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Alfa Romeo: storia e foto di un mito dell'automobilismo mondiale

Dai successi di Ascari e Nuvolari al ritorno in Formula 1. Le GTA degli anni 70, la Brabham Alfa di Lauda e il Turismo sotto il segno del biscione

L'annuncio dell'ad di FCA Sergio Marchionne sul ritorno in Formula 1 del marchio Alfa Romeo, ha richiamato alla memoria i grandi trionfi della casa milanese nella storia delle competizioni automobilistiche.

I nomi legati al marchio del biscionesono quelli di Antonio Ascari, Tazio Nuvolari, Enzo Ferrari, Juan Manuel Fangio, Nino Farina, Bruno Giacomelli. Spinti dai motori del biscione volarono sui circuiti di Formula 1 piloti del calibro di Niki Lauda, Mario Andretti, Patrick Depailler, Andrea de Cesaris e Riccardo Patrese.

L'inconfondibile rombo pieno dei motori Alfa Romeo riempì l'aria delle prime prove della Targa Florio, della Mille Miglia, della 24 Ore di Le Mans.

GLI ESORDI

Iniziata l'anno successivo alla fondazione della casa milanese nel 1910, l'avventura delle Alfa nelle competizioni porterà al primo grande successo nel 1925 con le vittorie decisive a Francorchamps e Monza degli assi del volante Antonio Ascari, Campari e Gastone Brilli-Peri che valgono il primo Campionato del mondo di Automobilismo.

A cavallo tra gli anni venti e trenta le Alfa Romeo 1750 6C vincono tutte le edizioni delle Mille Miglia tranne quella del 1931, mentre la 8C vinceva quattro edizioni della 24 Ore di Le Mans.

La fine degli anni trenta segna l'inizio della crisi finanziaria del biscione, rilevato dall'IRI da poco istituito. Nel settore competizioni il 1938 vede la nascita della prima squadra corse ufficiale del marchio, Alfa Corse, che viene affidata alla Scuderia del cavallino rampante guidata da Enzo Ferrari

DALLE MACERIE ALLA GLORIA: I PRIMI ANNI '50

L'attività sportiva si ferma durante gli anni della guerra, quando la produzione si concentra totalmente nella costruzione di automezzi militari e motori per aviazione, oltre che per la paralisi produttiva seguita ai gravi bombardamenti sul Portello negli anni 1943-44.

La seconda stagione d'oro sarà segnata negli anni '50 dalle vittorie nella neonata Formula 1. LA partecipazione del biscione durerà appena due stagioni ma raccoglierà i trionfi di Juan Manuel Fangio e Giuseppe Farina. Nel 1952 il nuovo stop alle corse, perché il marchio del Portello si concentra sulla futura produzione di serie della 1900 prima e della Giulietta (berlina e sprint) dal 1955.

DAGLI ANNI DI AUTODELTA ALLE STAGIONI IN F1 (1964-1983)

Gli albori del decennio successivo vedono la nascita, nel 1963, della scuderia Autodelta. La nuova squadra corse, fondata dagli ingegneri della casa del Portello Chiti e Chizzola, si occupa anche dello sviluppo dei prototipi dalla sede di Tavagnacco (Udine) lontana da occhi indiscreti. Gli anni sessanta sono caratterizzati dai successi nelle competizioni delle categorie Sport Prototipi e Turismo. Le vetture sono le Giulia TZ e TZ2 e dalla fine del decennio le Giulia GTA e Junior. Nel 1966 Autodelta è assorbita dalla casa madre e diventa la squadra corse ufficiale negli anni '70, segnati dalle vittorie delle 33 SC e TT.

Il decennio vede anche la fornitura di propulsori per le scuderie di Formula 1, sopra tutti la Brabham che sarà pilotata dal campione austriaco Niki Lauda dopo i trionfi su Ferrari. La casa del biscione partecipa come costruttore con le 182, 183,184 e 185T guidate da Vittorio Brambilla e Bruno Giacomelli, per terminare con l'esperienza di Riccardo Patrese sull'Alfa verde sponsorizzata Benetton.

Dopo il ritiro del 1983 dalla F1 come costruttore, un'esperienza avara di risultati, la casa milanese proseguirà per alcune stagioni la fornitura di motori.

SUPERTURISMO: DAGLI ANNI '90 AL NUOVO MILLENNIO

Dalla metà degli anni '80 l'Alfa Romeo vince nei campionati Superturismo con la potentissima 75 Evoluzione IMSA, trionfo proseguito nel decennio successivo con le 155 e quindi con la 156, che alla fine degli anni '90 domina il campionato WTCC.

Ha collaborato Stefano Carrara.

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Getty Images
Una difficile gara di endurance per una Alfa Romeo nei primi anni '30

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Edoardo Frittoli