Si correrà la maratona in due ore?
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Si correrà la maratona in due ore?

Dopo il record a Berlino del keniano Kipsang, la domanda sorge spontanea. E Orlando Pizzolato spiega perché la risposta è senz'altro affermativa

2:03:23 (2 ore, 3 minuti, 23 secondi). Accendendo questo tempo sul traguardo di Berlino, il trentunenne keniano Wilson Kipsang Kiprotich ha stabilito il nuovo record mondiale della maratona. E ha riacceso la fatidica domanda nella testa di tanti appassionati: riuscirà l'uomo a correre in sole 2 ore o anche meno i 42 km e 195 metri della gara podistica per eccellenza?
"Sicuramente accadrà", risponde Orlando Pizzolato, due volte vincitore della maratona di New York negli anni Ottanta e oggi promotore di un servizio di consulenza per i tanti runner che vogliono arrivare a misurarsi sulle lunghe distanze. "L'unico dubbio è quando: negli anni Sessanta i ricercatori ipotizzavano che i maratoneti avrebbero corso in due ore nel Duemila, mentre oggi - alla luce dei dati raccolti - le proiezioni parlano di una finestra tra il 2035 e il 2050. In ogni caso, anche e soprattutto per effetto di una sempre più alta competizione, le prestazioni stanno migliorando in maniera più sensibile che nel passato e il traguardo - se non vicino - è comunque certo".
È certo anche che sarà un africano, più probabilmente un keniano, a tagliarlo?
"Molto probabile: il Kenya è una miniera di potenziali campioni di cui è stato scoperto il filone, senza però sapere dove andrà a finire e soprattutto quali incredibili diamanti potrà rivelare. Trent'anni fa, quando io ho vinto a New York, avevo solo un paio di atleti africani per avversari, mentre oggi sono tantissimi quelli di livello e il bacino è destinato ad allargarsi, perché in quei Paesi la corsa è vista come il mezzo per raggiungere la ricchezza economica e quindi sempre più ragazzi cercano di entrare in contatto con chi li può lanciare nell'atletica. E proprio l'incontro tra queste potenzialità naturali (a partire dalla maggiore capacità dei keniani di sopportare l'accumulo di acido lattico) e le tecniche di allenamento per ottimizzarle al meglio porterà al runner capace di correre la maratona in due ore".
Al proposito, qual è il dettaglio vincente per essere veloci?
"Si tratta di un insieme di dettagli che portano a una meccanica di corsa che ti fa spendere poco per andare più forte: quella fatta ad esempio vedere a Berlino da Wilson Kipsang e che - come detto - è l'esatta conseguenza di una predisposizione naturale portata poi ai massimi livelli da un'adeguata preparazione atletica in quota e dalla cura del gesto tecnico. Incide poi un altro fattore, ovvero il fatto che tanti ex mezzofondisti diventano poi negli anni maratoneti: fisici abituati ad assorbire sotto sforzo accumuli di acido lattico che nella maratona non sono invece richiesti, con un conseguente vantaggio in termini di resistenza e conseguentemente di velocità".
C'è una maratona che, come percorso, si presta più di altre all'ulteriore abbattimento dei tempi per avvicinarsi sempre di più alle due ore?
"Non è un caso che il record sia stato registrato a Berlino: ci ho corso tre anni fa ed è difficile mettere insieme dieci metri di salita. Il percorso è piatto come un biliardo: devi solo partire forte e poi far scorrere le scarpette sull'asfalto... Altre maratone con queste caratteristiche sono quelle di Chicago, Tokyo e Pechino. Poi c'è Londra, che non ha un tracciato veloce, ma dove tutti gli atleti corrono al massimo per la ricchezza del montepremi, che è sempre un ottimo stimolo a infrangere i record".
In tutto questo, quanto gioca la moderna attrezzatura sulle performance attuali e del futuro?
"Per la qualità e la leggerezza raggiunte, le scarpe sono ormai ininfluenti. Piuttosto, a mio avviso, la differenza potrà essere fatta dall'abbigliamento: stanno infatti studiando tessuti in grado di mitigare il surriscaldamento del corpo sotto sforzo e la chiave vincente sta proprio lì. Attualmente un maratoneta raggiunge i 40°C in piena azione: un abbigliamento che favorisca il non accumulo di calore, mantenendo la temperatura corporea intorno ai 38°C, farebbe guadagnare non poco in termini di potenza e quindi di tempi. È lo stesso concetto dei sistemi di raffreddamento per i motori delle macchine da corsa".

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Paolo Corio