Martina Colombari: "Io mangio positivo"
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Martina Colombari: "Io mangio positivo"

La sua attenzione al cibo è da manuale. Come tiene insieme rigore e gola? Con una ricetta, di vita

«Signori, Miss Italia 1991 è...». Fabrizio Frizzi, con quei fogli arruffati in mano e l’annuncio in canna, sembra persino più emozionato delle due ragazzine che aspettano composte il verdetto.

«La numero 9... Martina Colombari!». Baci, abbracci, qualche lacrima. Su YouTube si rivede tutto. Anche un Alain Delon già attempatello che fa il piacione mentre la incorona («Preferisco suo figlio» lo rimbalzerà poco dopo la vincitrice). Da allora sono passati 28 anni. La 16enne Martina Colombari è diventata 44enne pochi giorni fa.
E nel mezzo ci sono state tante cose. Ha fatto la modella, la presentatrice tivù e l’attrice; ha acceso le cronache rosa grazie al lungo fidanzamento con Alberto Tomba (conosciuto perché il campione del mondo di sci era proprio tra i giurati di Miss Italia) e poi a quello con il giocatore del Milan Alessandro Costacurta, che diventerà suo marito e padre di Achille, oggi 15enne.

Ma che sera quella sera...

Il volto acerbo e le sopracciglia folte come usava, il sincero accento romagnolo, Martina era
«la» ragazza della porta accanto, la bellissima straitaliana che fino al giorno prima aveva aiutato al ristorante di famiglia, nella sua Riccione, cresciuta com’era fra tortelli e piade. «Mio nonno cominciò facendo il cameriere in un bar-gelateria» ricorda. «Dopo ha aperto un piccolissimo bar suo, poi diventato pizzeria, poi tavola calda, infine ristorante vero e propro, 45 anni fa. Ci lavoravano una trentina di persone ed era aperto quasi 24 ore al giorno. Si chiamava Da Gianni, sulla passeggiata. C’è ancora, anche se non è più nostro. In compenso mio zio ha un bar ristorante in spiaggia».

Nome?

Compreso Iva. Con Alessandro (Costacurta) e Achille ci andiamo a mangiare quando siamo al mare a Riccione. Nella nostra famiglia c’è sempre stata la ristorazione.

Il che la rende perfetta testimonial di questo Speciale food. Che ricordi conserva di quando era bambina?

Dove mi mettevo davo fastidio. Se andavo in cucina... «No, c’è la friggitrice!». Se mi spostavo alla tavola calda... «No, c’è la griglia, ti scotti!». Dietro al bar... «No, c’è la macchina del caffè e ti ustioni!». Dovevo mangiare alle sei del pomeriggio come le galline oppure scendere giù in cantina.
Un sotterraneo dove mi apparecchiavano un tristissimo tavolino. Cenavo da sola, faccia 
al muro.

La dura vita dei ristoratori. Poi è cresciuta.

E sono diventata addetta alle birre alla spina.

Scommetto che i clienti venivano solo per vederla.

Non saprei, avevo appena 16 anni quando sono diventata Miss Italia. Quello che so è che fino a pochi giorni prima servivo tortellini, strozzapreti, passatelli in brodo o al sugo di pesce. E che dal giorno dopo cambiò tutto. Tornata a Riccione il sindaco aveva organizzato una conferenza stampa proprio dentro il ristorante, io con la corona in testa. A quel punto sì, veniva tanta gente per vedermi.

Con radici così profonde nella ristorazione, chissà che manicaretti prepara a casa sua.

Io non so cucinare. Io odio cucinare!

Ah...

A casa mia si mangia in modo semplice e salutare.

Dica dica.

Non troppa carne rossa, niente fritti o umidi, tanto pesce cucinato in modo semplice. Nel nostro piatto ci sono sempre proteine, verdure e carboidrati, magari integrali. Quindi hamburger di lenticchie, zuppa di legumi, pesce. Sì, ogni tanto mi concedo un passatello in brodo ma è un’eccezione.

È un’attenta salutista.

Ultimamente ho fatto anche il test del Dna per vedere quali valori devo tenere sotto controllo.

Risultato?

Sono un po’ intollerante al glutine.

Non è che le tolgono i natali riccionesi? Scomunicata per rifiuto del cibo tradizionale.

Stia tranquillo che quando mangio da mia nonna a Riccione mi godo le sue tagliatelle al ragù, le lasagne, i tortellini pasticciati... Mangiar sano non significa seguire una dieta, ma il regime alimentare che scegli tu.

Almeno una piada la saprà fare.Consigli?

La piada va mangiata normale. Sicuramente non va arrotolata come la propongono tutti i bar dei milanesi: non s’è mai visto in Romagna il rotolo di piadina. Si fa a mezzaluna e poi la tagli a spicchi.

Ingredienti?

Ovviamente i classici. Stracchino e rucola. Oppure insalata crudo e squacquerone. O prosciutto e mozzarella.  Ma c’è anche il cassone con erbette di campagna, pomodoro e mozzarella.

Però è più forte sulle verdure.

Mangio tutti i tipi di verdure e cucinate in tutti modi. Le faccio con avocado, frutta secca, semi e proteine, come tocchetti di salmone, oppure uovo. Ma non bisogna esagerare con l’insalata, che può far male. Inoltre si deve rispettare la stagionalità di frutta e verdura. Le mele in estate? Scherziamo? Inutile poi stupirsi che le coltivazioni sono sballate, riempite di conservanti, modificate geneticamente o provenienti da chissà dove. Con il cibo serve  consapevolezza. In casa nostra cerchiamo di averla.

Per suo figlio quindicenne dev’essere dura avere genitori così talebani. Scommetto che ha trovato in giro cartacce di merendine e tubi di Pringles vuoti. 

Lo ammetto: in camera sua mio figlio ha il «cassetto delle schifezze» e guai a toccarglielo. Dentro c’è di tutto, mezzo scartato, mezzo mangiato... A Milano hanno aperto due negozi di dolci americani e lui ne fa incetta. Dal burro di arachidi al marshmallow spalmabile. Altri barattoli sembrano colla vinilica. Le brodaglie da bere hanno colori che non esistono in natura.

E a lei non piacciono i dolci?

Sarei capace di finire mezzo chilo di gelato.

È il suo cibo preferito?

No, è la pizza. Da quella che trovi all’autogrill a quella gourmand, oggi diffusissima.

Il cibo è più sofisticato di una volta. Negli anni Ottanta e Novanta si mangiavano i tortellini panna e prosciutto.

E le penne alla vodka. E il cocktail di scampi serviti nella simil-conchiglia. Che schifo! (ride) E il risotto allo champagne.

E il Galestro capsula viola. 

E la vodka alla pesca.

Altri tempi anche se per lei, il tempo, non sembra essere passato. Sarà che fa un sacco di attività fisica.

Ogni giorno. Dalla corsa in su.

Su Instagram ha quasi un milioni di follower ma gli hater la accusano di essere troppo magra.

Sui social c’è di tutto.

Posta anche foto in costume, alcune obiettivamente sexy. Si sente sexy?

Mi sento viva.

È la 44enne più in forma del mondo.

Rimanere giovani non significa avere meno rughe ma essere più sani. Darsi delle regole, sei tu che scegli cosa entra nella tua bocca. Se la sera mangi come un diavolo e vai a letto tardi non ti puoi lamentare che la mattina sei una larva.

Mi sta sgridando? 

Perché,  è così sregolato?

Beh…

E allora deve cambiare stile di vita! Di vita ce n’è una sola, sa, e  questo vale per tutti! Per cui o mangi bene adesso o dopo sarà troppo tardi.

Appena sveglio mi faccio un espresso con diversi biscotti al cioccolato. Dice che non va bene?

Ma proprio no! Un po’ di acqua calda e limone... un po’ di frutta... un po’ di proteine le vorrà mangiare. Che sia uno yogurt, che sia un uovo sodo, un avocado, dei pancake con farine arricchite con polveri proteiche naturali. Non bisogna trascurarci.

E a pranzo mangio spesso un panino.

Cosa?! (grida ridendoMi sta provocando? Lo dice apposta per farmi arrabbiare? Mangia davvero così, con questa... questa... dieta errata?

Qualche saggio consiglio?

Alla sera si cucina una dose un po’ più abbondante della cena, così per il pranzo del giorno dopo c’è pronta la schiscetta. Non pretendo che si metta a cucinare al mattino perché mi sputa in un occhio.

In questa stagione non si può rinunciare al rito dell’aperitivo. O vuol toglierci anche quello.

No no, quello va bene. Un moscow mule o un bel bicchiere di rosso ogni tanto... Come dicevo, si vive una volta sola.

Sta rapidamente diventando la mia guru.

E lei sfotte. La fa meditazione?

La medi-che?

Ahahaha. Meditazione. Aiuta. Che non è solo quella «oom» con le gambe incrociate. Ti fa aprire gli occhi sulla vita. Quante volte sei consapevole di ciò che davvero stai facendo? Non molte durante la giornata. Vai in automatico. Invece il nostro destino lo decidiamo noi.

In una parola...

È sempre la stessa: «Consapevolezza». 

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Massimo Castelli