Ice bucket challenge: da grandi poteri derivano grandi responsabilità
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Ice bucket challenge: da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Tra "chi dice sì" e "chi dice no" cosa serve di più alla ricerca per la Sla?

Sull’Ice Bucket Challenge, ovvero la sfida delle secchiate d’acqua gelata per aiutare la ricerca contro la SLA si è già detto e scritto tutto.

Delle tante baggianate, la cosa più impressionante (e preoccupante) è che si tratta di un fenomeno che, con una linea di diffusione esponenziale, secondo i folli calcoli matematici di Wired porterà nell’arco di 35 giorni a coinvolgere nel giro di nomination tutti gli abitanti della Terra.

Non ci resta che attendere.

La questione seria dovrebbe essere: serve per combattere la SLA?

Ma la vera questione è: da un grande potere derivano grandi responsabilità?

Perché, se è vero che moltissimi comuni mortali si sono ripresi mentre portavano a termine l’impresa di gettarsi addosso una secchiata d’acqua gelata, è vero che dei normali terrestri non frega niente a nessuno.

Sono i VIP quelli che contano.

VIP si nasce o si diventa?

Tutte e due, certo.

Ma come lo si rimane?

Curando costantemente la propria immagine.

E un fenomeno virale come questo, per quanto scemo possa essere, nonostante le motivazioni serie, bisogna prima di tutto cavalcarlo a tutti i costi.

Così, dopo i primi a schierarsi (vado a memoria) Bill Gates e Zuckerberg, è scattata la rincorsa alle nomination che hanno dato il là alla schiera di “chi dice sì”. Tra loro, che so, estraendo a caso dal mazzo: George W. Bush, Lady Gaga, Fiorello, Matteo Renzi, Leonardo di Caprio, un nutrito drappello dal mondo del calcio italiano, dal presidente della Sampdoria Ferrero, a Galliani, Andrea Agnelli, il mitico Tavecchio (e si attende il video di Antonio Conte).

 

Ma c’è anche “chi dice no”. Tra cui il ballerino Kledi, che per discrezione mostra un assegno senza cifra, Piersilvio Berlusconi, anche lui donante, che “preferisce evitare esibizioni personali di cui non sente la necessità", Pamela Anderson, per protesta contro i test sugli animali, Enrico Mentana che rivendica l’altruismo in forma “privatissima”, Jerry Calà che immortala il suo bonifico di mille euro dicendo "Forse non è molto elegante, ma… sarei felice di essere superato da qualche collega più generoso di me..." e il più elegante di tutti, l’attore americano Patrick Stewart ("X-Men", "Star Trek - NG"), che ha staccato un assegno e ha usato il ghiaccio per versarci dentro il suo whisky.

 

Il dibattito, tra chi dice sì e chi dice no, è tutta questione d’immagine.

Come mi si nota di più, se vengo o se non vengo?

L’importante, s’intende, è essere nominati.

Perché significa esistere.

E, mettiamola come ci pare, è sempre meglio esistere che non esistere.

Chi si scandalizza di questo, beh, è un facilone nella migliore delle ipotesi, un rosicone nella peggiore.

Pensare che nella società dell’immagine non sia l’immagine a primeggiare sui contenuti, è una pretesa velleitaria e bacchettona.

Da segnalare un terzo polo, quello degli ironici. A cominciare da chi si è divertito a commentare la sorte di Corey Griffin, co-fondatore della doccia più famosa del mondo, morto annegato a soli 29 anni dopo un tuffo, fino ad arrivare ai fotomontaggi con secchiata d’acqua al posto del coltello sulla foto di Foley, il cronista americano decapitato dagli estremisti islamici, passando per accostamenti virali in cui un baldanzoso Putin a torso nudo in sella a un cavallo guarda con disprezzo un Renzi intirizzito e per le slide in cui si dice di aver inavvertitamente partecipato alla catena della doccia gelata grazie alla rottura del boiler e di aver conseguentemente nominato diversi santi mentre si superava il cimento, anche se in maniera non proprio amichevole (involontaria la nomination di Branduardi a Giorgio Faletti, recentemente scomparso, quindi non conta).

 

Chi sta vincendo?

Basta considerare due defezioni: il Papa e il Presidente degli USA, perché

Primeggi chi dice no.

Ma non tutto e perduto per chi dice sì.

Vin Diesel, dopo essersi rovesciato addosso un secchio di cubetti di ghiaccio, ha nominato Vladimir Putin.

Se accettasse riporterebbe le cose in parità (si può pensare quel che si vuole di Vladimir, ma tra i VIP è l’unico vero supereroe).

Unica obiezione potrebbe essere che, per uno abituato a nuotare nei laghi ghiacciati, una secchiata sarebbe vincere facile.

Ma non sarei così certo che Putin non sarebbe disposto a farsi riprendere mentre si lascia precipitare addosso una vera e propria valanga rimanendo impassibile sotto un costone alpino.

Da un grande potere derivano grandi responsabilità.

Non ci resta che attendere.

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Marco Cubeddu

Nato a Genova nel 1987, vive a Roma, è caporedattore di Nuovi Argomenti e ha pubblicato i romanzi Con una bomba a mano sul cuore (Mondadori 2013) e Pornokiller (Mondadori 2015). Credits foto: Giulia Ferrando

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