Sulla bocca di tutti: i baffi
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Sulla bocca di tutti: i baffi

Dalle passerelle di Parigi ai red carpet di Hollywood, fra gadget e barberie specializzate, dal surrealismo daliniano al bisogno di ostentare mascolinità, i baffi sono tornati di moda. Ecco perché

I baffi sono come i muscoli negli anni 90, quando andava di moda ostentare la fisicità. Oggi domina una nuova mascolinità romantica: piace anche ai gay, che l’hanno fatta diventare moda.

Quando la socialite francese Marie-Hélène de Rothschild nel 1972 dette una festa a Parigi intitolandola Surrealist ball, nonostante il dress code obbligatorio il pittore Salvador Dalí arrivò senza maschera, spiegando che lui, per quella funzione, utilizzava semplicemente la sua faccia. Soprattutto i baffi, che evidenziavano la sua personalità. Sono passati 40 anni e un certo surrealismo sembra tornata in auge. Di sicuro lo sono i baffi, particolare maschile che più interpreta questa visione rétro del mondo: dalle feste degli artisti parigini (il designer Charles Kaisin in testa) a quelle veneziane in maschera, fino alle sfilate in passerella di modelli con baffi finti (Yohji Yamamoto) o veri (Givenchy), ai gadget di ogni tipo spuntati improvvisamente nei negozi degli Stati Uniti, la baffomania sembra essere più contagiosa dell’influenza.

La casting director Caterina Matteucci, della Random Production, che si occupa delle sfilate di molti marchi, conferma la tendenza: "Danno carattere a un viso, lo rendono speciale. Questo è stato un anno particolare per noi addetti ai casting, alcuni brand richiedevano esplicitamente modelli con i baffi, altri assolutamente no, perché caratterizzavano troppo uno stile. Il vantaggio spesso è che regalano qualche anno in più ai modelli e questo piace alle vendite che, in tempi di crisi, vanno bene soprattutto per il pubblico più adulto".

D’accordo con lei Antonio Frana, consulente d’immagine di personaggi dello spettacolo: "I baffi oggi rappresentano la virilità, espressa però con un certo stile. Vanno bene insieme a un abbigliamento apparentemente dimesso e vintage, mentre in realtà si accostano con cura dei dettagli. I baffi sono un accessorio, sono i muscoli degli anni 90, quando andava di moda ostentare la fisicità, in primo piano bicipiti e pettorali, e in tanti prendevano anabolizzanti per mostrarsi più grossi. Oggi la virilità viene espressa con un papillon annodato a mano, un cravattino, magari i capelli lunghi ma curati. E i baffi non fanno altro che accentuare questa nuova mascolinità romantica, tanto da piacere anche ai gay, che l’hanno estremizzata e fatta diventare una moda" conclude.

Certo, c’è da chiedersi perché ciclicamente si sente il bisogno di tornare ai baffi. Sorride, sotto i baffi, ça-va sans dire, Federico Sarica, direttore di Rivista studio: "La moda è di per sé ciclica, tutto torna e si contamina magari in declinazioni diverse. Io i baffi li porto da una decina d’anni. Mi caratterizzano, è vero, sono un mio tratto identificativo, molti nel tempo hanno imparato a riconoscermi grazie ad essi. Se dovessi tagliarli sarebbe un momento storico della mia vita" spiega. "Credo che oggi più che mai ci sia voglia di tornare al  maschile, è una fase storica in cui le donne devono tornare a vestirsi da donna e gli uomini da uomo. Non a caso sono tornati in auge l’abito sartoriale e le scarpe stringate. Personalmente ne sono felice".

I baffi servono anche per fare del bene. Esiste un’associazione, Movember, nata nel 2003 in Australia per aiutare la ricerca contro il cancro alla prostata, che prevede nel mese di novembre eventi legati ai baffi (www.movember.com). Anche in Italia sono nati movimenti simili. Basta pensare che il 24 marzo, a Roma, l’associazione Tweed Ride ha organizzato una gara in bicicletta, La Belle époque, dove i protagonisti devono essere tutti baffuti e vestiti nello stile dell’epoca (www.tweedride.it).

La moda, per una volta, è un affaire per soli uomini: secondo la semiologa Giulia Ceriani, presidente della Baba Consulting, farsi crescere i baffi è sinonimo di irsutismo controllato: "Credo che ci sia un bisogno di ristabilire i ruoli, oggi che la donna ha più potere di un tempo e utilizza comportamenti maschili. Inconsciamente l’uomo vuole tenere una certa distanza. E i baffi, insieme alle basette, evidenziano la differenza tra maschi e femmine". Ceriani poi ricorda che ogni forzatura di elementi che non abbiamo in natura è un messaggio. "Nel caso dei baffi, può essere diverso anche a seconda della tipologia. La barba, per esempio, è più realista mentre i baffetti, sottili e ben disegnati, ricordano il mondo degli artisti, del sogno, di Dalí, in sostanza lo stile di un’altra epoca forse più felice".

Intanto la passione per i baffetti è arrivata a Hollywood. Da James Franco a Orlando Bloom, fino al front man dei Red Hot Chili Peppers o al fotografo Terry Richardson, i baffi hanno fatto il giro del mondo. "Ma non dimentichiamo che lo stile di un attore di Hollywood non è mai casuale, dietro c’è sempre uno studio e un curatore dell’immagine" ricorda Carlo Mengucci, pierre di Moschino e Alberta Ferretti.

E l’arte? Secondo Edoardo Osculati, curatore di mostre, la moda non influenza l’arte, semmai è il contrario. Però aggiunge: "Sono tanti gli artisti con i baffi, da Milano a Los Angeles. Segno che qualche volta anche loro possono essere vittime della moda".

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Annalia Venezia

Portatrice sana di occhiali, giornalista prestata alle ore piccole (o nottambula prestata al giornalismo?), da sei anni curo la rubrica Periscopio di Panorama. Dopo ogni festa, prima di addormentarmi, ripeto come un mantra la frase di Nietzsche «se scruterai a lungo nell’abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te» e ogni volta mi chiedo come abbia fatto a scriverla senza essere mai stato a un party della fashion week.

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