Il velinismo è davvero finito? (Oppure non è mai iniziato?)
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Il velinismo è davvero finito? (Oppure non è mai iniziato?)

Se dietro alla cosiddetta mercificazione del corpo ci fossero solo donne consapevoli delle proprie scelte

Mercificazione, uso sconsiderato del corpo, donna oggetto. Nell'immaginario collettivo il termine "velina"  - lungi dall'evocare il significato originale (di fascistissima memoria) di notizia di stampa  - riporta al bancone della trasmissione Striscia la notizia reo, a suo modo, di aver introdotto circa 20 anni fa la figura della soubrette tautologica.

Una professionista che fondamentalmente funziona per il solo fatto di esserci. Se tra la fine degli anni '80 e i primi '90 le veline portavano fisicamente le notizie ai conduttori del tg satirico di Antonio Ricci e si esibivano in pattini a rotelle o sui famosi scivoli, col tempo sono assurte a figure semi-mitologiche che rappresentano le soubrette per eccellenza, giovani donna acqua e sapone che, a colpi di stacchetti, scalano la piramide del successo prima grazie al ventre caldo di  Ricci e poi in forza dello status onorario di ex velina che prelude a contratti pubblicitari, spot e fidanzati da urlo, il tutto senza essere necessariamente brave a fare alcunchè che si tratti di cantare, ballare o recitare.

Per metonimia il termine velina, per un buon decennio, ha indicato l'uso smisurato nei palinsesti televisivi di soubrette senza arte nè parte ma con belle gambe e glutei da sogno: nel proliferare di letterine, paperette e surrogati vari il velinismo è arrivato al suo apice scomodando tanto di sociologi e antropologi per studiare l'iconografia della velina perfetta. Nel 2012 il termine è addirittura entrato nel vocabolario Zanichelli.

Alla base della filosofia del velinismo c'è il concetto squisitamente contemporaneo di "usa e getta".

Le veline, così come le altre "ine" o "ette" della tv funzionano perchè durano un paio d'anni o poco più e poi vengono sostituite da "merce" sempre nuova dove il contenitore vale più del contenuto.

E' stato così per almeno un decennio tra la metà degli anni novanta e la fine degli anni 2000. Le veline - tra le quali si ricordano Mariana Trevisan e Laura Freddi (1994, 1995); Alessia Merz e Cristina Quaranta (1995, 1996); Alessia Mancini (1997); Roberta Lanfranchi (1998); Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia; Giorgia Palmas, Elena Barolo e Melissa Satta - hanno rappresentato la quintessenza della frivolezza, il decalogo della giovinezza e lo statuto della bellezza fine a se stessa.

Per un certo tempo il modello ha funzionato, poi il meccanismo si è inceppato e il termine velinismo ha acquisito un connotato negativo e degenerativo indicando la smania dell'apparire, l'apologia del tronista (e della sua degna corteggiatrice) il successo ottenuto senza neppure fare il primo gradino della scala della gavetta.

Ecco allora che l'universo del frivolo ha iniziato a costellarsi di ex gieffine, naugraghe, isolane, aspiranti talpe, contadine dallo smalto impeccabili e starlette che cercavano nel piccolo schermo e soprattutto nei reality show la Mecca cui puntare il ben tornito lato B.

La tv commerciale si è trasformata in un salotto di subrette che volevano trovare il proprio posto al sole e che, a colpi di anche, cercavano di sfoderare competenze sempre troppo lontane. Poi è arrivata lei: Belén Rodriguez, la Somma Velina, colei che mostrando il lato B all'Isola dei Famosi nell'edizione vinta da Vladimir Luxuria nel 2008 ha fatto piazza pulita.

Quell'anno Belén arrivò seconda e quando, nel corso della premiazione, si mise a cantare e ballare una stupita Simona Ventura le disse: "Ah, ma tu sai anche cantare?", come se per essere lì fosse fin troppo avere talenti.

La caduta del velismo ha coinciso esattamente con l'ascesa del belenismo. Lei più di tutte è riuscita a trasformare se stessa in un brand. Ha usato la mercificazione del corpo a suo comodo facendo girare l'intero universo attorno al suo punto vita come un direttore d'orchestra.

Lo ha fatto in maniera lucida e consapevole. Dopo la fine dell'Isola dei Famosi Belén, in piena ascesa, ha scelto il più scomodo dei fidanzati, il bad boy Fabrizio Corona, e da lui ha imparato tutto quello che c'è da sapere sui meccanismi del gossip, sulla chiave della celebrità low cost. Nonostante il video hard visto più o meno da mezzo mondo e le foto nuda alle Maldive con Corona lei è rimasta sulla cresta dell'onda come personaggio pubblico.

Ma non si è fermata lì. Belén è diventata indispensabile alla tv italiana, da semisconosciuta è arrivata al palco di Sanremo, alla prima serata di Canale Cinque con Colorado e Italia's Got Talent. Ad Amici ha "fregato" il ballerino più amato dalla adolescenti, il "suo" Stefano De Martino, a Emma, la cantante più amata del pubblico e se ne è fregata del giudizio della gente. Si è fatta tatuare un enorme marinaio sulla spalla degno di un nostromo e non ha perso bellezza e contratti pubblicitari, anzi.

In tv ha ballato, cantato, fatto la "gattamorta" ma con una consapevolezza e un pelo sullo stomaco che le hanno permesso di fare piazza pulita di quella costellazione di starlette che cercavano di sfondare e intorno a lei si è creato il vuoto.

A giudicare dall'ascesa di Belén vien da pensare che, forse, il velinismo non sia mai esistito, che forse hanno ragione Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia, le Veline con la "V" maiuscola che, intervistate di recente dal settimanale Sette proprio su questo argomento hanno dichiarato: "Dire che questo lavoro possa ledere l’immagine della donna - ha dichiarato la Corvaglia - è una cavolata. E’ un mestiere televisivo, un ruolo legato alla trasmissione, niente di più. Nella vita reale non esiste la velina. Si spegne la telecamera e la ragazza torna ad essere quello che è."

La Canalis, che dopo il primo Sanremo di Morandi e il fidanzamento con George Clooney ha tentato la carta hollywoodiana con scarsissimo successo ha aggiunto:  

"La mercificazione della donna non esiste. Siamo persone adulte, ognuno fa ciò che ritiene di fare. Se poi ad un certo punto non le sta più bene dice basta e va via. Nessuno mi ha costretta a fare qualcosa contro la mia volontà."

Una summa tanto semplice quanto lapalissiana: se le ragazze provano ad entrare dal buco della serratura nella porta della celebrità è perchè c'è qualcuno che le fa passare.

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Barbara Pepi