"Un figlio? Lo faccio anche da sola".
Lifestyle

"Un figlio? Lo faccio anche da sola".

Quarantenni e in carriera: ecco chi ha scelto di essere una mamma single. Sfidando i pregiudizi

Rachida Dati, ex ministro della Giustizia francese dal corpo aggraziato e dallo sguardo di velluto, non ha mai nemmeno ritenuto necessario informarne la stampa. Semplicemente, si è mostrata all’obiettivo dei fotografi con il pancione all’ottavo mese, fasciato da un tailleur in raso firmato Dior. E, chi sia il padre di sua figlia, rimane un privatissimo segreto. Liz Hurley, invece, occhi di ghiaccio e charme da vendere, ha pensato bene di rilasciare un’intervista: “Sto per diventare mamma. Ma con il mio compagno è già tutto finito”. Gianna Nannini ha fatto di meglio: lei, una bimba, l’ha avuta a 54 anni, rivendicando con orgoglio il diritto alla maternità: “Chi è il papà di Penelope? Sono fatti miei”.

Single, quarantenni (o quasi), lavorativamente risolte. All’apice della carriera, con una casa di proprietà e una solida rete di relazioni sociali. Provviste di tutto, insomma, tranne di una cosa: un figlio. E così decidono di farlo comunque. Anche da sole.

La metafora spietata è quella del caviale. Conservato in un angolo del frigorifero, prezioso come un gioiello, in attesa della serata giusta. Poi però quella serata giusta non arriva mai, mentre la data di scadenza si avvicina. E, all’alba dei quaranta, le decisioni si prendono in fretta: o da sole o niente.

Sono moltissime, in Italia e all’estero, le donne che decidono di intraprendere una gravidanza senza bisogno di avere al proprio fianco un marito o un compagno. E, se negli Stati Uniti è sempre più frequente ricorrere alla banca del seme per sottoporsi a fecondazione artificiale, potendo contare su un apparato medico che tutela la privacy della futura madre così come del donatore, in Italia la situazione è molto differente. La legge 40, infatti, nel nostro Paese, concede alle donne single solo due possibilità: restare in attesa dell’uomo giusto o accontentarsi di quello sbagliato. In alternativa, c’è la rinuncia.

Così alcune decidono di “emigrare”, perché convinte che il diritto a essere mamma valga più delle leggi dello Stato, della Chiesa o della biologia. E, per esercitarlo, volano verso Paesi dove la legge non preclude ai single la possibilità di essere genitori: Spagna, Belgio, Inghilterra, Danimarca, Grecia. Stando ai numeri raccolti dai centri per la fertilità, le italiane sarebbero il 30 per cento. Mentre i più recenti dati Istat confermano che la percentuale di mamme single è cresciuta fino al 25 per cento. In realtà, però, effettuare un censimento, distinguendo fra i vari casi, è impossibile. Semplicemente perché per la legge italiana, loro, non esistono.

Eppure le loro storie sono impresse nero su bianco nelle statistiche dei giornali, sulle pagine dei rotocalchi, nei forum dedicati alle mamme e alla maternità. Partendo da cronaca rosa come quello – appunto – dell’ex ministro del governo Sarkozy Rachida Dati, 43 anni, origini marocchine, mamma di una splendida bimba dal nome Zohra, o la bellissima Liz Hurley, mamma single a 38 anni e poi convolata a giuste nozze con un altro partner, che si divide fra cene di gala, sedute di shopping e reclutamento di tate, a quelli meno celebri. Elena, Federica, Gabriella, Martina: i loro nomi sono comuni, le loro storie un po’ meno. Ma sono lo specchio di una realtà che cambia, sfidando leggi e pregiudizi.

Donatella, 39 anni, ad esempio, affida la sua esperienza al sito www.mammesingle.org : “Il mio fidanzato, con il quale convivevo da 5 anni, non voleva avere figli. E intanto il tempo passava. Così un giorno mi sono decisa: l’ho lasciato. E ho capito che desideravo un bambino molto più di quanto desiderassi un compagno o un legame stabile. E, quando meno me lo aspettavo, ho conosciuto Pietro, folle come me. Gli ho chiesto: mi aiuti a farne uno? Ha risposto di sì. Oggi Matteo ha un anno. Io e suo padre non stiamo insieme. Ma io sono una mamma felice. E a chi mi dà dell’egoista io rispondo: l’egoismo non va di pari passo con l’amore. E Matteo è il bambino più amato del mondo ”.

Gabriella, 41, invece, per diventare mamma, è dovuta andare all’estero. La sua storia, anche questa affidata a un portale internet, www.forumalfemminile.com , comincia con un matrimonio burrascoso finito male: “Non abbiamo avuto figli, perché lui non li voleva. E io mi sentivo vuota, una donna a metà”. Il suggerimento le è arrivato da una collega di lavoro: “Prova in Danimarca”. Nel giro di una settimana, ha prenotato il volo per Copenaghen. Ma la trafila medica non è stata una passeggiata: “Ho fatto dieci inseminazioni. Tantissime. E ogni volta, vedere che questo bimbo non arrivava, lo vivevo come un fallimento. Stavo per lasciar perdere. Poi mi hanno convinta a provare la fecondazione in vitro. Affidarmi totalmente alla scienza mi faceva impressione, ero confusa. Ma il desiderio di diventare madre era potente, mi urlava dentro. Stavolta il tentativo è riuscito. E, a chi mi chiede come farò a mantenere da sola i miei due gemelli io rispondo: dove c’è da mangiare per uno, c’è anche per tre. Noi bastiamo a noi stessi”.

Anche Martina, 42, non potendo contare sul caso che ti fa incontrare la persona giusta, è riscorsa alla scienza: “Io e il mio compagno stavamo provando ad avere un figlio, che però non arrivava. E allora abbiamo deciso di andare in Spagna, tentando con la fecondazione assistita. Ma, poco prima di salire sull’aereo, lui è scoppiato a piangere: ti prego, perdonami, ma io non me la sento più. Incredula, delusa e devastata, io sono partita ugualmente. I medici spagnoli mi hanno accolta con un sorriso: signora, se se la sente lo può fare anche da sola. E io ho detto sì.” “Certo – prosegue – se uno mi chiede se a vent’anni, o a trenta, quando ancora sognavo una famiglia tradizionale, avrei mai pensato che sarebbe andata così, io rispondo di no. Ma nella vita non sempre le cose vanno come uno si aspetta. E non è detto che sia un male”.

I più letti

avatar-icon

Arianna Giunti