La guerra dei Muccino, ora Silvio attacca Gabriele
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La guerra dei Muccino, ora Silvio attacca Gabriele

Lettere al vetriolo quelle che si sono virtualmente mandati i due fratelli del cinema italiano

E' una guerra amara quella condotta dai fratelli Muccino. Gabriele, attore e regista di indiscussa fama anche negli States e Silvio, giovane talento del cinema italiano ora un po' appannato. Da anni non si parlano e dietro la rottura si nasconderebbero antichi dissapori e rancori mai sopiti. Succede tra fratelli. Quello che rammarica è il clamore mediatico che la vicenda porta con sè, fatto di comunicati stampa, note ufficiali e avvocati in tribunale. 

Sembra che l'inizio dell'epopea dei Caino e Abele del cinema nostrano vada segnata nel 1999. Silvio, in quell'anno, recita in "Come te nessuno mai" e nello stesso tempo Gabriele si impone come nome del grande schermo. I due smettono di parlarsi e dopo un'esistenza uno accanto all'altro fuori e dentro al set cala il gelo. Ogni tanto viene lanciata qualche frecciata, sparso un po' di veleno, e nulla sembra in grado di riavvicinarli.

Dopo un lungo silenzio qualche giorno fa Gabriele, 45 anni, irrompe su Facebook con una lunga nota nella quale spiega quelle che ritiene essere le motivazioni della rotta con suo fratelli e attacca Carla Vangelista, scrittrice sceneggiatrice e mentore di Silvio.

La donna ha appena querelato Muccino senior per averla accusata di essere poco più di un'incapace nel suo lavoro. La querela ha rinnovato il rancore di Gabriele che in una lunga nota sul social ha vomitato il suo odio: "Pensiero per Carla Evangelista - esordisce Gabriele Muccino - In pochissimi sanno di chi stia per andare a parlare. Ma poco importa. Si tratta di una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore dall'altrettanto promettente futuro a cui ero (sono ancora) profondamente legato nonostante non lo veda ne lo senta troppi anni. E certo non per mia scelta."

Un  attacco durissimo che, però, è solo all'inizio. "Lei e il giovane ragazzo, che l'ha seguita immolandosi per lei come un kamikaze, si sono fatti, (ignoro le dinamiche specifiche che anzi mi spaventano o forse inorridiscono), letteralmente terra bruciata intorno, con tutti e dico letteralmente tutti. Basta chiedere in giro nell'ambiente del cinema romano e chiunque confermerà con tristezza questa realtà. Chiunque saprà di chi parlo. La signora in questione mi ha querelato per averla definita scrittrice senza talento. Se fosse una vera artista saprebbe che questa è la vita degli artisti: venir criticati. Tchaikovsky si ammalò di tubercolosi perché alla prima del suo capolavoro, Il Gabbiano, fu fischiato unanimamente dal pubblico e per la delusione uscì senza cappotto dal teatro, mi pare di Pietroburgo, e con quelle temperature, senza cappotto, quei fischi lo segnarono per sempre. Tutti gli artisti vengono criticati."

E poi ancora: "Giorni fa, ancora prima di venir convocato dai carabinieri per questa risibile vicenda, ho postato su questa pagina critiche atroci, impietose, ricevute da Kubrick, Coppola, Leone o scambiate dai più alti maestri del cinema che si sono offesi in qualunque modo reciprocamente. Ma loro, grandi, grandi davvero, non si sarebbero mai querelati! Loro erano artisti puri e sapevano di esserlo. Una querela penale per motivi così ridicoli fa male solo a chi la conduce, a chi la escogita senza alcun senso del limite, per vendicarsi di quell'arte che evidentemente proprio così dimostra di non avere. Se io dovessi querelare tutti i critici, i bloggers ecc che hanno scritto cose terribili (forse a ragione qualche volta, chissà), su di me, sul mio talento, o altro, sarei solo un patetico pagliaccio infantile e certamente prova vivente della mia assoluta mancanza di rispetto nei confronti dell'arte. Lo dico per te, Signora Carla. La mia opinione resterà la stessa nei tuoi confronti ma la tua reazione in una sede penale, scomodare un PM per il tuo ego ferito, è cosa meschina e rideranno di te ancora di più appena volterai le spalle...la giustizia in Italia ha ben altro di cui occuparsi. Il tuo è un comportamento piccolo, mediocre, o forse semplicemente il riflesso limpido di chi sei. Evitati questa ulteriore squallida figura. Lo dico non per te, ma per non trascinare con te quel ragazzo a cui tengo ancora moltissimo e che ti segue da anni senza più sapere dove sia finito e come".

E conclude: "Chiudo qui questa dolorosa parentesi che mi auguro la Signora C. abbia il buon senso di non riaprire in un'aula di un tribunale con l'avallo silente di mio fratello che renderebbe tutto esponenzialmente più sgradevole. Ho detto tutto, anzi ho detto certamente troppo. Ho amato e amo mio fratello come il giorno in cui lo vidi nascere e come amo i miei figli, anche se per sua assoluta richiesta, senza ci sia stata mai una lite, un diverbio, nulla, ha interrotto i rapporti con chiunque amico avesse un tempo, con qualunque familiare e persona di mia conoscenza. Non lo vedo da 8 anni. Domani sarà un altro giorno. Il vento porterà aria nuova e io giocherò con mia figlia. Amatevi. E' la cosa più bella che mi viene da dire".

Dopo quattro giorni è arrivata la replica di Silvio, 31 anni, altrettanto dura: "

"Dopo 5 anni di assoluto silenzio - dice - stanco e disgustato dalle sempre più gravi dichiarazioni pubbliche di mio fratello che riguardano la mia vita, sono costretto a parlare del mio privato sperando che questo metta fine al suo delirante soliloquio che da anni intasa siti internet e giornali".  

"A spingermi - dichiara così l’attore - sono le parole, basse e infamanti, secondo le quali sarei stato “plagiato” e “sequestrato”: io, un uomo di 31 anni, e da chi? da Carla Vangelista, un'amica, una scrittrice più che stimata, che collabora con me da anni, ingiustamente offesa dalle deliranti accuse di Gabriele. Non riesco a leggere niente di costruttivo nel cuore di quelle dichiarazioni. Non vedo l’artista, che mai mi sarei aspettato cadere così in basso al punto da trascinarmi per anni nel fango del pettegolezzo più bieco, e non vedo neppure il fratello perché Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento, e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Gabriele sa. E se la memoria lo tradisce può sempre rileggere tutte le mail che gli ho inviato".

Nessun plagio, dunque, secondo Silvio, ma solo un autentico odio fraterno da ricercare nel loro passato famigliare. "Pochi anni fa - prosegue Muccino Jr -fu proprio lui a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto ”scappare da quella famiglia”. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto quello che aveva detto fino a quel momento a me e ai miei genitori e mi comunicò che era stato ”plagiato” dalla ex moglie. Mi dispiace che un uomo come Gabriele abbia una così bassa stima di sé, ma questo non lo autorizza a proiettare su di me le sue paure. Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino, e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi"

"Anni fa - conclude Silvio - questo scempio si compiva ai danni di un’altra donna, l’ex moglie di Gabriele. Io allora, in nome della mia famiglia, non la difesi abbastanza. Non me lo sono mai perdonato. Oggi le chiedo scusa. Oggi che il logoro e deresponsabilizzante copione familiare del “plagio´” è messo in scena ai danni di Carla Vangelista, rivivo tutte le dinamiche di perversi meccanismi familiari. Nelle parole volgari di Gabriele intravedo il tumulto di un uomo insensato e rabbioso, che si riversa nell’etere mediatico senza sapere che con questo atteggiamento sta facendo a pezzi il suo stesso nome. Le dichiarazioni di Gabriele segnano uno spartiacque nella mia esistenza e mi dimostrano che allontanarmi da tanta violenza era l’unica scelta possibile per costruirmi una vita equilibrata, serena e consapevole. Non sono più disposto a sopportare questo ridicolo teatrino fatto di sentimenti esibiti e di uno sbandierato amore fraterno nel quale non scorgo alcuna traccia di rispetto per me e le mie scelte, che siccome non condivise, si dichiarano frutto di plagio. Sarò pronto ad ostacolare ogni iniziativa di Gabriele che possa nuocere a me ed alle persone che mi sono vicine e forse, così facendo, lo aiuterò anche a salvarsi dallo spirito autodistruttivo che sembra ormai possederlo"

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Barbara Pepi