L'Islanda non ama più i turisti
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L'Islanda non ama più i turisti

Il paese dice "no" al boom di visitatori. Ecco perché

Ci sono Paesi che fondano la propria economia e ricchezza sul turismo, altri che aspirano a diventare mete preferiste dai viaggiatori, eppure in Islanda hanno deciso di dire "no" al turismo di massa, dopo aver registrato un vero boom di visitatori stranieri. Sembra assurdo, ma dalle parti di Reykjavik hanno deciso di aumentare persino le tasse nei confronti di uno dei maggiori "responsabili" dell'aumento di turisti, ovvero AirBnb.

Ce ne sarebbero troppi, infatti, e il fenomeno è destinato ad aumentare visto che sono attesi per quest'anno 1 milione e 600 mila afflussi di stranieri, pari al 29% in più rispetto allo scorso anno. Ad attirare un flusso di gente così consistente sono certamente le bellezze naturali (dai fiordi al sole di mezzanotte, passando per i percorsi naturalistici e i ghiacciai), ma anche il fatto di essere location della saga di Game of Thrones.

Il risultato è il rischio di modificare lo stile di vita del Paese, secondo il governo, che ha quindi annunciato un giro di vite, con l'introduzione di tasse apposite per chi affitta per brevi periodi, come Airbnb, e con il limite di 90 giorni all'anno concessi, oltre i quali occorre versare quote maggiori all'erario pubblico. Una vera "stangata" per chi aveva "fiutato" l'affare di affittare la propria casa a vacanzieri di passaggio. Si calcola che in un anno proprio gli affitti tramite Airbnb siano cresciuti del 124%.

L'effetto è stato, però, quello di far aumentare il costo degli appartamenti ad uso turistico, scoraggiando i residenti dal restare a vivere in città come Reykjavik, per l'impennata del costo della vita. Il direttore del sito "Visit Reykjavik" a questo proposito è stato chiaro: "Non vogliamo che il centro di Reykjavik sia solo turistico, senza residenti".

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Eleonora Lorusso