Per gli aspiranti "highlander" il futuro si chiama ibernazione
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Per gli aspiranti "highlander" il futuro si chiama ibernazione

Aumentano le richieste di coloro (anche italiani) che sperano di ritornare a vivere in un futuro lontano

Se una vita non basta a soddisfare tutte le sfaccettature dell'esistenza e si nutre il desiderio nascosto della divina eternità la soluzione c'è. Si chiama crionica ed è la scienza che studia ed applica l'ibernazione sugli esseri umani.

Sono diverse le società che se ne occupano e sono almeno 2.000 i contratti firmati da persone che scelgono di pagare per conservare il proprio corpo a 196 gradi sotto zero. Quando la signora con la falce e il cappuccio busserà la loro porta invece che venire seppelliti sono una spanna di terra aspettando la cristiana resurrezione o la reincarnazione o semplicemente ottenendo la pace eterna, verranno immersi a testa in giù in una cisterna piena di azoto liquido. Nelle loro vene verrà iniettato del crioprotettore e verranno lasciati lì, in attesa che la scienza sviluppi la capacità di restituire la vita.

Sono già parecchi gli aspiranti highlander che soggiornano nel purgatorio dell'eternità e tra questi ci sono anche alcuni italiani. Le tariffe per farsi ibernare variano dai 28mila ai 150mila euro e, proprio per questo, non è una cosa per tutti.

Sono diverse le aziende private che stanno sperimentando queste tecniche in tutto il mondo. In America, ad esempio, ci sono la Alcor ed il Cryonic Institute, ne è nata anche una in Russia, la Cryorus. E' però il vecchio continente quello che ha maggior seguito di crionicisti ed il fenomeno è in espansione.  

Secondo Max More, capo della Alcor "La scienza della rianimazione tra 50 o 100 anni sarà molto più avanzata di oggi e le persone che oggi soccombono ad una condizione fatale sono in effetti recuperabili. L'obiettivo è riuscire a preservarli per il futuro, quando una tecnologia più avanzata sarà in grado di riportarli in vita". 

Per il momento si tratta solo di un atto di fede nei confronti della scienza visto che non ci sono certezze nè sulla stabilità delle società di criopreservazione nè sull'effettiva tenuta del procedimento di ibernazione, ma per alcuni è comunque meglio che finire in una bara sotto terra.

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Barbara Massaro