Saha Grey insegna sesso a Yale e Harvard
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Saha Grey insegna sesso a Yale e Harvard

Nelle prestigiose università americane impazza la "Sex Week", la settimana del sesso. In cattedra porno star e attori hard che insegnano tutti i segreti del sesso

Ma chi l'ha detto che l'università sia roba da nerds, occhialuti studenti impacciati alle prese solo con montagne di libri noiosi? O che i professori siano tutti vecchi bacchettoni? I tempi cambiano e, specie dalle parti di Yale e Harvard, ci si adegua, allargando gli orizzonti e soprattutto sgranando gli occhi, dal momento che a salire in cattedra c'è gente come Sasha Grey. Proprio la pornostar americana è infatti nel corpo docenti (e in un corpo da far girar la testa anche ai più morigerati e secchioni studenti universitari). A insegnare cosa? Naturalmente la materia nella quale è la più esperta in circolazione: il sesso.

Lezioni di sesso, segreti dei sex toys, fellatio e persino pratiche sadomaso entrano infatti a pieno titolo nelle più prestigiose università americane, vere cattedrali del sapere. Capofila è stata Yale, nel Connecticut, dove da ormai due anni va in scena con enorme successo la "Sex Week", ovvero un'imperdibile settimana di full immersion nel mondo del sesso, con docenti del calibro appunto di Sasha Grey, o Ron Jeremy o ancora Buck Angel. Altro che "Capitano, mio capitano" con un irriverente e travolgente Robin Williams interprete de "L'attimo fuggente".

Qui, per 7 giorni, non c'è studente che si perda neppure uno dei seminari organizzati, non un convengno, non una delle cene con ospiti di riguardo. Altro che obbligo di presenza, qui si fa a gomitate per avere un posto in prima fila. Altro che barbosissime lezioni di analisi economica: per una settimana non si parla d'altro che di sesso in tutte le sue declinazioni, dalla scoperta della sessualità latina (lezioni che ottengono sempre il pienone), alla cultura della pornografia, tanto che uno dei convegni dell'ultima edizione della "sex week" a Yale si intitolava proprio "Supersexed: Sex(ism), Intimacy and Identity in a Pornographic Culture". E come perdersi serate dai titoli così invitanti come "Fornication 101 with oh Megan!" o i "Drag show and Queer cabaret".

C'è da giurare che tutti i presenti, dopo tanta teoria, aspirino anche alla pratica, anche per quella forse è troppo presto, anche gli atenei più "progressisti". In realtà l'obiettivo dichiarato è quello di modernizzare le università, dando la possibilità agli studenti di contribuire ad organizzare gli eventi. Il problema è che in più di uno ha storto il naso di fronte a queste iniziative, sostenendo che far parlare le porno dive e i sex symbol d'America di sesso e intimità è come pretendere di insegnare a mangiar bene, andando a lezione da Mc Donalds'.

Le settimane del sesso, infatti, vanno in scena in uno degli atenei più tradizionalisti e sessisti d'America. Un po' come pensare alla Bocconi o alla Cattolica Jessica Rizzo o Milly D'Abbraccio, nei panni di professoresse. Il successo dell'iniziativa di Yale, ormai diventata appuntamento biennale (nella settimana di San Valentino!), è tale che anche Harvard ha deciso di seguirne le orme, organizzando a sua volta una "maratona del sesso" di 7 giorni lo scorso ottobre, pronta a replicare il prossimo autunnoo. Tra le "materie di studio" imperdibili ci saranno anche letteratura gay e transgender, e svariati forum sul sesso e le sue moderne forme, comprese quelle attraverso le chat dei social network.

A svelare i retroscena di questo mix di cultura e sesso è stato di recente Nathan Harden, nel suo libro "Sex and God at Yale" (2012), nel quale a dire il vero l'ex studente modello di Yale ha rivelato anche lati meno esaltanti della vita nel campus. Tra questi la diffusa pratica di docenti e accademici di passare dalla cattedra ai letti con le studentesse in modo piuttosto disinvolto, quando non addirittura violento. Non sono infatti rari i casi di abusi da parte di docenti o studenti stessi nei confronti delle ragazze, così come sembra piuttosto nutrito l'esercito degli studenti che, una volta chiusi i libri di testo, aprono le bottiglie di vino e birra, riunendosi in gruppo a guardare film porno.

Sta di fatto che il nuovo approccio accademico al sesso sta prendendo piede. Capofila, a dire il vero, è stata l'austera Cambridge, in Gran Bretagna, che lo scorso anno invitò i porno divi Johnny Anglais e Shelley Lubben a spiegare come "la pornografia svolga un buon servizio per tutti". Devono pensarla cosìanche dalle parti di Amburgo.

In fatto di emancipazione, infatti, i tedeschi restano imbattibili. L'università della città tedesca, infatti, si è spinta persino oltre, fornendo assistenza agli studenti sadomaso e ai propri giovani cultori di bondage. Al Cafè Sm (sadomaso) ci si trova infatti a parlare in libertà non di professori o esami, ma di manette, corde, frustini e pratiche di sottomissione, sorseggiando una birra e consultando libri. Libri sì, nei quali si trova ogni genere di informazione sul sesso queer (in tedesco storto, deviato), con alle spalle una manifesto in formato gigante di Che Guevara in versione drag queen. Che cosa ne pensano gli studenti italiani? Il dibattitto è aperto.

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Eleonora Lorusso