Kate Middleton in topless, la sentenza è una vittoria oppure no?
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Kate Middleton in topless, la sentenza è una vittoria oppure no?

Per casa Windsor la condanna di Closer è un fatto positivo solo fino a un certo punto – Scandalo per i seni di Kate e silenzio per Harry nudo: come mai?

Il giorno dopo la condanna del settimanale Closer per la pubblicazione delle foto di Kate Middleton in topless, è tempo di fare un primo bilancio e di fornire qualche dettaglio sulla sentenza. Ed è anche l'occasione per chiedersi se quella di casa Windsor non sia stata la classica vittoria di Pirro (quella cioè che di fatto nasconde una sconfitta).

Se infatti è vero che il magazine francese non potrà vendere né diffondere ulteriormente gli scatti incriminati, è però innegabile che ormai quel seno l'ha visto tutto il mondo: il tabloid ha venduto 500mila copie (100mila più del solito), Internet ha ripreso la notizia in lungo e in largo e altrettanto dicasi per il nostrano Chi. "Il danno ormai è fatto", hanno ammesso gli avvocati della famiglia reale commentando la scelta di non chiedere il ritiro delle coppie di Closer già in circolazione.

Inoltre, il pronunciamento del tribunale di Nanterre non impedisce ad altri editori di pubblicare le foto, perché queste appartengono a chi le ha scattate e chiunque può provare ad acquistarle, se vuole. Il Sun e il Daily Mirror indicano nella freelance Valerie Suau il paparazzo "colpevole" dello scoop, ma si cerca di capire se davvero sia stata lei e se fosse sola o insieme ad altri colleghi.

Chiaro però che l'intento di casa Windsor non era di rimediare al danno ormai fatto, e c'è almeno un buon motivo per considerare la condanna un successo: serve a dissuadere un'ulteriore diffusione delle immagini, anche da parte di fonti terze rispetto a Closer. Può infatti intimorire il passaggio della sentenza che promette 10mila euro al giorno di multa se il settimanale venderà gli scatti o continuerà a utilizzarli. Senza considerare che si attende ancora il pronunciamento relativo alla posizione del direttore del giornale, che rischia fino a un anno di prigione e 45mila euro di ammenda.

Per evitare di ritrovarsi con una simile sanzione, anche altri mezzi d'informazione potrebbero scegliere di rispettare la privacy della duchessa di Cambridge, soprattutto considerando che ormai quel che c'era da vedere è stato visto e c'è poco da aggiungere. È probabile che questo ragionamento abbia spinto l'editore dell'Irish Daily Star ad allontanare il direttore del tabloid "con effetto immediato" per aver pubblicato il topless reale. E non è escluso che abbia anche spinto eBay a chiudere la possibilità di vendere online le copie di Closer.

C'è una seconda questione da considerare: il tribunale ha sottolineato il confine che separa il diritto di cronaca dall'invasione della privacy. Il giudice scrive infatti che la coppia "poteva legittimamente supporre" che il castello in cui si trovavano (lo Chateau D'Autet) "fosse al riparo da occhi indiscreti". Cioè, un conto è essere immortalati durante un'occasione pubblica, per esempio sugli spalti delle recenti Olimpiadi di Londra, un altro è andare in vacanza in mezzo alla natura e non accorgersi di un fotografo/cecchino appostato a centinaia di metri di distanza, pronto a scattare nonostante sia consapevole che le immagini finali saranno necessariamente sgranate.
È un dettaglio che poco influisce sul caso in questione, ormai esploso, ma che potrebbe prevenirne di nuovi.

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Aldo Fresia

Scrivo di cinema e videogame. Curo e conduco la trasmissione radiofonica Ricciotto.

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