Doggy bag, ristoranti e bar non potranno dire di "no"
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Doggy bag, ristoranti e bar non potranno dire di "no"

La Cassazione autorizza la pratica di portasi a casa gli avanzi di pranzo e cena

Negli Stati Uniti è una prassi così consolidata che, quando si finisce di cenare, i camerieri portano autonomamente le apposite scatole di polistirolo o cartone per permettere ai clienti di portarsi a casa gli avanzi. In Spagna, invece, se non si finisce tutto ciò che si è ordinato e lo si lascia nei piatti, i ristoratori arrivano persino ad offendersi. In Italia la pratica della doggy bag è invece ancora piuttosto rara e viene vista da molti come qualcosa di "sconveniente", di cui vergognarsi. Almeno fino ad ora, perché una sentenza della Cassazione è destinata a cambiare usi e costumi anche nel Belpaese. I supremi giudici hanno infatti stabilito il diritto dei clienti a chiedere (e ottenere) di portarsi a casa gli avanzi di pranzo o cena.

Tutto è nato dopo che un turista, in vacanza in Trentino Alto Adige, si era imbattutto nel divieto di un hotel alla doggy bag e al riempimento della propria borraccia con l'acqua avanzata a tavola. L'uomo si era infuriato, definendo "uno schifo" i servizi della struttura. Condannato per ingiuria, il 76enne protagonista della disavventura ha invece ottenuto ragione dagli "ermellini", con la sentenza 29942/2014 hanno definito la pratica di mettere nell'apposita borsina (o bottiglia) quanto non si è mangiato o bevuto una regola "comunemente accettata nella civile convivenza". Per quanto riguarda l'ingiuria, i giudici della Cassazione hanno ritenuto le parole dell'uomo, ribadite in un'intervista ad un quotidiano locale, un "legittimo esercizio del diritto di critica".

Quanto alla doggy bag, invece, viene ormai considerata parte della convivenza civile, come dimostra la disinvoltura con la quale viene richiesta e persino proposte in altre parti del mondo. Se in Italia ancora oggi in molti si vergognano a portarsi via il cibo avanzato al ristorante, Oltreoceano è considerato invece così normale che persino la first lady Michelle Obama, in occasione del G8 di Roma del 2009, si portò via una carbonara dal ristorante dove aveva cenato. Anche in Cina si usa chiedere il cosiddetto "Dabao" a fine pasto, ovvero di "preparare il pacchetto". Un'usanza che vigeva anche in Italia fino al dopoguerra, quando tutto ciò che non veniva mangiato veniva incartato per poterlo dare al cane o al gatto.

Oggi, che nonostante la crisi vige ancora un consumismo elevato, il fatto di portarsi via gli avanzi viene malvisto da molti stessi clienti, prima ancora che dai ristoratori. Eppure, secondo i dati del Ministero dell'Ambiente, diffusi in occasione degli Stati Generali contro spreco di cibo, ogni famiglia italiana butta 200 grammi di cibo alla settimana, che se non sprecati porterebbe a risparmiare complessivamente 8,7 miliardi di euro in tutto il Paese.

Se fino a qualche tempo fa le doggy bag erano semplici scatolette di cartone, oggi esistono modelli molto più "accattivanti" e persino firmati, come quelli appositamente realizzati da da alcuni marchi in nome del take away, ovvero l'idea di continuare ad assaporare cibi e soprattutto vini in un altro luogo che non sia il ristorante. Vale dunque la pena continuare a non chiedere la doggy bag?

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Eleonora Lorusso