Scene di sesso, perché è difficile girarle? I casi di Nicole Kidman, Chloe Sevigny, Keira Knightley
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Scene di sesso, perché è difficile girarle? I casi di Nicole Kidman, Chloe Sevigny, Keira Knightley

Ma anche di attrici come Hilary Swank, Charlize Theron, Sharon Stone, Natalie Dormer – Scene di sesso, la top 10

In una recente intervista pubblicata dall'Hollywood Reporter, Nicole Kidman ha ricordato le settimane trascorse sul set di Eyes Wide Shut (1999) insieme all'allora marito Tom Cruise e al cineasta Stanley Kubrick. A un certo punto ha parlato delle scene di sesso realizzate in quell'occasione e delle difficoltà affrontate per girarle, contribuendo a rimettere sotto i riflettori uno degli aspetti più complessi del lavoro di attrice, come ben sanno le colleghe Keira Knightley, Hilary Swank, Charlize Theron, Sharon Stone, Chloe Sevigny, Cléménce Poesy, Natalie Dormer e Maria Schneider.

Nicole Kidman racconta che "all'inizio Stanley dovette fare qualche pressione per convincermi ad affrontare le scene in cui facevo sesso, ma alla fine abbiamo realizzato immagini anche più estreme di quelle che poi sono finite su grande schermo. Questo perché mi sentivo al sicuro. Non ho mai pensato che fosse una situazione gratuita o stupida. E Stanley, che aveva una figlia, è stato molto paterno con me".

Fidarsi del regista è dunque importante, ma può non essere sufficiente, soprattutto se il partner sul set non è tuo marito, come nel caso della Kidman. Ecco per esempio quel che dice l'attrice Natalie Dormer, che interpreta Anna Bolena nella serie TV I Tudor: "È un'esperienza traumatica, davvero. Non è mai semplice ed è per questo che devi poterti fidare degli sceneggiatori e del regista, per essere sicura che non prevalga la nudità fine a se stessa. È un po' come affrontare quel tipo di visite mediche alle quali dobbiamo sottoporci noi donne: non è mai piacevole, ma lo fai per una buona causa".

Esistono modi per aiutare le attrici e gli attori. Per esempio puoi utilizzare le lenzuola in modo strategico, facendo intendere agli spettatori che i personaggi siano completamente nudi quando invece non lo sono. E se il regista vuole essere sicuro che il trucco non venga svelato accidentalmente, può chiedere ai costumisti di procurare g-string e sospensori color carne. Senza dimenticare, infine, che in sala di montaggio la giusta musica e le giuste dissolvenze incrociate possono trasformare inquadrature quasi caste in un tripudio di sesso.

Se poi qualcosa di esplicito deve pur accadere, si può sempre ricorrere al cosiddetto set chiuso. Cioè: rimangono al lavoro solo le persone strettamente indispensabili alla ripresa, mentre tutti gli altri vengono fatti uscire. È una costante, nel mondo del cinema, adottata per esempio dal regista Nicolas Roeg per il film A Venezia... un dicembre rosso shocking, con Donald Sutherland e Julie Christie impegnati in una scena d'amore passata poi alla storia. Ricorda Roeg: "Non diedi loro particolari istruzioni su ciò che dovevano fare. Era una scena intima che richiedeva un set intimo, così è stato sufficiente che ci fossimo solo loro, io e il cameraman".

Resta comunque il fatto che qualcuno sul set deve restarci e che il caso raccontato da Nicolas Roeg ha dell'eccezionale, perché in quell'occasione uscirono dal teatro di posa anche la segretaria di edizione, il direttore della fotografia e un altro paio di professionisti che solitamente sono indispensabili.

Anche per questo motivo, forse, alcune attrici inseriscono nei loro contratti una clausola che vieta qualunque nudità. È il caso ad esempio di Julia Roberts e, se le voci di corridoio sono corrette, anche di Scarlett Johansson e Sarah Jessica Parker. Poi ci sono attrici che accettano di spogliarsi, ma con un altro tipo di clausola, la cosiddetta "nudity rider". Tradotto: io giro da nuda, però ho l'ultima parola sul montaggio di quelle scene. È la soluzione adottata fra le altre da Charlize Theron, Neve Campbell e Sharon Stone.

Alla fine, se accetti di spogliarti un po' di imbarazzo devi metterlo in conto, nonostante le attenzioni sul set o in sala di montaggio. E qui gli antidoti sono diversissimi. Racconta ad esempio Cléménce Poesy, la Fleur Delacour di Harry Potter: "Conosco persone come Keira Knightley che bevono un paio di bicchierini di superalcolico prima del ciak. Per quanto mi riguarda, gestisco la cosa evitando di guardare quelle scene una volta che lo ho interpretate".

Ogni film è poi un caso a se stante, come del resto ogni attrice. Chloe Sevigny, ad esempio, non si fece problemi a realizzare la celebre fellatio del film Brown Bunny (il regista e coprotagonista era Vincet Gallo). E ricordando la scena d'amore fra lei e Hilary Swank realizzata sul set di Boys Don't Cry, dice: "Era totalmente coreografata. Il regista ha parlato con noi tutto il tempo, dicendoci cosa fare. Era un costante 'sposta la mano qui', 'metti la testa così' e 'adesso entrambe avete un orgasmo'. È più semplice se qualcuno ti guida in modo così preciso".

Certo, resta sempre la possibilità che qualcosa si rompa a prescindere dalle reti di sicurezza tese intorno. Nel 2007, 35 anni dopo aver interpretato la scena del burro insieme a Marlon Brando (il film è Ultimo tango a Parigi), Maria Schneider dichiarò: "Marlon continuava a dirmi di non preoccuparmi, che era solo un film. Ma mentre giravamo, sebbene fossi consapevole che quello che lui stava facendo non era reale, piansi veramente. Mi sentii un po' come se fossi violentata".

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Aldo Fresia

Scrivo di cinema e videogame. Curo e conduco la trasmissione radiofonica Ricciotto.

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