Tutti pazzi per il "caffè sospeso": da Napoli al nordeuropa (grazie alla crisi)
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Tutti pazzi per il "caffè sospeso": da Napoli al nordeuropa (grazie alla crisi)

La tradizione partenopea del Dopoguerra spopola ovunque e nel mondo. E proprio da Napoli arrivano le proteste per i cloni, compreso quello di Starbucks

Adesso come nel Dopoguerra. La crisi riduce le possibilità e così tornano le vecchie (buone) abitudini, come quella del caffè sospeso, una tradizione che affonda le sue radici a Napoli, dove chi poteva permetterselo ordinava due caffè: uno lo consumava, l'altro lo lasciava - in sospeso, appunto - per chi si affacciava al bar dopo di lui e chiedeva se c'era qualche sospeso, qualche caffè da bere, gratis. Un rito antico partenopeo, che ora sbarca oltreconfine, per spopolare nel freddo nordeuropa.

A Dublino sembra infatti che il rito del caffè sospeso, anche se non riguarda il classico espresso italiano, piaccia e molto, tanto che John Sweeney, un idraulico di 28 anni, ha deciso di creare persino una pagina Facebook ad hoc. Si chiama Suspended Coffee , traduzione letterale dall'italiano, che conta già 80 mila fans nel mondo. Vi si spiega l'origine e viene presentato come un gesto di grande generosità. Molte, poi, le storie di altruismo che vi vengono raccontate.

Secondo l'ideatore della pagina Fb, il Suspended Coffee è ormai molto diffuso in ogni angolo del pianeta e in particolare in Australia, come dimostra la pagina del social network blu di Melbourne . Non mancano, però, le versioni "nazionalizzate", come quella francese, che non poteva che chiamarsi Cafè suspendu o quella svedese, Uppskjuten.

E se su Wikipedia c'è un apposito spazio dedicato alla spiegazione del caffè sospeso, che ricorda anche l'identico titolo di un libro di Luciano De Crescenzo del 2008, ricco di considerazioni e aneddoti sul rito napoletano, sul web il gesto di chi offre un caffè a un perfetto sconosciuto che probabilmente non incontrerà mai ha trovato ampia diffusione, tanto che è nata un'apposita rete, La Rete del caffè sospeso appunto.

E' stata proprio quest'ultima ad organizzare, il 10 dicembre 2011 la prima "Giornata del caffè sospeso", con l'appoggio di associazioni e commercianti di Napoli, oltre che dell'Amministrazione comunale.

Sarà la crisi, sarà perché il gesto di generosità piace ovunque, ma anche nella patria dell'Irish coffee non poteva mancare l'attenzione verso questa novità, come testimoniato solo poche settimane fa dal magazine Irish Central. Dopo aver preso piede anche in Canada e nelle Fiandre, però, dalle parti di Napoli devono aver pensato che le copie non sono comunque come l'originale.

Ecco allora che di recente il popolo napoletano si è ribellato all'introduzione del caffè sospeso anche da parte dell'americanissima Stabucks. Nelle caffetterie con la sirena, infatti, si potrà lasciare un "frappuccino" o "coffee mocha" pagato per chi non se lo può permettere. "Ma come, non eravamo noi quelli che copiano?" hanno protestato all'ombra del Vesuvio. Come dar loro torto.

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Eleonora Lorusso