Maturità 2015, è battaglia ai copioni
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Maturità 2015, è battaglia ai copioni

Controlli sempre più severi da parte della Polizia Postale per chi cerca sul web la soluzione alle prove

Tutto è pronto per l'inizio degli esami di maturità del 2015. I programmi sono stati portati a termine, gli studenti dovrebbero essere informati su cosa succederà in quella fatidica settimana di prove e la preparazione dovrebbe essere completa ed adeguata alla fine di un ciclo di studi. Dovrebbe. Perchè dalla notte dei tempi c'è sempre qualcuno che invece di studiare trova scorciatoie di ogni tipo.

Nei secoli sono stati sperimentati mille modi per copiare alla maturità: appunti scritti sul polsino della camicia, foglietti nascosti all'interno delle penne, suole di scarpe utilizzate come bigini e vocabolari trasformati in mappe per accedere al diploma.

Da qualche tempo, però, al tradizionale kit del copione, si è aggiunto il kit del copione nativo digitale. Il Miur, già lo scorso anno, ha dovuto intensificare i controlli per evitare l'utilizzo di smartphone, tablet e supporti vari in grado di collegarsi ad internet e aprire il vaso di Pandora per soluzioni a quiz e tracce già compilate.

Nel documento ministeriale diffuso a tutti gli istituti superiori a proposito del divieto d'utilizzo di cellulari e smartphone si legge: "Nei confronti di coloro che violassero tali disposizioni è prevista, secondo le norme vigenti in materia di pubblici esami, l'esclusione da tutte le prove d'esame".

Per la maturità 2015 è prevista la collaborazione anche con la polizia postale a caccia dei furbetti del web. Non si vigilerà, però, solo sui singoli apparecchi, ma sull'intero accesso alla Rete. Già nel 2014, durante i giorni delle prove, erano stati oscurati diversi siti dove si sarebbero potute reperire le soluzioni.

Anche perchè, nonostante l'inasprimento dei controlli, lo scorso anno qualcuno ce l'ha fatta. Il portale Skuola.net ha calcolato che nel 2014 durante la seconda prova è riuscito a copiare il 5% degli studenti e durante la terza circa il 7%, vale a dire che, su una classe di una ventina di maturandi, almeno uno è stato più abile della polizia postale e si è guadagnato la maturità con l'inganno (e con l'aiuto della Rete).


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Barbara Massaro