Prostituzione minorile: Gabriele Paolini arrestato
ANSA/RICCARDO DALLE LUCHE
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Prostituzione minorile: Gabriele Paolini arrestato

Il "disturbatore televisivo" accusato di aver adescato e pagato ragazzi minorenni per fare sesso con lui

Gabriele Paolini, recordman di disturbo televisivo, è stato arrestato per prostituzione minorile. Difficile si traduca in una nuova voce sul Guinnes dei primati che ne aveva nobilitato l’attività di sabotaggio, non legandola a una smaccata autopromozione ma alla sua campagna di incoraggiamento all’uso del preservativo per combattere l'AIDS.

Per capire con chi si ha a che fare basta guardare il suo sito , dove risulta evidente che il povero diavolo tutto non c’è. O che se c’è sarebbe meglio che non ci fosse. 

Paolini più che un self made man è piuttosto la prova che l’idea di diventare tutti famosi per 15 minuti, come diceva Andy Warhol, era un concetto semplificato. Lui i suoi 15 minuti li ha prolungati con ostinazione, migliaia di volte, più di 35.000 certificate, senza contare gli scatti, gli autoscatti, le performance, i film hard, le provocazioni.

Questo disturbatore di professione, talvolta proposto come un antagonista del sistema televisivo, una specie di dadaista, proprio nel momento in cui i media fingono di scoprire l’uovo di colombo della prostituzione minorile (non solo femminile) eccolo arrestato domenica sera dai Carabinieri di Roma con l'accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e detenzione di materiale pedo-pornografico.

Eccolo, di nuovo, sotto gli occhi di tutti, farsi il volto strambo dello scandalo. Questo tizio buffo, ossessivo, scarmigliato, inquietante, ora inquietante lo è davvero. Anche per lui si leverà una flebile voce o un coro, a seconda, di “anche Pasolini”?

Può darsi.

Può darsi anche che i fatti non siano come sembrano. Può darsi che si spiegherà. O che si svelerà anche peggio di quello che sembra.

Per ora è un possibile fondo del barile.

Solo poche ore prima del suo arresto Barbara D'Urso, a Domenica live, schierava una platea di soloni moralisti (quelli che di norma gridano, a un certo punto “Maria Goretti!”, pretendendo di criticare i giovani d’oggi paragonandoli a una santa dodicenne morta nel 1902) davanti a una baby squillo, costringendoli a contorsioni facciali inarrivabili mentre diceva: "I clienti vogliono le minorenni perché hanno la loro innocenza, la loro freschezza e le possono usare come un oggetto. A me, molti dei clienti, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, anche padri di famiglia che non vanno d’accordo con la moglie o che lo fanno solo per un divertimento, mi chiedevano addirittura delle perversioni, di fare i bisogni nella loro bocca, oppure addosso a loro".

Ed ecco, quando il possibile fondo sembrava raggiunto, bam!, ecco poche ore dopo farsi virale la notizia che Paolini, il giullare, l’irritante e disgustoso intruso televisivo, il simbolo della grandefratellizzazione che trasforma potenzialmente ogni isolotto in un’isola dei famosi, ogni pc dotato di webcam in una porno postazione, ogni diario segreto in un confessionale, è il nuovo simbolo del male, il capro espiatorio, il prossimo abominevole mostro da lapidare mediaticamente per continuare a fingere che ci si possa ancora davvero scandalizzare di qualcosa.

E che tutta questa farsa non sia la solita vecchia norma truccata da eccezione perché i soliti retori a gettone (di presenza) possano continuare a gridare a nuovi scandali, incrociando le dita, nella speranza di farlo sempre davanti a una telecamera accesa in loro favore, e non dietro alle spalle di nuovi professionisti che, stanchi del loro sterile chiacchiericcio, li abbiano trasformati in disturbatori di professione, costretti ad alzare la posta dello scandalo di 15 minuti in 15 minuti, fino alla farsa finale, senza nemmeno un gettone.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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