Il Principe William difende gli animali, tranne quelli che lui stesso caccia
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Il Principe William difende gli animali, tranne quelli che lui stesso caccia

Gaffes dell'erede al trono inglese che si batte contro il traffico illegale di animali, ma non disdegna il fucile per pernici e cinghiali

Predatori della coerenza, conformisti del politicamente corretto, paladini dell'eticamente ineccepibile si stanno stagliando, in questi giorni, contro casa Windsor e, soprattutto contro il Principe William reo di essersi recato in Spagna, in compagnia del fratello Harry, per una battuta di caccia in una tenuta privata e, il giorno dopo, essere apparso in televisione insieme al padre Carlo per un video messaggio nel quale venivano condannati bracconieri e cacciatori di bestie rare. Gli animalisti di mezzo mondo non aspettavano altro e dai quattro angoli del pianeta hanno ricordato al futuro re che la vita di una lepre vale quanto quella di un rinocerone, che sparare ad un fagiano e ad un elefante è uguale e che, lui, se si proclama "animalista" lo dovrebbe essere fino in fondo.

Casa Windsor - che ha proprio in William il baluardo del monarca da copertina (popolare, elegante, innamorato, ligio al dovere ma squisitamente contemporaneo) - si è trovata in vistoso imbarazzo. Velocemente è stato necessario precisare che per i Windsor dedicarsi a battute di caccia è una tradizione e che il tutto è avvenuto in una tenuta privata e nel rispetto della legge, poiché le prede nel mirino del fucile di William erano cervi e cinghiali, non gli esotici rinoceronti. 

Tutto inutile per Animal Defenders International che denuncia come "assolutamente scioccante" il fatto che i reali si divertano a sparare agli animali. La prossima settimana a Londra si aprirà una maxi conferenza internazionale sulla tratta illegale degli animali e, di sicuro, si tornerà a parlare della principesca geffes.

Meglio che Will, in quei giorni, giri alla larga dalla manifestazione prima di far la fine, nel mirino degli ambientalisti, delle pernici che lui stesso caccia.

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Barbara Pepi