La staffetta russa senza lesbiche
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La staffetta russa senza lesbiche

Il loro bacio sul podio aveva scatenato polemiche ed interpretazioni. Ma era solo semplice gioia per la vittoria

"Siamo sposate, non siamo lesbiche, il nostro bacio in bocca era un'espressione di gioia per una vittoria che aspettavamo da otto anni e non una protesta" contro la legge omofoba di Putin. Lo hanno detto, in conferenza stampa a Mosca, Ksenia Rizhkova e Iulia Gushina, le russe che hanno festeggiato con un bacio in bocca l'oro nella 4X400 ai Mondiali di Mosca. ''Siamo indignate per l'interpretazione dei media occidentali, e' un insulto a noi e a tutta l'atletica leggera''.

Quelle che avete appena letto sono le righe dell'agenzia appena battuta dall'ansa e che mette fine al circo mediatico nato dopo l'episodio più famoso di tutti i mondiali di atletica di Mosca. Si, stiamo parlando del bacio tra le due atlete russe fresche vincitrici a sorpresa della medaglia d'oro davanti alle rivali di sempre degli Stati Uniti.

Un bacio che era quindi solo gioia, gioia per la vittoria e per tutto quello che c'è dietro (parliamo di fatica e sacrifici) e nulla più. Anche perché nei paesi dell'est un bacio sulle labbra è prassi quasi comune tra le donne, come gesto d'affetto e di saluto.

Ed invece lo si è trasformato in un messaggio politico, anti Putin, anti Isimbaeva, pro gay e chi più ne ha, più ne metta. Balle, tutte balle.

Chi ha perso? Lo sport in generale, e la società che ha dimostrato ancora una volta scarsa cultura sportiva.

La stessa che porta in prima pagina Federica Pellegrini per la polemica sui 3 mila euro dalla federazione per due medaglie d'oro e non racconta come dovrebbe invece la Federica nazionale, unica vera atleta del nuoto azzurro di livello mondiale.

Nel mondo sportivo "ideale" oggi si dovrebbe parlare ad esempio di un ragazzo francese, Tommy Tamgho, capace a 24 anni e dopo aver perso due stagioni per un terribile infortunio, di saltare oltre la linea dei 18 metri nel triplo. E' il terzo uomo della storia a riuscirci. O del cappotto giamaicano nella velocità (6 ori a 0 agli Stati Uniti tra 100, 200 e staffetta 4x100 maschili e femminili). O del fallimento azzurro (la verità? I nostri giovani non hanno la stessa voglia degli altri di fare fatica, quella fatica che serve per diventare dei veri numeri 1). Oppure di Bondarenko che ha sfiorato i 2 metri e 45 nell'alto (per capire di che misura stiamo parlando, mettetevi in piedi ed alzate il braccio. E forse non basterà nemmeno quello....).

Sarebbe ora di parlare di sport, quello vero. Almeno per rispetto verso gli atleti.

Iulia, Ksenia, scusate.

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Andrea Soglio