In Giappone il pisolino è nel contratto
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In Giappone il pisolino è nel contratto

Sono sempre più numerose le aziende che promuovono la mezz'ora di riposo durante la giornata di lavoro

In barba al detto secondo il quale "chi dorme non piglia pesci" in Giappone il "pisolino" è un obbligo contrattuale. Alcune aziende, infatti, hanno compreso che stanchezza e assenza di ore di riposo rendono il personale meno produttivo e più incline all'errore.

Da qui la decisione di includere tra i doveri dei dipendenti anche quello di riposarsi. La Okuta, una ditta edile di Tokyo, ha persino istituito la stanza del riposino dove per venti minuti, a turno, gli impiegati possono chiudere gli occhi prima di tornare alla scrivania. "Se io uso una calcolatrice e sono stanco, devo controllare due volte il mio lavoro per paura di sbagliare e dunque impiego il doppio del tempo", ha spiegato un contabile dell'azienda Okuta, Ikuko Yamada, al giornale Yomiuri Shimbun. "Penso che il mio rendimento sul lavoro sia migliorato da quando ho iniziato a fare un breve riposino quotidiano".

Il Giappone, del resto, è il paese dove si dorme di meno al mondo: soltanto 6 ore e 22 minuti a notte. I dati sono stati raccolti grazie ad uno studio condotto dall'US National Sleep Foundation   che ha calcolato, a livello mondiale, dove e come si dorme.

Il record negativo è del Paese nipponico seguito dall'Inghilterra dove si dorme 6 ore e 49 minuti in media a notte. Poco sonno anche per tedeschi, canadesi e messicani.

Non solo: il 56% dei giapponesi sostiene di dormire sì poco, ma anche male. In questo senso l'istituzione del "pisolino obbligatorio" potrebbe rappresentare una svolta per migliorare la produttività nipponica e il livello di benessere degli abitanti. Sono molte le società che hanno seguito il modello dell'Okuta a partire dall'azienda di consulenza informatica Hugo Inc la quale ha adottato un approccio ancor più flessibile: tutti i dipendenti possono prendersi 30 minuti di relax in qualsiasi momento, nell'arco di tempo compreso tra le 13 e le 16. 

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Barbara Pepi