Il corteggiamento ai tempi di Facebook e Twitter
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Il corteggiamento ai tempi di Facebook e Twitter

Nostalgiche della locuzione rassegnatevi. Nella seduzione 'social' irrompe il gutturalismo

Il maschio caucasico del ventunesimo secolo, sempre in deficit di tempo, applica ormai al tacchinamento un impegno assolutamente congruo ai cupi giorni di crisi corrente. Siamo al risparmio. Vi ricordate le lunghe missive d'amore, vergate con minuziosa grafia, che i nostri nonni spedivano alle nostre nonne? Ecco, scordatevele. La tecnologia, ormai, ha fornito su un munifico piatto l'alibi che l'uomo aspettava da un pezzo: l'sms. Il romanticismo intermittente. Il corteggiamento a singhiozzo.

Credevo d'aver visto tutto, finora: 140 caratteri di tweet in cui pigliarsi, sbroccare e mollarsi brutalmente. Dipanarsi di sms dentro i quali sviscerare fondamenti d'una storia, mandarsi affanculo e tentare riagganci inverecondi. Sinfonie di whatsapp dove adescare, blandire, tubare (che, peraltro è gratis: il risparmio in esponenza).

Eppure, una scellerata tendenza sembra aver preso piede, quasi in maniera silente.
Da qualche mese ricevo messaggi il cui contenuto consta in epigrafici: “Uè”, “Uheilà”.

Dapprima ipotizzavo che il soggetto in questione fosse affetto da una grave disprassia verbale che gli impedisse di articolare un concetto in maniera compiuta. Ma il moltiplicarsi dei mittenti mi ha indotto a una riflessione: “Ma 'sti individui frequentano, di norma, scimpanzè?”. Poiché, a occhio, mi pare di credere che in media ci si sia emancipati dallo stato del babbuino sub-sahariano, mi permetto d'avanzare un suggerimento.
Maschi, emancipatevi dai gutturalismi del gorilla metropolitano. Tuffatevi nella magica dimensione della locuzione. Abbracciate le gioie della grammatica. Perché, guardate: la faccenda è semplice. Scrivere anche solo: “Ciao, come stai?”, può svelare orizzonti a voi inattesi. Per esempio, che qualcuna vi risponda.

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Paola Bacchiddu