In Cina chiusi 111 campi da golf
AP Photo/Eugene Hoshiko
Lifestyle

In Cina chiusi 111 campi da golf

Continua la crociata contro lo "sport da milionari" che nel Paese genera corruzione e pessimo impatto ambientale

Basta golf in Cina. Dal 2011 a oggi sul territorio asiatico sono stati chiusi e smantellati 111 campi da golf su un totale di 683 esistenti.

L'idea del Governo è quella di dare un giro di vite all'uso illegale di terreni arabili, riserve naturali ed estrazioni d'acqua non consentite. Non solo: le 18 buche con il tempo sono diventate merce di scambio politico, luogo dove trattare affari più o meno leciti e far girare denaro sporco. Per questo lo sport del golf era finito sotto studio nell'ambito della campagna anticorruzione lanciata dall'attuale presidente cinese Xi Jinping.

Una storia d'amore e odio quella tra Cina e golf visto che il giro d'affari intorno ai giganteschi campi e ai resort di lusso che vi sorgono accanto è di circa un miliardo di dollari l'anno profitti generati dal milione di praticanti che falcano il green.

L'altra faccia della medaglia è, però, l'impatto ambientale e il lobbismo di casta che si è creato intorno a ogni iscrizione al golf club spesso regalata a qualcuno in cambio di favori o denaro.

Del resto l'avversione cinese per il golf non è recente. Già nel 1949 Mao Zedong lo aveva vietato ritenendolo sport da milionari e agli ottantotto milioni di iscritti al Partito Comunista cinese nel 2015 era fatto esplicito divieto di giovare a golf.

Nel 2004, quando i campi nel Paese erano solo 200, era stata vietata la costruzione di nuovi club ed era stato ridimensionato il giro d'affari. Ma la legge non è mai stata rispettata e in un decennio il numero è triplicato tanto da rendere necessario l'intervento tempestivo del Governo.

I più letti

avatar-icon

Barbara Massaro