Al via l'Europeo che doveva essere nostro. Polonia nel futuro, Ucraina a rischio?
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Al via l'Europeo che doveva essere nostro. Polonia nel futuro, Ucraina a rischio?

Scatta il torneo che ci ha bocciato, con dubbi sulla tenuta economica di Polonia ed Ucraina

Comunque vada non sarà un successo. Anche se la nazionale di Prandelli dovesse riuscire nell'impresa di farci dimenticare scandali e limiti tecnici. Anche se il nostro calcio uscisse ripulito dall'avventura degli Europei che mettono Polonia e Ucraina per un mese al centro di quell'attenzione mondiale che avrebbe dovuto essere nostra.

Sono passati 1877 giorni dallo choc che Platini ci inflisse in mondovisione annunciando che la nostra candidatura per Euro2012 era stata superata in extremis da quella tutta politica e virtuale dei due paesi dell'Est. Era il 18 aprile 2007 e da quel giorno è iniziato lento ma inesorabile il nostro declino tecnico ed economico. Abete, che nel 2007 c'era insieme alla ministro Melandri, non potrà non osservare con una punta di invidia malcelata gli impianti che ospitano la rassegna.

E' già successo in novembre quando l'Italia è stata chiamata a inaugurare lo stadio di Wroclaw nuovo di zecca, con servizi e comfort a cinque stelle. L'immagine di quello che avremmo voluto essere e che invece non siamo e che si è tradotto in un gap impossibile da colmare anche in campo. Tanto per fornire una metro di parangone, quel 18 aprile 2007 a Cardiff l'Italia era reduce dai trionfi mondiali di Berlino, seconda nel ranking Uefa alle spalle dell'Inghilterra e alla vigilia del successo del Milan nella finale di Atene della Champions League.

Un movimento in salute malgrado lo tsunami di Calciopoli ma già minato alle radici come ha dimostrato il crollo successivo. Oggi di quel curriculum da esibire ovunque è rimasto ben poco. I nostri club sono diventati la periferia dell'impero e la nazionale si affida alla scaramanzia per sperare di costruire un Europeo da ricordare. I nostri dirigenti avevano affidato alla candidatura per Euro2012 il progetto di rilancio del movimento: soldi, strutture, legge su gli stadi. Tutto naufragato in un solo istante con effetti che adesso si stanno facendo sentire.

Siamo rimasti fermi a Cardiff mentre il resto del mondo (calcistico) correva a doppia velocità. Solo la Juventus è stata capace di adeguarsi costruendosi una casa tutta sua. La legge é impantanata nei corridoi della politica e anche le promesse del ministro Gnudi di licenziarla a breve sono sinora rimaste lettera morta. Comunque vada, insomma, non sarà un successo per noi ma solo una fonte di rimpianti anche se il cammino di Polonia e Ucraina per arrivare alla cerimonia inaugurale è stato tutt'altro che lineare.

Il timore è di una manifestazione a due velocità: all'altezza in Polonia, meno in Ucraina dove l'organizzazione dell'evento è costata una vera fortuna: 13,4 miliardi di dollari. Soldi garantiti in larghissima parte dai contributi di aziende di Stato e investitori privati. La crisi ha fatto il resto e più di un osservatore economico-finanziario ha lanciato l'allarme che il post-Europeo di Kiev possa sinistramente assomigliare al post-Olimpiadi di Atene. Per tralasciare tutti i discorsi legati alla situazione politica nel paese e alle recenti vicende che hanno acceso i riflettori della comunità internazionale.

Sta certamente meglio la Polonia. Euro2012 è stata l'opportunità per investire sul futuro di una nazione in crescita. Oltre agli stadi sono state costruite infrastrutture stradali e ricettive che nei piani del governo dovrebbero consentire un balzo nel futuro con attenzione soprattutto all'economia del turismo. L'impatto degli Europei sul Pil è stimato nel +2,1% e il risultato del campo sarà solo un dettaglio di un quadro che appare già ben costruito.

In ogni caso questo sarà comunque l’Europeo più ricco di sempre con incassi da commerciali in calo rispetto a quattro anni fa (290 milioni di euro) ampiamente bilanciati dal boom dei diritti televisivi che da soli garantiranno un introito  a 840 milioni di euro. Una ricchezza equamente distribuita tra Uefa, federazioni nazionali e club che mandano i giocatori. Sulla carta sarà un successo. I bilanci si faranno tra un mese.

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