In Venezuela continua la crisi della carta igienica
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In Venezuela continua la crisi della carta igienica

Resta introvabile nonostante le importazioni dall'estero mentre la Kimberly-Clark Corp si dice pronta a investire

E' una crisi imbarazzante quella che sta mettendo in ginocchio il Venezuela. In Paese, da aprile, è praticamente introvabile la carta igienica. Lunghe file ai supermercati, spedizioni ai discount e ressa quando a Caracas arrivano gli approvvigionamenti.

Una situazione insostenibile che va avanti da troppo tempo. Più di un mese fa il Ministro del commercio venezuelano, Alejandro Fleming aveva detto che il Venezuela avrebbe importato dall’estero 50 milioni di rotoli di carta igienica, circa 760mila tonnellate volte a sostenere l'emergenza e soprattutto a tranquillizzare la popolazione che vive questa mancanza con profondo imbarazzo.

Il Pease sud americano è purtroppo abituato a fare i conti per l'insufficienza dei beni primari (secondo lo scarcity index  mancano 21 beni indispensabili su 100) ed è usuale far fatica a trovare latte, zucchero o perfino medicine, ma negli umori del popolo essere privati della carta igienica è considerato troppo umiliante.

Il governo presieduto da Nicolás Maduro sostiene che dietro la sparizione della carta igienica ci sia una mossa dell'opposizione volta a destabilizzare gli equilibri politici del post Chavéz, ma gli analisti sono convinti che la scarsità di cibo e altri beni sia dovuta al controllo dello stesso governo sui prezzi e sul tasso di cambio delle valute straniere, e ad altre misure che disincentivano il settore privato, la competitività e gli investimenti.

Di questi giorni è la notizia secondo la quale la Kimberly-Clark Corp, multinazionale americana del settore della carta, sarebbe intenzionata ad investire in Venezuela per la produzione di carta igienica.

Si tratterebbe di 234 milioni di bolivar (37,1 milioni di dollari) da spendere nel Paese nei prossimi 24 mesi che garantirebbero l'uscita dalla crisi della carta igienica ma che, innegabilmente, andrebbero a cozzare contro le politiche di nazionalizzazione che sta portando avanti l'esecutivo sulla scia di Hugo Chavez. 

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Barbara Pepi