Le gemelle dalla vita a luci luci rosse
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Le gemelle dalla vita a luci luci rosse

Louise e Martine Fokkens sono andate in pensione. E in un libro ripercorrono la storia di cinquant’anni in vetrina ad Amsterdam con oltre 400 mila clienti

A 71 anni si vestono ancora uguali, di rosa o di rosso, le gemelle Fokkens: abiti provocanti e stivaloni a mezza coscia sulle vene varicose e i fianchi appesantiti. Nessuno come loro conosce i maschi: Louise e Martine, bionde e identiche, sono state per oltre cinquant’anni le più celebri prostitute del quartiere a luci rosse di Amsterdam. Hanno avuto rapporti con oltre 400 mila uomini ("Forse anche qualcuno in più" ammettono) e dall’alto della loro esperienza si sentono di dire che "in fondo tutti gli uomini vivono per avere l’orgasmo, ma sono semplici come macchinette del caffè, se conosci i meccanismi li fai funzionare". E i meccanismi per farli funzionare li raccontano nel loro romanzo autobiografico Due vite in vetrina appena pubblicato in Italia dalla Vallardi, grande successo nei Paesi Bassi.

"Quando abbiamo cominciato, all’inizio degli anni Sessanta, gli uomini venivano da noi perché alle mogli non potevano neanche pensare di chiedere un rapporto orale" racconta Louise a Panorama, dalla sua casa a Ijmuiden, poco distante da Amsterdam, dove da qualche anno vive in un palazzo popolare di fronte alla gemella. "Martine lavora ancora, non riesce a farcela con la pensione statale, sta in vetrina un paio di giorni a settimana e a volte la raggiungo, solo quando chiedono di incontrarci insieme".

In mezzo secolo di onorata carriera hanno visto di tutto: dai clienti che arrivavano vestiti da nani da giardino a quelli che chiedevano di essere chiusi nell’armadio e sgridati, dai preti per i quali avevano costruito un vero confessionale ("Godevano a farsi confessare da noi") a chi chiedeva solo di lodare la grandezza del suo membro. "Gli uomini vanno soddisfatti anche psicologicamente, se no non si va da nessuna parte. Ricordo uno che arrivava vestito di vernice nera e mi chiedeva di vestirmi anch’io così: si eccitava solo strusciandosi sui miei abiti". Dalla loro stanzetta spoglia dietro la vetrina dove si mettono sedute tutte le ragazze, battendo sul vetro adagio per attirare l’attenzione dei passanti, sono passati uomini che chiedevano di pulire i pavimenti, uomini di corsa che volevano provare piacere nel tempo di un biglietto dell’autobus, "e moltissimi italiani, i più romantici, quelli che ci chiedevano di sposarli. Ma noi preferivamo continuare a vivere così, a farci pagare e bene. Solo i cani scopano gratis".

De Wallen, il quartiere a luci rosse più famoso d’Europa, oggi è profondamente mutato: "Le ragazze, tutte giovanissime, vengono dall’Est, cambiano in continuazione, sembrano una catena di montaggio, fanno molto e per poco. Lavorano anche 16 ore al giorno e chiedono solo 20-25 euro, nessuna riesce ad avere un rapporto fisso con i clienti e molte sono drogate. Il quartiere è in mano alla malavita, sembra ormai solo un fast food erotico". Le Fokkens a certi compromessi non sono mai scese: "Non abbiamo mai toccato droghe né alcol, non lo abbiamo mai fatto senza preservativi. E mai sesso anale, per nessuna cifra: avremmo perso la nostra dignità".

Avvolta in una tuta di pizzo nero Martine sta seduta in vetrina, giovani uomini passano e ridono di questa anziana donna sovrappeso che si offre ancora. "È forse un peccato essere vecchi oggi? Eppure mi cercano anche molti ragazzi e rispetto al passato chiedono più spesso pratiche sadomaso" racconta. "Mi chiedono di frustarli, di vestirli da donna, vogliono essere portati al guinzaglio. Uno pretende di essere picchiato forte con un bastone di legno, io lo accontento".

Quando scende la notte Martine chiude la sua vetrina, si cambia, impermeabile e cappellino di lana rosa, e come qualsiasi anziano va a prendere l’autobus per tornare a casa dalla sorella. Ormai sono nonne e bisnonne: "I nostri figli non hanno mai avuto problemi, da quando avevano 10 anni sapevano cosa facevamo e ci difendevano quando i vicini di casa urlavano che eravamo delle puttane". Ma loro a quella parola sono abituate: "Una volta puttana, puttana per sempre. Una volta a puttane, a puttane per sempre".

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Terry Marocco