Uomini e donne, sul lavoro "funzionano" in maniera differente
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Uomini e donne, sul lavoro "funzionano" in maniera differente

Nonostante il femminismo e la parità di diritti, una ricerca Usa spiega che i Lui e le Lei in azienda non saranno mai intercambiabili

Diversi. Uomini e donne sono diversi. Geneticamente, caratterialmente e mentalmente. Non c'è un meglio o un peggio, ma solo una sostanziale diversità. Anche sul lavoro. A parlarne, di recente, sono stati due ricercatori americani, Peter J. Kuhn e Marie-Claire Villeval che hanno pubblicato un nuovo studio dal titolo: "Le donne sono più attratte dalla cooperazione degli uomini?"  

Lo spunto per la riflessione arriva dall'osservazione della realtà. Mediamente le donne svolgono con maggiore successo attività lavorative per vengono compiute in gruppo o che comunque coinvolgono l'accudimento e la valorizzazione del prossimo: attività no profit, di beneficenza, lavori in ospedale, come infermiere o in aziende dove è necessaria la collaborazione di equipe.

Spesso quelle svolte dalle signore sono attività meno remunerative, ma che danno grandi soddisfazioni a livello umano. Gli uomini, invece, vantano eccellenza in qualità di manager, alla guida di un'azienda o nel settore finanziario; lavori tutti nei quali si è al timone da soli.

Considerando che, anche se siamo nel 2013, comunque una buona fetta di responsabilità in questa discrepanza professionale va imputata al sessismo machista delle aziende, alle lobby di soli uomini che siedono là dove conta, e alla difficoltà delle donne di raggiungere i vertici della scala sociale, gli studiosi hanno voluto capire che cosa ci sia dietro questo differente approccio al lavoro da parte degli uomini e delle donne.

Interrogandosi sul perchè il fenomeno avvenga si è scoperto allora che dietro la predisposizione naturale a lavorare in gruppo o meno c'è un diverso rapporto col prossimo. Generalmente le donne sono più predisposte a lavorare in gruppo perchè sanno valorizzare la squadra e cercano di trovare in chi hanno davanti le doti migliori al fine di riuscire, in concerto, a raggiungere l'obiettivo comune.

Gli uomini, al contrario, penseranno sempre, con la competitività che li distingue sin dalla culla, di essere comunque migliori di coloro che hanno davanti e finiranno per cercare di assumere il ruolo di guida che male si confà al lavoro di equipe.

L'eccellenza, allora, e alcune aziende lo hanno capito e già adottano il metodo, la si ha quando a guidare un team è una donna che si avvale delle collaborazione di un uomo. Lo spirito critico di quest'ultimo smaschererà eventuali falle nell'organizzazione del gruppo e, lavorando insieme, il risultato raggiungerà l'eccellenza. Non è necessario essere tutti uguali e intercambiabili, l'importante è sapersi valorizzare (e valorizzare il prossimo) nella maniera migliore.

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Barbara Pepi