Sul New York Times: "Ecco com'è che gesticolano gli italiani"
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Sul New York Times: "Ecco com'è che gesticolano gli italiani"

Agli occhi degli stranieri movimenti per noi naturali paiono esotici e tipici dell'italico costume

Il teatro di Eduardo, il cinema di Totò, la rabbia di Beppe Grillo: pare che gli italiani quando hanno qualcosa da dire lo dicano con un gestualità decisamente accesa. C'è chi, come Totò, ne ha fatto un marchio di fabbrica, e poi ci sono tutti gli altri.

Gli italiani che ogni giorno coordinano mani e lingua e che affrontano il mondo a colpi di "gesti". A quanto pare noi non ce ne rendiamo conto, ma agli occhi degli stranieri siamo uno strano fenomeno esotico da scrutare con un misto di perplessità e stima. Persino il New York Times ha scomodato una delle sue illustri penne, quella di Rachel Donadio, per scrivere un articolo che affronta il tema della gestualità italiana con tanto di infografica animata che riporta il "bigino" della gestualità made in Italy.

Nonostante si possa pensare che dietro all'articolo ci sia il solito stereotipo dell'italiano pizza e mandolino l'articolo del New York Times non emette giudizi, ma fotografa un dato di fatto. Facciamocene una ragione: quando parliamo noi gesticoliamo... E "la cosa" piace! 

Inizia così, infatti, il corsivo dell'illustre quotidiano: "In the great open-air theater that is Rome, the characters talk with their hands as much as their mouths. While talking animatedly on their cellphones or smoking cigarettes or even while downshifting their tiny cars through rush-hour traffic, they gesticulate with enviably elegant coordination."

"Nel grande teatro che è Roma le persone parlano più con i gesti che con la bocca. Mentre chiacchierano animatamente al cellulare o quando fumano una sigarette o semplciemente in mezzo al traffico loro gesticolano con un'invidiabile eleganza nel coordiamento". Mica roba da nulla! "Invidiabile eleganza".

E chi l'avrebbe mai detto che pollice e indice uniti in cerchio ad indicare: "Va bene"; o le dita a elle e il movimento del polso a dire: "Non c'è nulla" avrebbero suscitato l'interesse di ricercatori e studiosi a stelle e strisce?

Gesti semplici, quotidiani che compiano ogni giorno senza accorgercene e che rappresentano un marchio di fabbrica evidentemente ben riconoscibile all'estero: come i calzini sotto ai sandali dei tedeschi o il cappello da baseball degli americani; noi abbiamo i gesti, tanti gesti.  250 per la precisione. Li ha contati uno a uno la Dottoressa Isabella Poggi docente di psicologia dell'Università Roma Tre che ha mappato e compendiato l'italica gestualità antropologicamente ritenuta una forma primitiva di linguaggio.

Anche lei è citata dall'articolo del New York Times insieme al dito medio di Bossi e alle mani sulla testa di Andreotti, la gestualità berlusconiana e quella di bambini e adolescenti rispetto ai quali oltreoceano si chiedono: "Gli italiani gesticolano anche prima di nascere?"  

Scomodano persino Gianbattista Vico e l'occupazione da parte degli stranieri in Italia. "Gli italiani parlavano a gesti per farsi capire dagli invasori" spiegano i colleghi a stelle e strisce.

La Dottoressa Poggi, autrice del compendio sui 250 gesti, spiega così il costume: "E' una ribellione contro il potere, un tentativo di riconquistare la propria dignità". Paroloni e congetture che fanno sorridere e riflettere e pongono l'accento sulle differenze tra simili che, lungi dall'essere discriminanti, possono rappresentare un bagaglio ricco di sfumature per tutti.

La notizia della presenza italica sull'illustre quotidiano ha fatto il giro del web scatenando il sarcasmo (italica prerogativa anch'essa?) della Rete. "ll Nyt pubblica un video che traduce i nostri gesti mentre parliamo - twitta qualcuno -  Pur di non sentirci parlare in inglese impareranno a gesticolare"

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Barbara Pepi