Barazzutti e la Davis vinta in Cile nel 1976: "Ci erano tutti contro"
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Barazzutti e la Davis vinta in Cile nel 1976: "Ci erano tutti contro"

Il capitano azzurro ricorda le polemiche politiche legate all'impresa che sarà celebrata prima della finale degli Internazionali d'Italia

"Ricordando la nostra impresa e la nostra battaglia per andare a giocare in Cile quarant’anni fa, oggi si dicono tutti contenti della nostra vittoria e di aver parteggiato per noi. Io non dimentico, invece, che fecero l’impossibile per non farci prendere quell’aereo". Corrado Barazzutti, 63 anni, capitano di Coppa Davis da 15 anni e di Fed Cup da 14, aveva solo 23 anni quando nel 1976 con Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Tonino Zugarelli, e capitan Nicola Pietrangeli, portò in Italia la prima (e ancora unica) Coppa Davis andando a giocare allo Estadio Nacional de Cile in pieno regime dittatoriale di Pinochet.

Il 15 maggio, giorno della finale degli Internazionali d’Italia in corso a Roma, i quattro moschettieri saranno festeggiati dal Coni (e anche qui le polemiche non mancano, pare che Adriano Panatta, ai ferri corti con la Federtennis, non ci sarà perché non si sente adeguatamente celebrato rispetto al trionfo del Foro Italico sempre nel 1976; mentre sarà al Roland Garros per premiare il vincitore e celebrare così il bis di quello storico anno).

Barazzutti, come visse quella vigilia?
"Non ero certo sereno. Ricevevo telefonate minatorie di notte, mentre di giorno sfilavano i cortei con i cartelli 'Non si giocano volèe con il boia Pinochet'. Giancarlo Pajetta inveiva contro di noi tutti i giorni, e persino Domenico Modugno compose una canzone a favore del boicottaggio".

L’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti temporeggiava, l’estrema sinistra premeva per il boicottaggio, Bettino Craxi diceva che era più importante vincere la partita della democrazia. Alla fine decise il Coni, pressato da Pietrangeli e con un’apertura, pare di Enrico Berlinguer. Lei fu mai sfiorato dall’ipotesi di non giocare in un paese che mieteva desaparecidos?
"No, e non perché non avessi coscienza politica. Ma è la politica che, appunto, deve utilizzare i suoi strumenti in questi casi. Strumentalizzare lo sport è sbagliato".

Lei fu il primo a entrare in campo contro il loro n°1 Jaime Fillol e andò sotto 4-0 nel primo set prima di portare a casa il match: ricordi?
"Ero molto teso, come lui del resto, perché sapevamo che quella partita era decisiva. Pensai solo che dovevo giocare meglio di quello che stavo facendo e vinsi al quarto set".

Poi ci pensò Adriano Panatta ad aggiudicarsi facilmente il secondo singolare e quindi il doppio che diede la vittoria all’Italia, in coppia con Bertolucci. Fu il match in cui Panatta raccontò poi di aver indossato la maglietta rossa proprio per lanciare un messaggio di sfida a Pinochet. Qualcuno sostiene però che era semplicemente la maglietta prevista dallo sponsor...
"Io di questa 'sfida cromatica' allora non sapevo niente. L’ho appreso qualche tempo fa, leggendo il libro di Panatta".

Oltre che vincitore in Davis, è stato anche semifinalista agli Open Usa e al Roland Garros, n°7 del mondo nel ’78. Qual è la partita che non dimenticherà mai?
"Un match di Davis contro la Cecoslovacchia, contro Ivan Lendl. Vinsi 7-5 al quinto set e non ero freschissimo, visto che il giorno prima avevo perso sempre per 7-5 al quinto contro Thomas Smid".

Da capitano ha vinto quattro titoli in Fed Cup e ancora nulla in Davis. Considerando il record negativo tricolore in questa edizione degli Internazionali, con neanche un italiano approdato agli ottavi, come vede il prossimo futuro del tennis azzurro?
"Bisogna avere qualche anno di pazienza. Di ragazzi italiani promettenti ce ne sono: qui al Foro Italico si sono distinti Lorenzo Sonego e Marco Cecchinato, e poi conto anche su Matteo Donati, Gianluigi Quinzi, Stefano Napolitano, Edoardo Eremin… Speriamo che prima o poi la Davis possa tornare in Italia".

E per un ricambio vincente nel femminile?
"Bisognerà aspettare un po’ di più. Claudia Giovine qui ha giocato molto bene, spero che cresca".

Alle Olimpiadi chi rappresenterà l’Italia?
"Sara Errani, Roberta Vinci e forse anche Karin Knapp. Nel maschile Andreas Seppi, Fabio Fognini Paolo Lorenzi. E spero che ci sia una wild card anche per Simone Bolelli".

Il suo contratto da capitano è in scadenza a fine anno: poi cosa prevede?
"Ho dato la mia disponibilità alla Federtennis: se me lo rinnovano bene, altrimenti farò altro".

Olycom
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Antonella Piperno