Sylvester Stallone giovane e povero
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Un giovane e povero Sylvester Stallone

Prima di Rocky e del successo globale Sly, per comprarsi da mangiare, aveva venduto addirittura il suo cane

Una gioventù da libro Cuore e un riscatto da american dream. E' quella vissuta da Sylvester Stallone, un tempo solo giovane aspirante attore di origini italo americane che viveva in un minuscolo appartamento con "scarafaggi estate e inverno".

Una vita da cani

Unica compagnia quella del cane Butkus con cui divideva la fame e la magrezza. Era il 1971 e Rocky Balboa doveva ancora nascere (il primo Rocky è del 1976) e col suo "Adriana" consacrare Sylvester Stallone e permettergli di ascendere nell'Olimpo hollywoodiano.

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Due paia di pantaloni e un grande sogno nel cassetto per Sly che, a un certo punto, pur di mettere insieme il pranzo, aveva persino venduto il suo cane per 40 dollari.

Le confessioni Instagram

A raccontare il passato difficile è stato lo stesso Stallone che, via Instagram, ha condiviso una vecchia foto con Butkus scrivendo: "Questo sono io con Butkus da cucciolo. Eravamo entrambi magri, affamati e vivevamo in una topaia sopra una fermata della metropolitana. Questo appartamento aveva scarafaggi sia col caldo che col freddo. E comunque non c'era molto altro da fare che trascorrere il tempo insieme ed è lì che ho iniziato a studiare sceneggiatura".

La nascita di un mito

E' stato proprio in quella topaia che Sly ha iniziato a pensare alla sceneggiatura di Rocky cercando poi di venderla. "Anni dopo - ricorda ancora pensando al suo cane - quando le cose andarono peggio, lo dovetti vendere per 40 dollari perché non potevo comprarmi da mangiare. Poi, come in un miracolo moderno, riuscii a vendere la sceneggiatura di Rocky e potei ricomprarmelo. Il nuovo proprietario sapeva che ero disperato e me lo rivendette a 15mila dollari... Valeva ogni singolo penny".

Butkus, ricorda ancora il candidato agli Oscar, "Era il mio migliore amico, il mio confidente, la mia spalla e poi, non ditelo a nessuno, ma l'idea di Rocky è stata sua".

A volte ricordare da dove si è partiti permette di apprezzare meglio il punto d'arrivo

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Barbara Massaro