Non voglio essere single, insieme a te
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Lifestyle

Non voglio essere single, insieme a te

Individualismo ed estemporaneità fanno davvero bene alla coppia?

Voglio doverti avvisare se esco a bere una birra con gli amici.

Voglio che, nel pieno dei postumi di una sbornia, tu mi bagni la fronte e mi reidrati, ma il giorno dopo voglio che tu mi faccia promettere che non ricapiterà tanto presto, perché la salute e il decoro per noi sono più importanti dello "sballo".
Voglio che, appena sveglia, parli con me di tutto quello che ti passa per la testa, ma che ti senta in dovere di fare dei piani per il resto della giornata pensandoci in due. Io farò altrettanto.


Voglio che mi racconti delle tue serate con le amiche, quelle rare volte in cui non si tratta di serate comuni.
Che tu mi chiami per dirmi di quel ragazzo al bar che non smette un attimo di guardarti, così che io possa venire immediatamente lì e fare in modo che abbassi lo sguardo, che un attimo di conferme del tuo fascino sia meno seducente di sapere il tuo uomo sempre presente e protettivo. Voglio che non mi scrivi quando sei ubriaca per dirmi cose senza senso solo per assicurarti che anche io ti stia pensando, perché in generale non ami ubriacarti, e le rarissime volte in cui dovesse succedere non potresti che essere con me, con cui saresti al sicuro da pericoli e brutte figure.


Voglio ridere mentre facciamo l'amore, che ci si possa sentire anche goffi mentre sperimentiamo tra le lenzuola, ma non voglio che la “sperimentazione” diventi una religione, e voglio che il nostro letto sia soprattutto il luogo dove dormiamo ogni notte, stanchi per le cose fatte e le cose da fare.

Voglio che, mentre siamo con i nostri amici, io possa ricordarmi di quella volta, all’inizio della nostra storia, in cui ti ho presa per mano e ti ho portato in un'altra stanza perché non resistevo più e volevo fare l'amore con te proprio lì, in quel momento, e di come avevamo cercato di essere più silenziosi possibile per non farci sentire.

E voglio che sia un bel ricordo, ma che adesso, mentre siamo con i nostri amici, ci scambiamo "solo" un bacio tenero prima del caffè, dopo una cena trascorsa da due parti diverse del tavolo, e ci comportiamo come i perfetti ospiti (ospitanti o ospitati) che ci piace essere.


Voglio vederti mangiare, voglio conoscere e preparare le cose che ti piacciono e voglio che tu ti senta libera di non dovermi parlare delle tue voglie in continuazione, perché le conoscerò come conosco le mie, e le rispettive voglie saranno le nostre voglie, compatibili con le nostre possibilità e le nostre esigenze.

Voglio immaginare l'appartamento dei nostri sogni, ma voglio rendere bella e importante anche la casa dove abitiamo, anche se non ci soddisfa, perché non vivere insieme non potrebbe fare per noi, dal momento che l’indipendenza è solo un modo più “cool” di chiamare la solitudine.


Voglio che costruiamo insieme i nostri piani, che puntino alla bellezza delle cose astratte ma sappiano esprimere la forza di un piano di sviluppo concreto. Voglio che tu mi sorprenda, ma rarissime volte, che tu possa dirmi "Prendi il passaporto, partiamo!" perché avremo strutturato la nostra vita e le possibilità della nostra famiglia in modo da poterci permettere certe pazzie (cioè avremo fatto abbastanza soldi, i nostri figli andranno abbastanza bene a scuola da potersi prendere dei giorni, i nostri lavori saranno così conciliabili con le nostre velleità da non doverci limitare in nulla), ma soprattutto voglio che tu sia prevedibile, certa, meravigliosamente solida nell’accompagnarmi e nel farti accompagnare nella quotidianità, nella città che avremo scelto, portando avanti con lena e spirito di sacrificio il nostro percorso.


Non voglio aver paura insieme a te, e soprattutto non voglio che tu ne abbia con me. Voglio che il nostro approccio alla vita, con le sue incognite dolorosissime e incontrollabili, sia quello di chi tenta il più possibile di limitare lo strapotere del caso attraverso l’esercizio di volontà ferree, antiche, noiose agli occhi di chi ama il vivere giorno per giorno e lo considera un divertimento.


Voglio fare cose che non farei con nessun altra, solo perché saresti quella con cui mi andrebbe di farle, anche se verosimilmente le avrei fatte comunque, con un’altra, se non ti avessi incontrata, perché essere speciali uno per l’altra non vuol dire essere unici, e una certa idea di mondo è qualcosa da perseguire a prescindere, farlo insieme è solo il modo più piacevole di farlo.


Voglio che tu abbia la tua vita, e che la tua vita sia con me, voglio che ti suoni semplicemente impensabile decidere su due piedi di partire per un viaggio, e che per me sia lo stesso, perché ci sentiremo vincolati e saremo contenti dei nostri vincoli, perché la libertà è l’esercizio scelte funzionali alla nostra prosperità, tutto il resto sono solo velleità da quattro soldi, tendenzialmente mitizzate da uomini e donne che in nome dell’indipendenza votano le loro esistenze all’infelicità.


Voglio che l’ultima cosa che potremmo farci sarebbe lasciarci da qualche parte, soli e annoiati, ad aspettare che appaia un nostro "ciao" su Facebook (da cui ci saremo fieramente cancellati, quando avremo smesso di averne un qualche bisogno lavorativo, o avremo uno staff che se ne occuperà per noi). Non voglio sempre partecipare alle tue serate fuori e non voglio sempre doverti invitare alle mie, perché saranno così poche e ininfluenti che non avremo neanche voglia di raccontarcele a vicenda il giorno dopo, visto che la nostra socialità avrà essenzialmente la stessa struttura pensionistica delle vecchie coppie delle generazioni passate, quelle per cui tutto era più strutturato e doveroso, più affettuoso che emotivo.


Voglio che il nostro rapporto sia qualcosa che ci renda semplice fare fronte alle difficoltà.
Voglio che condividiamo le mille domande che abbiamo in testa e che troviamo insieme le risposte, ma che le domande non ci paralizzino, che le risposte siano parte integrante della direzione che avremo scelto e che non sentiremo il bisogno di rimettere continuamente in discussione in nome di un relativismo becero che bolla come dogmi tutti i valori assoluti solo per l’incapacità di comprenderne la bellezza.
Voglio che tu sappia che penso che tu sia bellissima, ma voglio dirtelo comunque, voglio tu faccia il possibile per rimanerlo perché vuoi che io sia orgoglioso di te come tu pretendi di essere orgogliosa di me (per questo limiterai le mie abitudini alimentari e mi incoraggerai a vincere la mia pigrizia), ma voglio anche che tu sappia che invecchierai e che invecchierò, che lo faremo con stile, indirizzando le varie fasi della vita, ma che comunque succederà, e saremo progressivamente meno belli e meno in forma, ma comunque insieme.


Voglio sentirti dire che mi ami, proprio come farò io con te, ma voglio che non ci sia bisogno di costanti conferme, o grandi sparate, la nostra vita sarà fatta soprattutto di cose da comprare, divani da rivestire, figli da allevare, carriere e stili di vita da potenziare.
Voglio che tu possa compatire l’amica blogger che per descrivere il suo rapporto ideale, in una manciata di righe, farebbe continuamente riferimenti all’alcol e al sesso, e che l’idea di camminarmi davanti perché io possa godermi la vista del tuo sedere non rappresenti il tuo massimo punto d’arrivo, perché avrai ben altre cose a cui pensare.
Voglio fare dei piani, bellissimi e ragionati, che faremo di tutto per realizzare, perché non hanno nessun senso i piani irrealizzati, ma solo quelli da contemplare guardandosi indietro.


Voglio essere tuo marito, non un tuo amico, la persona con la quale ami uscire e divertirti, certo, ma con cui ami soprattutto stare in casa a fare le cose che ci sono da fare.
Voglio che tu non abbia alcun desiderio di flirtare con altri uomini, che tu non mi metta mai in imbarazzo davanti ad altre persone, che tu sappia comportarti, sempre, e che la cosa non solo non ti pesi, ma ti renda felice.
Voglio essere la persona con cui puoi non fare l’amore tutte le sere e voglio che tu sia la persona con cui posso non fare l’amore tutte le sere. Non solo voglio che ci sentiamo liberi di addormentarci direttamente, la sera, ma voglio che con il passare del tempo questo diventi scontato, perché il sesso è solo una parte di un rapporto, e non quella più importante, e la passione dell’inizio non tornerà mai più, e questo è assolutamente normale, e tenere accesa la fiamma del desiderio non rappresenterà la nostra principale ossessione, non ci faremo irretire dalle ridicole pretese della contemporaneità, in cui la felicità è stravaganza ed eclettismo. Per noi, la felicità, sarà quello che realmente è: costruzione e impegno, risultati e verifiche, soddisfazioni e rilanci.


Voglio tu possa essere la persona che si leva di torno mentre lavoro, ma che tu possa starmi accanto anche mentre lavoro, o che mi possa volere accanto anche mentre lavora, perché saremo l’uno per l’altra una preziosa stampella.
Voglio avere una vita come quella che hanno avuto i miei nonni, con te. Incomparabilmente più bella di quella di quei poveri single o di quelle coppie piene di rivendicazioni che ogni tanto incontreremo, il cui destino sarà quello di morire da soli con la sola magra consolazione di esseri “goduti” un po' di sesso sciatto e occasionale e millantati stravizi, da condividere in stupidi post su blog on line, che al solo pensarci, quando saremo pieni di acciacchi e di ricordi, ci farà sentire migliori, anche perché l’arroganza supportata dai fatti sarà la cifra stilistica con cui avremo abbellito la nostra vita insieme.


Faccio la mia parte per trovarti, tu fai la tua per trovare me.


NOTA: questo post (che parola orrenda, sigh!)) è la rivisitazione ragionata di un post (sigh!) irragionevole apparso per la prima volta su The Huffington Post US a firma della blogger Isabelle Tessier e tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo.


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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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