiave tra fare attività fisica e fare attività sportiva. “Certo, sono due pratiche da tenere ben distinte. Giocare a tennis una volta alla settimana, oppure fare una passeggiata quando capita, non significa fare sport. E’ un modo per mantenere un minimo di efficienza fisica, nulla più”.

Si diceva, meno moto, più guai. “Se non si fa attività fisica si va incontro alla sindrome ipocinetica (ndr, ipotrofia dei muscoli scheletrici per scarso utilizzo degli stessi), che si ripercuote su tutti i segmenti dell’organismo, dal cuore ai polmoni, fino ai muscoli e alle articolazioni. Le possibili conseguenze? Si possono manifestare malattie come il diabete, l’ipertensione, l’affaticamento del cuore e alcuni deficit respiratori. Il soggetto diventa così inevitabilmente più aggredibile da altri fattori, siano essi virali o batterici”. In poche parole, si rischia molto di più. E il tempo che si decide di non destinare all’attività fisica quotidiana lo si maledice più o meno puntualmente quando si prende atto dei danni causati dalla nostra pigrizia.

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Dario Pelizzari