Museo del fallimento
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A lezione di successo col "Museo del fallimento"

Ha aperto in Svezia per insegnare che dai grandi flop si può apprendere molto

"Eureka!" esclamava Archimede Pitagorico ad ogni presunta invenzione che il suo cervello ipertrofico suggeriva.

Peccato che non tutte le idee geniali si trasformino in prodotti adatti al grande pubblico e la storia della scienza e della tecnologia è piena di potenziali rivoluzioni finite il clamorosi flop.

"Apprendere è l'unico modo per trasformare un fallimento in un successo"

Con lo scopo d'insegnare che "Il fallimento è indispensabile per l'innovazione" lo psicologo svedese Samuel West ha inaugurato a Helsingborg, in Svezia, il primo Museo del fallimento al mondo.

Si tratta di uno spazio in cui sono raccolti una sessantina di prodotti che avrebbero potuto rivoluzionare il mercato, ma che sono stati dei clamorosi flop. Non si tratta di oggetti di nicchia commercializzati da scienziati pazzi, ma del frutto dell'elaborazione di equipe di illustri informatici e ricercatori che però hanno fatto un buco nell'acqua.

Dalla tecnologia alle lasagne

Il perchè viene spiegato da West nelle didascalie che si trovano nel museo. Dai Google Glass al profumo dell'Harley Davidson, dalle lasagne pronte della Colgate al primo palmare Apple datato 1993, West spiega cosa non abbia funzionato nell'idea.

Non si tratta di un'occasione per mettere alla berlina questa o quell'impresa, ma di un efficace strumento di riflessione che aiuta a cogliere i cambiamenti del mercato.

Comprendere per migliorare

E' vero, infatti, che nel '93 il palmare Newton della Apple era troppo pesante e ingombrante, ma forse senza di lui non sarebbero mai nati gli IPad e i tablet. Anche l'infallibile Google ha fatto il suo buco nell'acqua con i Google glass, pubblicizzati come gli occhiali del futuro e ritirati dal commercio dopo poco tempo.

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Negli anni '90 il Betamax doveva essere il cugino di lusso del Vhs, ma dispositivi troppo costosi e difficoltà nel reperimento dei nastri hanno fatto fare flop al progetto.

Kodak, infine, nel 1995, aveva intuito il potenziale della fotografia digitale, ma non aveva investito abbastanza nel suo sviluppo facendosi spazzare via dalla concorrenza nel giro di una decina d'anni.

Anche The Donald ha il suo flop

Tutti i successi partono da una forma di fallimento e persino l'imprenditore Donald Trump aveva fatto un buco nell'acqua quando aveva provato a soppiantare il Monopoly tradizionale proponendone una versione centrata sulla sua persona.

Poche vendite e gioco ritirato dal mercato; ma non è stato certo un flop a fermare l'ascesa dell'attuale Presidente Usa.

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Barbara Massaro